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N° 3 Ada Cortese

Ada Cortese

 CONFERENZA 

RUOLO MASCHILE

Crisi necessaria?

Cosa sufficientemente appurata nell’ambiente psicoanalitico pare essere il sentimento di maggior fatica che il maschio dimostra rispetto al viaggio di conoscenza di se stesso.
Durante il lavoro analitico si mette in moto nell’uomo il Femminile, l’Anima: è questa che permette l’affidamento e dunque il lavoro psicoanalitico medesimo.

Anima, Femminile, Psiche, Inconscio, Origine, sono denominazioni al femminile che accerchiano l’uomo maschio in analisi. Sono tutte parole che hanno a che fare, oltre che con lo smembramento simbolico (analisi è anche smembrare) con la religiosità, ossia con l’esperienza del "religiere", unificare.
L’esperienza dell’unire è temuta dall’uomo - inteso come Soggettività - perchè gli rievoca inconsciamente l’originario abbraccio "imprigionante " della Madre in ciò confondendo la Sintesi con l’Origine Indifferenziata.

Forse non è un caso che, statisticamente, gli studi psicoanalitici siano frequentati più da soggetti femminili che da soggetti maschili. Si potrebbe ipotizzare (ma v’è anche la possibilità che ciò sia solo un falso naturalistico) che questo sia dovuto ad una naturale disposizione delle donne alla introspezione. In esse tutto collimerebbe: capacità di gravidanza e introversione degli organi sessuali sarebbero la manifestazione fisica e psicoide, in senso junghiano (il corpo fisico come psichismo archetipico numinoso) , di questa loro attitudine.

Al di là delle possibili cause che generano questa loro attitudine, resta vero e sperimentabile che le donne abbiano meno paura di guardarsi dentro. Ma se l’uomo se ne sta a maggiore distanza da se stesso è anche perchè non è aiutato a recuperar nel proprio corpo quella sacralità che la donna e' facilitata a individuare. La donna condivide con l’uomo una società patriarcale che rifiuta idealmente ogni forma terrestre, corporea, "materiale" di vita, ma ne è anche più libera trovando ella in se stessa, sul piano biologico in una immediatezza primaria, l’indiscutibile necessità del (suo) corpo per l’intera umanità.

L’uomo, che pure partecipa alla creazione anche biologica della vita in modo altrettanto necessario, non pare avvertire quel radicamento che dà la certezza percettibile dell’"Esserci" dell’Essere perchè in ogni caso sembra agire una sorta di Ombra culturale negatrice del Fallo sia sul piano psicoide - aggettivo che definisce la "sacralità" numinosa nascente dall’unione tra fisicità come essenza dell’Inorganico e Presenza della Vita ("elane vitale") - che sul piano simbolico (o dello "Spirito") .
Nessuno sa dire con certezza chi fu tra i due quello che, nella storia apparentemente competitiva tra i due sessi, per primo dominò l’altro sul palcoscenico della comunità umana.

Bachofen, ne lla sua "Storia del Matriarcato" opta per la donna. Le statue delle grandi divinità femminili originarie parrebbero dargli ragione come pure il fatto che presso alcune tribù primitive ancora oggi non si conosca il ruolo dell’uomo nella procreazione. Il fatto che a questa prima fase abbia seguito il patriarcato, non pare aver di molto cambiato le cose per quanto riguarda il rapporto dell’uomo maschio con se stesso. Egli non guadagnò nulla sul piano dell’autopercezione globale, dunque non aggiunse nulla che potesse accrescere, nella consapevolezza, la sua sicurezza di "esserci".
Infatti se al periodo matriarcale si può far corrispondere l’avvio dell’agricoltura, il gruppo stanziale, il metter radici, al successivo periodo patriarcale si può far corrispondere il bisogno dell’uomo di creare un mondo totalmente altro: egli si rese capace di manipolare sempre più la materia, di mescolarla, fino a una "totale" indipendenza da essa attraverso il pensiero. L’uomo sviluppò il suo Fallo solare, la sua coscienza proiettando il lato oscuro nella materia, nel femminile, corpo maschile compreso e proiettand o fuori di sè, in un lontano firmamento un Dio padre onnipotente simbolo di autonomia perfetta. In cielo l’uomo si prendeva così la sua rivincita sulla Grande Madre.

Il rapporto dell’uomo maschio con se stesso fu ancora una volta, per necessità storica inerente alla suddivisione originaria tra conoscente (copione che spetto' all'uomo) e conosciuto (copione che spetto' alla donna), procrastinato a tempi futuri.

