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Trimestrale di psicologia analitica e filosofia sperimentale a cura dell'Associazione GEA
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Dicembre 1992 Pag. 8° Agnese Galotti

Agnese Galotti

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I RINOGRADI E LA ZOOLOGIA FANTASTICA

Facciamo eco ad un accorato appello di Stefano Benni a favore della salvaguardia degli animali immaginari, i quali anche se tali rappresentano comunque un importante prodotto dello spirito ed un coacervo dell'immaginario collettivo.

La pubblicazione del libro di Steiner e il prevedibile, meritato risveglio di interesse per i Rinogradi, non può che rallegrare i cultori di zoologia potenziale, ma, nel contempo, li pone di fronte a uno dei problemi più pressanti della fantaetologia contemporanea: e cioè la protezione degli animali fantastici.
Da qualche anno è nato un forte movimento di opinione a favore degli animali cosiddetti esistenti (e quindi in pericolo di esistenza) . Foche, panda, elefanti e balene hanno migliaia di associazioni e sostenitori che si preoccupano della loro pelliccia, del loro avorio, e della loro sopravvivenza in genere. Duole constatare che un’analoga sensibilità non si è sviluppata nei confronti degli animali immaginari, come se la loro supposta non esistenza li preservasse da danneggiamenti, reali o fantastici, da parte dell’uomo.
Il maltrattamento di animali fantastici e la loro soppressione con ogni mezzo fantacri-minoso dura da troppo tempo perchè se ne possa dare adeguato elenco.
Valga per tutti l’esempio del drago, che con l’eccezione della tradizione orientale, è stato regolarmente trafitto, mutilato, massacrato, da santi, guerrieri, e anche semplici protagonisti di favole, con un accanimento paragonabile a quello dello sterminio delle balene.
E la strage continua: nei soli libri editi nel nostro paese vengono uccisi ogni anno più di tre milioni di draghi. Tutto ciò con le scuse e le motivazioni più pretestuose, ad esempio insidie a fanciulle, (come se i draghi potessero essere interessati a creature così dissimili dal loro partner naturale! ) oppure attività ignivore pericolose, perchè è noto che un drago di media altezza fantastica può sputare in un minuto un quantitativo di fuoco che è appena il centesimo di quello di un pozzo petrolifero. Per non parlare dei draghi custodi di tesori, vittime del dovere, cadute per mano di avventurieri spregiudicati (e il narratore ben si guarda dal raccontare quale uso sia fatto del tesoro così indebitamente sottratto). Ma se lo sterminio di draghi, arpie, idre e altre creature che hanno la sola colpa di essere selvaggina scelta per gli eroi e i bellimbusti è per lo più patrimonio del passato, un pericolo ben più subdolo minaccia gli animali immaginari moderni. E cioè lo sradi-camento dal loro ecosistema, e il susseguente sfruttamento lavorativo coatto in cartoni animati, films, gadget di dubbio gusto e persino pupazzi meccanici e costumi carne-valeschi per uomini.
Si è calcolato che il più celebre animale immaginario, Topolino, sia costretto a lavorare centodiciassettemila ore al mese in televisione e altrettante nelle videocassette.
Anche supponendo che esistano delle controfigure di Topolino, questa attività stroncherebbe qualsiasi creatura, fantastica o no. E i proventi certo non vanno a Topolino! E che dire, per citare un caso recente, del remake di King-Kong che ha costretto per la seconda volta lo scimmione a lasciare la sua isola, a venir mitragliato dall’aviazione e poi a essere esposto in tutto il mondo, sotto forma di salma meccanica, alla curiosità di migliaia di persone? Si dirà: ma i rinogradi sono protetti dall’assoluta scientificità del testo, dalla complessità ironica di Steiner e soprattutto dal fatto che tutti gli scienziati che li hanno studiati, da Bromeante de Burlas allo Steiner stesso (forse) sono immaginari. Inoltre sono creature mostruose e potrebbero spaventare i bambini. Per ultimo: non sono soggetti ecologicamente interessanti.
Obietterò che: (uno) Il contesto scientifico non è un ostacolo, anzi è probabile che proprio gli scienziati fantastici saranno i più ricercati protagonisti dei cartoni animati, e Bromeante de Burlas sarà il primo di una serie di duecento pupazzi di rinogradi che invaderà tra breve le giocattolerie di tutto il mondo.
(due) Chi osservi i mostri, i mutoidi, gli schifosauri, i pomfoidi che hanno attualmente il più alto indice di gradimento presso i bambini, potrà constatare che non solo siamo ritornati ad un bestiario gotico, ma ancor più indietro, a un limnobio fantastico infernale al cui confronto le tentazioni di Flaubert sono un asilo svizzero e i racconti di Lovecraft un raduno di puffi. I rinogradi non sono affatto "mostruosi", ma rientrano pienamente in quella controversa bellezza mutante che tanto piace ai bambini moderni; anzi alcuni di essi, come l’Archirrinos o il Ranunculus, sono anche troppo graziosi e non è difficile prevedere che i preferiti saranno il Mammontopos e il Tyrannonasus.
(tre) I rinogradi possono diventare una vera e propria bandiera dell’ecologia e rubare ai panda il posto sulle magliette. Solo in un ambiente pulito e non inquinato, infatti, si può camminare sul naso. Cosa succederebbe a un rinogrado se dovesse percorrere un’arteria stradale urbana, o un qualsiasi prato chemiotrattato? Il rischio che dalla tranquilla isola di Hi-Hay una migrazione di rinogradi invada l’immaginario mondiale è forse sottovalutato.
La varietà di malattie nasali che potrebbe derivarne è mille volte più micidiale del raffreddore che li decimò nel passato.
Malattie, stress da fama, lavori forzati: ecco cosa incombe sui rinogradi. Perciò leggere questo libro è obbligatorio, in quanto è un classico della zoologia potenziale. Ma significa anche esporre i rinogradi ai pericoli già citati.
Che fare? La soluzione è ovviamente fantastica, e lasciata alla vostra immaginazione. Ma in fretta: occorrono parole, non fatti!
I rinogradi e la zoologia fantastica
Franco Muzzio Editore (1992).

Agnese Galotti


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