Individuazione
Trimestrale di psicologia analitica e filosofia sperimentale a cura dell'Associazione GEA
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Febbraio 1993 Pag. 10° Agnese Galotti

Agnese Galotti

 MITI E LEGGENDE 

EDIPO

A Laio, marito di Giocasta e re di Tebe, l'oracolo preannuncia che il figlio Edipo sarà il suo assassino. Edipo viene così affidato e cresciuto da dei pastori . Un giorno si trova nei pressi di Tebe ed uccide lo sconosciuto Laio per un banale litigio, quindi si sottopone agli enigmi che la Sfinge, guardiana delle porte della città, gli propone. Superate le prove viene acclamato re di Tebe e diviene marito proprio di Giocasta, realizzando quanto preannunciato dall'oracolo. Durante il suo regno la peste si abbatte su Tebe e su consiglio dell'oracolo l'incestuoso e parricida Edipo viene esiliato. Disperato per la sua innocente colpevolezza si caverà gli occhi e acquisterà la chiaroveggenza.

Freud ne ha fatto uno dei fondamenti della dottrina psicoanalitica per spiegare come tutta la nostra personalità si decida in base al superamento della rimozione del desiderio (che ciascuno coverebbe fin da bambino) di possedere carnalmente il genitore di sesso opposto.
La normalità consiste nell’abbandonare le tendenze incestuose, nella rinuncia del figlio al possesso carnale della propria madre identificandosi col padre (e viceversa per la figlia) , ripetendo l’ordine dei rapporti dato. Questa è la lettura personalistica che Freud ne dà. Però lui stesso, prima di Jung, ci permette di leggere nel tabù dell’incesto e nel mito di Edipo un dramma più ampio e universale.
Il tabù dell’incesto, in quanto garante della separazione e della differenziazione, rappresenta nella metafora psicoanalitica il principio di non-contraddizione e come tale rende conto del processo conoscitivo che produce l’ordine segnico.
Noi possiamo oggi rileggere il mito di Edipo sotto un altro profilo perchè i tempi ci hanno emancipato dalla rimozione necessaria e dimezzante. Possiamo oggi sapere che siamo costantemente sposati alla nostra matrice, all’inconscio e che in ripetute "coniunctio" con lui partoriamo i "nostri" nuovi pensieri.
In quel lontano passato, era importante rimuovere, non "incontrarsi" con l’incoscio. L’uomo doveva fare i conti con i suoi toni affettivi, con le sue paure e i suoi terrori verso un mondo interno ed esterno ancora sconosciuto. L’inconscio pensiero in forma di dio esterno da un lato lo proteggeva e dall’altro lo impauriva.
Elaborando le sue paure attraverso rituali simbolici egli si riscattò gradualmente da quel dio onnipotente. Creò spazi interiori che cominciò a riconoscere suoi e si rinforzò in questo rifugio.
L’inconscio umano, già predisposto fin dal suo sorgere alla funzione creativa (archetipi) si arricchì dei simboli che l’"applicazione" archetipica permise. Dio si faceva sempre più assente quanto più la coscienza cresceva.
Il mito di Edipo parla di noi, della nostra storia e della vittoria funzionale, per l’evolvere della coscienza, del principio di non-contraddizione, dell’opposizione.
Edipo rappresenta la vittima sacrificale sull’altare della Logica Formale.
Ma il principio di non-contraddizione (tabù dell’incesto) è sempre stato sposato al principio di contraddizione ( compimento simbolico dell’incesto) con la differenza che quest’ultimo doveva per necessità storiche, lavorare in ombra. Oggi abbiamo sufficienti informazioni per appropriarci consapevolmente anche di esso.
Edipo scopritore della sua verità e dolorante può corrispondere alla nostra umanità attuale. Edipo può essere celebrato oggi per quel che ha fatto, per il suo destino. Possiamo rovesciare la lettura del mito che già anticipava quanto doveva accadere: non possiamo più continuare a guardare un mondo esteriorizzato; anche noi come Edipo dobbiamo accecarci per poter acquistare la vera veggenza. Oggi possiamo completare la comprensione del mito: accettarne il lato che segnala la necessità del divieto e, allo stesso tempo, il lato che segnala la necessità dell’infrazione perchè oggi sappiamo che essi sempre coesistono dentro di noi permettendoci il pensiero intero e la sua evoluzione.
La punizione di Edipo simboleggia allora la vittoria del mondo del Divenire, dei segni, della coscienza e del principio di non-contraddizione (un segno è tale perchè ha un preciso significato che lo differenzia da tutti gli altri; il padre è tale proprio perchè esclude nei confronti dei suoi figli ogni altro tipo di ruolo parentale: non può essere che padre dei suoi figli e viceversa).
Edipo che, comunque, realizza il suo destino esce dal mondo dell’univocità e dalla prigione del ruolo.
Diventa padre e fratello dei suoi figli: in quanto tale egli esce dal segno, dal Divenire, dallo spazio-tempo ed entra nel mondo polivalente del simbolo e della Totalità. Egli entra, attraverso infinito dolore in quel mondo che, per sua natura, infrange ogni tabù, quel mondo che, sempre nella metafora mitologica, era riservato solo gli dei.
Edipo rinasce divino. La nuova condizione polivalente di Edipo e la chiaroveggenza che egli acquisisce simboleggiano allora la vittoria del mondo simbolico, dell’Essere, dell’inconscio e del principio di-contraddizione.
Ma il concetto di Essere corrisponde in termini "umani" al concetto di "sintesi crescente", quindi in Divenire.
Essere e Divenire sono in realtà due modi di descrivere l’Uno. Noi SIAMO questa "sintesi" crescente, ed attraverso essa ci liberiamo della tirannia della rimozione che ci ha fatto credere solo al segno, alla separazione, al solo Divenire, rendendoci a noi stessi e l’un per l’altro eterni esuli.
E lo stesso Divenire si fa intero recuperando a sè l’Altro se stesso: l’Essere.
L’incesto è presente sempre in ogni nostro gesto conoscitivo perchè in ogni processo conoscitivo noi torniamo a congiungerci all’inconscio da cui poi torniamo ad allontanarci, riaffermando il tabù, per poter partorire un nuovo pensiero che sarà, se figlio della coscienza "nuova", sempre meno univoco e sempre più consapevolmente simbolico (portatore di opposti).
Se Edipo non ha potuto sapere, oggi possiamo ricordare, uscendo dalla rimozione, che siamo costantemente sposati con la madre e che costantemente "uccidiamo" il padre, il vecchio pensiero che ci guida, il Logos, re provvisorio, sempre.
Possiamo concludere che il tabù dell’incesto, nella filogenesi e nella ontogenesi, è ciò che garantisce l’emergere della coscienza mentre l’infrazione del tabù è ciò che garantisce la produzione della creatività.

Bibliografia: Edipo Re (Sofocle), Al di là del tabù dell'incesto (S. Montefoschi), Individuo e branco (A. Cortese), Introduzione alla psicoanalisi (S. Freud), Simboli della trasformazione (C. G. Jung).

Agnese Galotti


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