L’uomo fece conoscenza nella divisione osservatore/osservato e ricreò il mondo con la sua intelligenza. Ma dovette rimuovere se stesso, la sua interiorità alla cui crescita provvide salutarmente il suo inconscio.
Oggi è tempo che l’uomo contatti se stesso fin nelle sue radici, dunque fin nel suo corpo. Le sue percezioni, sensazioni, emozioni, sentimenti, intuizioni non possono più essere escluse dal suo campo di osservazione.
Sappiamo tutti la parte avuta dalla cultura ebraica e cattolica, da cui noi tutti deriviamo le nostre prime e fondamentali credenze rispetto alla vita, nell’opera di demonizzazione della terrestrità, della carne, della materia. L’uomo più della donna pare temere la carne e la materia e ciò per due ordini di fattori:
- a causa dell’Ombra paterna e della società patriarcale;
- a causa dell’Ombra materna che rimanda all’archetipo della Grande Madre nel suo lato divoratore.

La società patriarcale, complice la religione, nega all’uomo l’esperienza della numinosità del proprio corpo, fallo ctonio o pene compreso. Gli offre solo rettitudine (qualità del fallo) , perbenismo, moralità, alti obiettivi, necessità di essere "all’altezza" (altro riferimento al fallo eretto) . Gli nega l’esperienza di conoscenza del proprio corpo come realtà archetipica, misteriosa, sacra.
Gli riconosce solo un corpo animale, pulsionale, istintuale da cui fuggire per fare coscienza. La negazione del proprio corpo si sovrappone nell’uomo alla sua diffidenza verso la donna.

La dimensione materna, d’altro lato, è la realtà di partenza da cui l’uomo deve distaccarsi per diventare soggetto. Egli deve ingaggiare necessariamente una lotta contro il femminile (l’inconscio) per salvare la sua soggettività progettuale.
Notevole che anche Freud, che si occupò di sessualità non approfondì il problema del fallo nè Jung che, pure, fu accompagnato per la vita da un sogno infantile pertinente al tema.
Loro interesse fu la Madre, quasi che il Padre non potesse essere toccato ma anche e proprio per compensare l’unilateralità del patriarcato.
Entrare in rapporto col mondo femminile, sia per capire i propri complessi remoti che per poter integrarsi in età adulta, deve apparire all’uomo cosa troppo pericolosa.
La psicoanalisi ha considerato l’Ombra del femminile per affrancare anche il maschio ma non ha forse sufficientemente "messo al torchio" l’Ombra del maschile fino alla radice, prima del simbolo se così si può dire; non si è occupata dell’Ombra nel rapporto concreto dell’uomo col suo corpo.

Così facendo però non fa che alimentare la cultura patriarcale, patologica come ogni unilateralità.
Maschile e patriarcato non sono la stessa cosa come matriarcato e femminile non sono la stessa cosa. A tal proposito cito e sottoscrivo E. Monick: "Il maschile dovrà differenziarsi dal patriarcato pena la scomparsa di entrambi " .
La mascolinità non è un diritto acquisito per nascita. Essa si conquista e non può certo basarsi sul "ripudio" del lato femminile.

Io stasera potrei sviluppare il tema della equivalenza di significato cui rimandano termini quali corpo, terra, donna, femminile, vita, anima, inconscio. Ho già anticipato che essi rimandano alla Grande Madre, a quella che Campbell chiama la Dea del Mondo.
A questo proposito Jung nel suo scritto "La struttura della psiche" definì "funzione trascendente" la capacità dell’essere umano di spostarsi, a livello simbolico, da un piano di realtà a un’altra. In virtù di tale funzione noi capiamo che "Lo spirito invisibile, archetipicamente maschile, si manifesta nella carne; la carne visibile, archetipicamente femminile, manifesta il fallo " (Monick) .
Ogni opposizione è superata quando si arrivi alla percezione dell’unus mundus.

Potrei aggiungere che l’uomo che non si confronti con questa dimensione ne resta soggiogato a vita. Quando a tale conoscenza l’uomo non arriva la Vita/Donna resta rinchiusa in anguste letture che la deformano e attraverso le proiezioni di chi così la legge, essa diventa la Seduzione e la Tentazione che impediscono la libertà dello spirito e la sua maturità.

Essa va allora a simboleggiare i lati effimeri e carnali della vita, i sensi e tutto ciò che sarebbe, nelle società patriarcali e oppositive occidentali, immondo e diabolico.
Ma il vero spirito non è altro dal corpo, dalla donna e dal mondo sicchè chi cerca unilateralmente l’armonia ultraterrena è per compensazione invaso da immagini tentatrici della carne come successe a molti santi (S.Antonio, S.Barnaba, ecc). Come può esservi aberrazione della carne, allo stesso modo può esservi aberrazione dello spirito. Ogni unilateralità, volendo esasperare il giudizio, è aberrazione.
A questo proposito mi pare di cominciare a capire un po' di più rispetto ad un fenomeno, di cui sono testimone dal mio osservatorio psicoanalitico: un grande eros pare travolgere la vita di molti maschi in analisi. Ho parecchie persone analizzande di sesso maschile che sono come possedute da un eros che s’impone con una tale forza che sarebbe davvero delittuoso e volgare limitarsi a leggerlo secondo codici tradizionali o comunque minimali (tradimenti, innamoramenti, passioni, sessualità dirompente, ecc.).

E’ in attività una forza che scardina rapporti preesistenti, credenze, vecchie regole relazionali. Le esperienze e le relazioni a cui tale eros dà vita non possono certo essere liquidate come "interferenze" nel normale corso dei rapporti consolidati, nè come la solita natura "maschia" conquistatrice, ecc. No. Credo che sia invece - e ho gli elementi per affermarlo - il bisogno dell’uomo, al di là della sua volontà cosciente, di integrare alla sua personalita' tutta la sua Ombra, quella della sessualità compresa.

Se non sono interferenze, questi rapporti "traditori" - nel senso che arrivano di colpo "a tradimento" sia del soggetto stesso che li subisce, che delle persone coinvolte nel bene o nel male - sono esperienze "sacre" perchè in qualche modo costringono l’uomo ad avvicinarsi a se stesso, a riconoscere una forza autonoma che nasce dalla propria profondità psicoide, dal suo corpo e non dal suo pensiero. E’ un grosso evento per l’uomo, addirittura commovente se si pensa che in genere - e nella unilateralità femminile - questa dinamica maschile viene letta solo negativamente e associandola ai più bassi istinti animali! Non è vero! In queste vicende si cela una forza divina.
E allora ecco perchè voglio tornare al corpo; in particolare al corpo maschile e più precisamente al fallo, quale determinante dell’identità, e alla sua ombra.

L’ombra coincide con ciò’ che non si vuol vedere e la prima cosa che l’uomo spesso incontra come responsabile delle sue angosce inconsce, è la sessualità. E con essa, ovviamente, il proprio sesso ctonio quale elemento fondante la sua identità virile. Egli per primo lo maltratta, lo sbeffeggia con gli amici.

Sono forme di esorcismo verso una realtà che mostra il sacro nel suo carattere autonomo. Il fallo si erige quando vuole e con chi vuole. E non si erige quando vuole l’uomo.

Vi è numinosità nel fallo fisico che è esso stesso manifestazione e ierofania. Per questo ogni obelisco affascina tanto.
Riporto a tal riguardo alcuni sogni significativi: Un sogno di Jung all’età di tre-quattro anni:

>Mi trovai di fronte a una cavità del terreno scura e di forma rettangolare, orlata di pietra. Vi discesi, percorrendo con grande paura una scala di pietra. Sul fondo scorsi un’apertura con un arco rotondo, schermata da una tenda verde. Si trattava di una tenda grossa, pesante, fatta di un a stoffa lavorata simile al broccato, e aveva un aspetto molto sontuoso. Spinto dalla curiosità di vedere cosa si nascondesse, la sollevai da una parte. Di fronte a me, nella luce soffusa, si apriva una stanza rettangolare, lunga all’incirca dieci metri. Il soffitto era a volta di pietra sbozzata. Il pavimento era lastricato e, al centro, un tappeto rosso si stendeva dall’entrata sino a una bassa piattaforma. Sulla piattaforma si ergeva un meraviglioso trono d’oro, ...come il trono del re di cui si legge nelle fiabe. Sul trono c’era qualcosa e a tutta prima pensai che fosse un tronco d’albero, di circa quattro o cinque metri di altezza e cinquanta centimetri di diametro. Era una cosa immensa, che quasi toccava il soffitto, composta stranamente di pelle e di carne cruda e terminava in una specie di testa rotonda, ma senza faccia, senza capelli. All’estremità della testa c’era un unico occhio che guardava, fisso verso l’alto.

Il locale era abbastanza illuminato, nonostante non vi fossero finestre e, in apparenza, alcuna sorgente di luce.
Sopra la testa, comunque, c’era un’aureola luminosa. La cosa non si muoveva e tuttavia avevo la sensazione che, da un momento all’altro, potesse scendere strisciando dal trono e trascinarsi, come un verme, verso di me. Ero paralizzato dal terrore. In quel momento, proveniente dall’esterno, dall’alto della stanza udii la voce di mia madre che diceva: "Sì, guardalo. Quello è il divoratore di uomini! ...Mi svegliai madido di sudore e spaventato a morte.< ("Sogni Ricordi e Riflessioni") .

>Un fallo gigantesco circondato da uomini nudi distesi a terra. Ogni uomo poggiava i piedi sulla base del fallo e ciascuno posava la mano sul membro eretto del vicino.< (sogno di E. Monick alla sua analista Ester Harding, la prima junghiana in USA).

Parlare del primo sogno di Jung in questa sede sarebbe impresa ardua e vi rimando a quanto egli stesso vi ha associato. Sicuramente ci sono entrambi i simboli: il fallo e la cavita' materna. Il fallo cosmico, "divoratore di uomini", può essere inteso come il divenire dell’Essere che divora le nostre vite, le nostre coscienze, che non ha pietà nè interesse per le nostre tante piccole individualità. Il suo occhio è rivolto in alto. D’altra parte questo fallo è contenuto e viene scoperto nel mondo sotterraneo, nella cavità materna.
Quindi è la terra che porta in sè il principio spirituale, la coscienza, il fallo. Ancora una volta assistiamo all’unione degli opposti.

Monick è un sacerdote cristiano e l’immagine fallica lo mise a disagio. Egli collegò il sogno alla scoperta infantile dei genitali paterni - quando s’intrufolò a circa sette anni sotto le coperte del lettone, approfittando dell’assenza della madre che s’era alzata, e rimase estasiato dallo spettacolo dei genitali del padre dormiente - e lo sentì un sogno transpersonale, archetipico come numinosa fu per lui l’esperienza infantile ricordata.

L’immagine degli uomini distesi alla base del fallo, disposti a formare un mandala, con la mano posata sul membro del vicino, contiene evidenti implicazioni omosessuali. Ma all’inconscio poco importa di mettere a disagio l’Io se ha il modo di infondere con immagini forti nuova energia all’uomo che in quel momento ha bisogno di riceverne e di essere rassicurato. Questo sogno rinvigorì Monick in un momento in cui ne aveva fortemente bisogno.
Inoltre il sogno può essere letto, su un altro piano di realtà, come riconoscimento della propria energia personale tutt’uno con l’energia universale di cui il grande fallo al centro è simbolo e che, a sua volta, è sostanziato dall’individualità virile di ogni uomo riconosciuta e accolta dai compagni maschili dell’umana avventura.

In questo collegamento tra i compagni distesi per terra (piano orizzontale) e il fallo centrale (piano verticale) viene segnalata la reciprocità di circolazione di energia dall’universale al particolare e viceversa. Come dire che il Fallo universale si sostanzia dell’energia del fallo dei tanti uomini sulla terra che lo alimentano. E d’altra parte, essi si alimentano di questa energia comune che questo fallo unico, quest’asse verticale, l’axis mundi rappresenta. L’asse è una linea centrale attorno a cui qualcosa ruota o è disposto simmetricamente. La sua forma è indiscutibilmente fallica e il suo significato è cosmico. Essa dunque stabilisce la presenza originaria del maschile accanto, insieme e dentro al femminile. Funge da controparte al grande circolo o uroboro e a tutti i simboli femminili circolari o concavi ( comprese le mani avvolgenti il membro dei compagni).

Come ogni realtà il fallo ctonio ha due facce. Ha la faccia della procreazione, del seme, della coniunctio (tanto durezza in così sottile e tenero rivestimento), il fallo, in quanto tale, è sempre eretto. La flaccidità non riguarda il fallo. Ed ha la faccia della necessaria violenza perchè penetra, perchè è sfacciato, ecc.
Non riconoscere il proprio fallo ctonio non permette la sua integrazione al fallo solare, al Logos. Ne conseguono pregiudizi nel mondo di questi e negatività (per compensazione) nel mondo del fallo ctonio (l’insegnante che si fa stupratore) . La vicenda di Civitavecchia dei ragazzi che stupravano ragazzine più giovani si presta ad essere letta in questa chiave: i giovani vivono in una società che sta andando a pezzi anche nel suo lato patriarcale/istituzionale, che già viveva e vive nella scissione tra carne e logos, tra fallo ctonio e fallo solare. Nessuna integrazione è perseguita coscientemente sicchè il lato più antico e respinto riemerge con tutta la sua violenza, la sua ombra.

"Nessun fattore 'buono' della psiche umana è semplicemente buono, così come nessun fattore 'cattivo' è sempre cattivo. Si può, ed a ragione, criticare un uomo perchè selvaggio ed incivile, tuttavia il comportamento selvaggio ed incivile da parte del fallo ctonio spinge la coscienza maschile verso il riconoscimento del sacro presente nelle profondità. Il comportamento fallico civilizzato non potrà mai vivere la sacralità del profondo, per quanto la sua correttezza possa essere apprezzata. Esso potrà solo intuirlo. Occorre andare nella foresta e vivere con il selvaggio. Un gentiluomo deve sapere di essere anche una bestia e imparare a capire quando è il momento della bestia" (Monick) . Anche nella "bestia" è il sacro.

L’uomo in analisi, più della donna può vivere un dualismo in realtà solo apparente. Ma contemporaneamente vero: in fin dei conti egli porta in sè l’"imprinting" del distacco e della separazione sia nella sua prima traumatica esperienza, la nascita, che nel suo modo di conoscere il mondo (la logica formale e il principio di non contraddizione) . L’uomo, si potrebbe dire, teme l’unione come la donna teme la separazione essendo, viceversa, per lei traumatica l’esperienza del "lasciare" il figlio proprio portandolo alla luce.
In virtù dell’educazione alla logica contrappositiva, l’uomo può vivere l’analisi in opposizione alla sua natura istintuale. Potrebbe dunque sentirsi obbligato interiormente a fare una scelta tra sessualità rampante e progresso spirituale.
In realtà nessun reale progresso è possibile se basato sulla rinuncia morale, saltando scalini o prendendo scorciatoie. Un mio analizzando lo ha detto molto chiaramente: "Non posso accedere a nuovi livelli di consapevolezza se prima non faccio i conti col mio perbenismo e con la sessualità! ".
Il fallo viola. E violentare significa trasformare. Ancora cito Monick: "Dall’attacco della notte oscura [Ombra] emerge una creatura potenzialmente rinnovata, non più innocente o legata ad aspettative infantili, al nutrimento e al conforto materno: il bussare educato, il dolce respiro, la rassicurante luce mattutina. L’irruzione del fallo ctonio, compresi i suoi aspetti d’Ombra, è necessaria per la trasformazione e la rinascita. Il fallo obbediente alla propria natura colpisce, rompe, forza, prende. Il paradosso della violenza come strumento di castità spiega l’insistenza di Jung sulla necessità di integrare l’Ombra.

Non si puo' essere puri senza aver sperimentato l'impurita'".

Penso sia chiaro che non sto esprimendomi in termini concretistici, il mio non è un invito a recuperare l’istintualità, il sesso, il corpo secondo una moda unilaterale maschile che nell’uomo posso capire come bisogno inconscio di avvicinarsi al femminile. Il mio e' il concetto secondo cui è necessario volgere attenzione e diritto di cittadinanza alla propria natura ctonia per poterla integrare ed estrarne la preesistente sacralità.

L’uomo non ha un luogo simbolico dove contemplar il fallo se non in solitudine o nel gruppo dei compagni. Con i compagni lo deride. Da solo ne è turbatissimo. La cultura si interessa del lato femminile della sessualità più di quanto non si interessi di quella maschile. Come se fosse scontata.
Del resto chi detiene il potere non si osserva. Il conoscente osserva il conosciuto. L’uomo osserva la donna.
Raramente se stesso.

Gli uomini tendono a reprimere questo aspetto del proprio interesse per il fallo, a provarne disagio, a disprezzarlo in sè e negli altri uomini. "Gli uomini ritengono che queste reazioni al fallo siano appropriate, addirittura desiderabili, nelle donne, ma proibite, inadatte a loro stessi. Gli uomini, dopotutto, sono il fallo. Non si adora ciò che si è"! Si viene adorati. Ovvero: è loro impedita e si autoimpediscono un rapporto col proprio fallo come manifestazione archetipica.

Ho parlato del sesso maschile perchè l’uomo lo elude sempre volentieri. E perchè solo se egli integra a sè il vissuto e tutto ciò che riguarda il fallo ctonio, il fallo solare saprà essere davvero armonioso e non ombra di se stesso.
L’uomo deve sapere che v’è nel suo inconscio un lato maschile che chiede d’esser visto e che può diventare alleato per il proseguimento del viaggio di conoscenza. Una Carne maschile (il Verbo Incarnato) e non solo un mondo femminile all’inizio e alla fine del processo.
E’ vero che questo è un passaggio per la seconda congiunzione quella dell’unus mundus dove l’identità sessuale è superata, ma prima l’uomo ha da ricongiungersi in se stesso con se stesso. L’uomo, più della donna ha scritto nel suo codice simbolico la funzione della separazione. Lui conoscente come può farsi tutt’uno col conosciuto senza temere di perdere la sua soggettività, la sua presenza? Sappiamo che il recupero interiore dell’unus mundus non è sufficiente per compiere il salto ad un ulteriore livello di coscienza; sappiamo quanto sia necessaria la relazione intersoggettiva con l’altro empirico, con la donna. Certo.
Ma sono estremamente convinta che la relazione empirica, ancorchè’ ammantata di buoni propositi da entrambe le parti, può danneggiare e intorbire il cammino di entrambi i partners se non vi è stato in ciascuno il sufficiente lavoro interiore.
A tal proposito sogni, che i sognatori temono per il contenuto omosessuale, sono importanti proprio per la costituzione della propria differenza prima di superarla.
Posso citare sogni di sodomia in cui il sognatore è sodomizzato da uno sconosciuto e questo, si dice in sogno, servirà a guarirlo, oppure altri sogni in cui uomini danzano sessualmente insieme in cui viene messo in evidenza il lato carnale, il contatto, il tatto. Sono esperienze simboliche estremamente importanti perchè peremttono all’uomo di costituirsi, rispecchiandosi in un suo simile, a se stesso, maschio, uomo, essere umano.
La mia ipotesi è dunque che l’uomo abbia più timore dell’analisi,ossia, di guardare in se stesso perchè teme la ricaduta nella Madre da cui faticosamente si è dovuto allontanare. Ma se cedera' totalmente a questo timore, egli resterà anche vittima della fatica egoica e del "pene eretto". Egli si identificherà col lato istituzionale della vita da cui dovra' ricevere il potere senza mai riuscire a riconoscerselo personalmente.
Anche il Padre, a sua volta rappresentato dal potere istituzionale, non lo aiuta, anzi lo asservisce. Lo protegge ma non lo fa libero perchè dovrebbe a sua volta riconoscere il proprio potere intimo ma chi passa la vita a difendere poltrone e baronaggi non può permetterselo pena la caduta della sua identità virile. Così l’inganno e la maledizione proseguono.

Gli uomini che si identificano col ruolo e col potere non possono mai "rilassarsi" e passano la vita a negare il lato femminile da essi svilito e proiettato nelle donne. Essi ricordano la figura tragicomica del dio romano o persiano Priapo, riprodotto nelle pitture pompeiane, affetto da una enorme erezione di cui non riusciva a liberarsi.
I tanti Priapi attuali sono i responsabili, su scala mondiale, di un macabro spettacolo: i Paesi ereggono costantemente grandi falli nucleari che puntano gli uni contro gli altri misurando quale esplosione arriverà più lontano. Si sa che gli uomini si preparano a tali imprese fin dalla loro prima adolescenza, quando organizzano le gare dello "spruzzo più lontano". Gli uomini, non li invidio sotto questo profilo, fin dalla più tenera età devono dimostrare, vincere e sono esposti, sempre e più delle donne. Rispetto ai genitali hanno poca privacy. Persino gli orinatoi sono in comune. E le docce nelle palestre. Nessuna remora e nessuna vergogna.
Per associazione mi viene alla mente un sogno di un uomo in analisi con me:

>Va a orinare nel "bidone comune dei maschi"<

Il sogno lo invita a non equivocare, a non confondersi (lui che invidia l’aggressività maschile che in sè non trova), nè cercare l’appartenenza all’ombra comune del maschile perchè ciò che accomuna, negativamente, i maschi è "un bidone"! E per associazione mi viene in mente un sogno in cui era la sognatrice a dover mettere un uomo nel sacco per salvarlo. E il discorso potrebbe proseguire per associazioni ma è meglio riprendere il filo principale.
L’identificazione con l’erezione costante (Ombra del fallo solare) comporta il rifiuto della vita con tutte le sue stagioni. Impedisce all’uomo l’accettazione dell’invecchiamento e di godere in esso dei doni della maturità. Eppure, paradossalmente, solo in età matura il fallo solare offre i suoi migliori frutti, quando vien meno la conflittualità col fallo ctonio. Il priapismo simbolico e la dinamica edipica ad esso sottesa impediscono al vecchio padre di diventare un Vecchio Saggio disinteressato e offre il patetico, tragico e ridicolo spettacolo dell’uomo che compete col figlio fino alla morte.

Così come la donna, anche l’uomo deve affrontare le sue ombre perchè non basta il lavoro di una metà dell’umanità a permettere il salto su un piano di consapevolezza superiore.
Non può cambiare la vita e farsi più "umana" se l’uomo non integra a sè anche i lati bruti di se stesso. Le violenze maschili nei comportamenti sociali rappresentano in modo patologico la non integrazione alla personalità del lato violento del portatore di Fallo.
Inoltre ogni uomo deve riconoscere la sua indole e non forzarsi a diventare ciò che non è.

Gli uomini si sono autodefiniti, anche nella cultura psicoanalitica junghiana, in due grosse categorie: quelle che fanno capo al dio Apollo e quelle che fanno capo al dio Dioniso. Apollo è un dio ordinato, prudente, razionale. Gli uomini apollinei sono dunque uomini razionali. Dioniso è un dio femmineo, orgiastico, estatico, dio dell’ebbrezza. Gli uomini dionisiaci sono dunque uomini pulsionali. Più essi analizzano la loro indole peculiare, più potranno guadagnar terreno verso la caratteristica mancante e così in sè armonizzarsi. Meno ci proveranno e più il lato presente si farà nell’uomo la caricatura di se stesso. Dioniso è anche femminile. Ma l’uomo che non armonizzi rischierà di esibire i lati peggiori dell’esser donna. D’altra parte più un uomo se ne sta a distanza dalle radici e dall’oscurità della sua natura apollinea, più rappresenterà il lato peggiore del Logos: razionalismo, alienazione, disumanizzazione, mito del Superuomo. ecc.
E a questo proposito, così parla Jung: "Il Superuomo resiste ad ogni compassione e si erge contro l’’uomo più laido, l’uomo ordinario che è ognuno di noi. L’Ombra non deve essere scorta, ma va negata, rimossa o trasformata in qualcosa di straordinario. Il sole splende ognora radioso, e tutto riflette la sua luce. Non v’èposto per debolezze che sminuiscano il proprio prestigio. Il sol niger non si vede in nessun luogo. Soltanto nelle ore di solitudine se ne paventa la presenza. Le cose vanno assai diversamente con la luna [simbolo del femminile]: ogni mese essa si oscura fino a divenire indistinguibile, come ognuno può notare, ed essa non può dissimulare il proprio stato a nessuno, neppure a se stessa.
Essa sa che la stessa luna è ora luminosa, ora oscura...; chi, invece ha mai sentito parlare di un sole oscuro? Chiamiamo questa proprietà della luna 'vicinanza della donna alla natura', mentre amiamo ravvisare lo 'spirito maschile' nello splendore infocato e nell’aria ardente che circondano la superficie delle cose. Nonostante tutti i tentativi di negare od offuscare questo fatto, esiste un inconscio - ossia un sol niger - che è responsabile del fenomeno sorprendentemente comune della dissociazione maschile, in cui la mano destra ignora e deve ignorare ciò che fa la sinistra. Questa scissione nella psiche maschile, da un lato, e il regolare novilunio nella donna, dall’altro, possono spiegare il fatto significativo per cui la donna viene accusata di essere la causa di ogni oscurità per l’uomo, mentre quest’ultimo si bea nel pensiero di essere un’autentica fonte di vitalità e di chiarezza per il femminile che lo circonda. In realtà egli ha fatto molte volte del suo meglio per trascinare lo splendore del suo spirito nel dubbio più profondo. Allo 'spirito' (che tra l’altro è un grande imbroglione, come Mercurio) non riesce difficile ammettere una schiera di peccati nella maniera piu ‘ convincente e associarvi il sentimento falsato di un atteggiamento etico, senza accostarsi minimamente ad una ver a intuizione [lato aberrante dello spirito: il "potersela raccontare"], che non può mai essere raggiunta senza la partecipazione del sentimento. Ma l’intelletto lascia spazio a quest’ultimo soltanto quando gli conviene. L’oscurità lunare della donna è, per l’uomo, fonte di continue delusioni, che facilmente sono causa di amarezza, ma che allo stesso tempo assicurano la saggezza, nella misura in cui sono comprese dall’uomo. Naturalmente ciò è possibile soltanto se egli è disposto a riconoscere il suo SOL NIGER, ossia la sua Ombra.".

E allora crisi di ruolo maschile? Sì perchè ruolo è uguale a istituzione. Ma è ciò di cui l’uomo deve riuscire a prender le distanze per recuperar se stesso intero e davvero esistere libero sia dalla società matriarcale (potere del materno di cui deve restar fallo) che dalla società patriarcale (potere del paterno il cui fallo non accetta altro fallo).

Ci sono molti modi per l’uomo di manifestare la sua crisi, la sua ribellione al ruolo sociale. Uno può essere il modo isterico, l’esasperazione dionisiaca, l’immediatezza pulsionale. L’altro può essere l’esasperazione ossessiva, la fedeltà spasmodica al ruolo fino a esplodere, la regolarità apollinea. Vi è poi un terzo modo, il più difficile da trattare analiticamente: il modo depressivo o "sindrome del fallo floscio" con la quale l’uomo ritira la libido dal mondo. Si lamenta, sta male ma non reagisce. La sua ribellione è la sua "flaccidità" attraverso cui egli si oppone alla propria madre di cui subisce inconsciamente l’Ombra e non esercita la funzione di essere fallo di lei.
D’altra parte la sua flaccidità, la sua assenza di tono muscolare e vitale, insomma la sua depressione si pongono come segnali della sua innocuità avanti al padre. Il depresso si mette fuori gioco, si autoesclude dalla competizione col padre, non si confronta col padre.

Finchè l’uomo non si confronterà con se stesso, con le sue radici, egli come maschio particolarmente, sarà assoggettato alla separazione. Già nasce con questo imprinting fin nelle sue più intime esperienze, egli come conoscente obbedisce al dettato di restar distante dal conosciuto pena la perdita della propria soggettività: egli continuerà a ricercare l’"intimità", l’unione e la comunione in modo quasi ossessivo proprio nell’incontro sessuale. Eppure egli non avrà strumenti per riconoscere in esso quanto esso contiene e vivrà la sessualità "ordinaria". Il lato numinoso, pur presente, sarà solo intuito nel breve momento estatico, doloroso e struggente dell’orgasmo solitario.

L’alienazione del sesso è particolarmente presente in Occidente. Esso apparentemente, sul piano dell’Io esalta il Fallo solare, la Coscienza, il Padre, la Legge ecc. Del Fallo ctonio si mostra così prevalentemente la sua Ombra, le sue negatività.
La rimozione sia della numinosità del fallo ctonio che dell’Ombra del fallo solare, impedisce l’"Incontro" che pare essere il più grande bisogno degli uomini. Molto più di quanto non si immagini. In analisi lo confessano a se stessi. Nel sociale lo negano e lo considerano argomento da femminuccie femministe.

Essi non conoscono facilmente l’incontro col Sè e cadono preda della solitudine dannata nonostante la rete di relazioni in cui possono essere calati. Ma nel bisogno che esprimono essi cercano proprio l’incontro col numinoso.
Racconto un sogno in cui è proprio una donna, a indicare al compagno la via della religiosita' sessuale oltre ogni separazione:

>La sognatrice fa l’amore attraverso lo sguardo con un suo compagno di ricerca. Egli sta per esplodere in un’orgasmo ed ella riesce a contenerlo prendendogli le mani. Il seme non deve essere sparso.<

E’ un sogno di sessualità numinosa, trasfigurata. La fisicità è ridotta allo sguardo, "specchio dell’anima".
Sessualità e sensualità moltiplicata essendosi costituita come ponte di unione tra due coscienze. Occorre stabilizzare questa nuova capacità d’incontro dove ogni scissione tra fisicità e spiritualità è tolta. Ma l’uomo è eccitato e rischia il corto circuito, rischia di "abortire" la novità spargendo fisicamente il seme. E’ il femminile coscientizzato che ha il compito di contenerlo.
L’immagine onirica citata porta un vago sapore d’Oriente e giustamente perchè in effetti in Oriente non v’è contrapposizione tra i due principi: accade che l’India introspettiva, contemplativa, femminile, sappia adorare il Fallo e non da solo. I suoi monumenti, le sue statue, i suoi templi parlano di incontro sessuale con le immagini del lingam (organo maschile) nello yoni (organo femminile) . Il rapporto sessuale è adorato nel suo aspetto numinoso, perchè è’ simbolo di una forza nascosta, sacra, universale.

Potrei continuare con altre considerazioni e sogni di uomini relativi al tema ma è tardi. Finisco ricordando che la maggior parte degli uomini cerca il sole caldo e giallo: potere, ordine razionale, istituzionalizzazione, calore dell’appartenenza a un gruppo di cui amano essere il capo.
Continuare ad esistere solo nel ruolo, oggi, per l’uomo che è terreno evolutivo, che dunque è in crisi, è anacronistico. L’uomo pigro vorrebbe cambiare le istituzioni scavalcando se stesso ma questo agiterà ancora lo Spirito Briccone che continuerà’ a "macinarlo" a sua insaputa fino a piegarlo.
Non cambia nulla nel mondo umano se si vuol cambiare sempre e solo una metà: l’esterno.

Nè cambia nulla se la donna (il Femminile) pone il suo sentimento sempre e solo a favore dell’accoglienza. La pieta ‘ la soccorevolezza verso l’umanità ferita, malata, uccisa dalla guerra, equivale a una medicina che vuol curare i sintomi ma non fa ricerca per estirpare il male.
Crisi necessaria allora? Sì e ovviamente non solo per l’uomo. Il maschio ritira internamente i testicoli per paura. Non sarebbe male se invece ritirasse all’interno la sua riflessività.

La donna dovrebbe forse ritirare la pietà.

Maschile e Femminile nell’uomo dovrebbero incontrarsi interiormente per proseguire quella ricerca che può essere finanziata solo da lui stesso con la sua energia e il suo amore.

Spero sia chiaro che non sto esaltando nè il sesso per il sesso, nè la materia per la materia ma in quanto fanno parte di un’evoluzione che pare tendere al superamento delle identità biologicamente determinate per trasferire il mondo della differenza in una dimensione più fluida, quella della Coscienza Universale e del Pensiero concreto.

4 Febbraio 1994

Bibliografia:

E. Monick "Phallos" ed. Red; C.G.Jung "La struttura della psiche" in "Dinamica dell’inconscio" Opere, ed. Boringhieri; C.G.Jung "Sogni, ricordi e riflessioni" ed. Rizzoli; C.G.Jung "Mysterium coniunctionis" Opere, ed. Boringhieri.

Ada Cortese


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