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Trimestrale di Psicologia Analitica e Filosofia Sperimentale a cura dell'Ass. GEA
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Giugno 1994 Pag. 4° Laura Ottonello

Laura Ottonello

 PROFILI 

GIORDANO BRUNO

"Intrepido, fendo lo spazio con le mie ali e la fama non mi fa urtare contro mondi tratti da falsi principi, secondo i quali rimarremmo rinchiusi in una prigione immaginaria come se tutto fosse cinto da muraglie di ferro" (De Immenso)

Giordano Bruno (1548-1600)
Nato a Nola, entrò diciottenne nell’ordine dei domenicani.
Costretto a fuggire perchè accusato d’eresia, girovagò per varie città italiane e lasciata l’Italia, si trasferì a Ginevra dove si convertì al calvinismo che più tardi abbandonò.
Insegnò in molte città francesi (Parigi, Lione, ecc.) dove scese in campo per sollevare una serie di tesi contro Aristotele. Fuggito a causa delle guerre religiose da Tolosa, si trasferì in Inghilterra, poi a Praga presso l’imperatore Rodolfo. Tornato in Italia su invito di un nobile veneziano, Giovanni Mocenigo, fu denunciato all’Inquisizione dallo stesso mecenate; incarcerato a Venezia venne trasferito a Roma dove si rifiutò di sottomettersi e condannato al rogo morì nel 1600 sputando sul crocefisso.

Contesto storico
Giordano Bruno visse nell’ultima fase dell’età rinascimentale, periodo in cui si era sottolineata in modo preponderante la funzione dell’uomo, ma anche epoca di crisi e di riforme religiose, di sviluppo delle tecniche e delle grandi scoperte geografiche.
La critica più recente ha evidenziato la modernità di questo periodo di transizione e vi scopre l’anticipazione di quello che sarà il pensiero moderno. Nel Rinascimento il mondo assume un volto nuovo, ma, con l’eccezione di Copernico, il pensiero si svolge esclusivamente sulla base di idee e di ipotesi: in ciò è la sua grandezza ma anche il suo limite.

Il pensiero
Centrale è l’intuizione della portata innovatrice della teoria copernicana che Bruno trasferisce dal piano fisico a quello metafisico; infatti egli vuole superare i limiti entro i quali era rimasto Copernico e muovendo dal pensiero di Cusano circa l’impossibilità di asserire che il mondo fisico sia limitato, egli afferma per primo che l’universo è infinito, che la terra è uno dei tanti corpi celesti e degli infiniti mondi abitati. Supera così la distinzione tra fisica celeste e fisica terrestre e soprattutto apre al pensiero la via verso un universo infinito; intuizione questa a cui Bruno legherà tutta la sua speculazione.
Il rapporto tra Dio e mondo non è concepito da Bruno come tra essere trascendente e un mondo finito; infatti, poichè Dio è l’infinito assoluto, l’assolutamente tutto, in cui coincidono potenza e atto, assoluta unità ove gli opposti si annullano, anche il mondo è un infinito composto da parti finite sparse nello spazio e nel tempo.
Tutto il discorso bruniano si svolge nel tentativo di sottolineare l’unità dell’universo; causa efficiente interna all’universo fisico è l’intelletto universale quale prima e principale facoltà dell’anima del mondo che indirizza la natura a produrre i singoli esseri e agisce come forza intrinseca, come forma.
In questa visione trova fondamento la celebrazione di Bruno della magia che approfondisce temi della tradizione magica ed ermetica del Rinascimento.
Se uno è il principio di vita e di moto, gli esseri dipendono dalla materia che è in qualche modo infinita ed eterna e poichè ha in sè "il fonte delle forme" non è più materia ma natura.
Bruno mettendo l’accento soprattutto sull’unità, riesce poi difficilmente a ritrovare l’individualità che tende così a dissolversi in un puro accidente transitorio, una sorta di provvisorio apparire dell’eterno essere.
L’etica di Bruno inizia con la liberazione dai vizi e dai pregiudizi, in una visione tutta mondana che celebra l’opera umana e la bontà della natura, finendo nell’"eroico furore" quando, l’uomo libero dalle passioni, si converte tutto in Dio e diviene Dio. L’uomo conquista così la sua vera libertà quando raggiunge l’armonia tra pensiero e gesto e rientra nell’armonia del tutto.
Conclusione questa che esprime la profonda ispirazione religiosa e che si collega alla sensazione dell’universale presenza di Dio: vera religione è saper cogliere Dio dietro l’apparenza del molteplice e giungere all’unità del tutto.
Bruno ritiene che non vi sia contraddizione tra religione e filosofia a patto che si distingua tra verità aperta ai filosofi e quella fede "che si richiede per l’istituzione di rozzi popoli che devono essere governati." Bruno sviluppò molto l’arte lulliana, detta anche "ars combinatoria" simile, ma non uguale, alla topica aristotelica e la unì alla mnemonica degli antichi. Il metodo consisteva nell’immaginare diversi scompartimenti ove collocare le rappresentazioni e nel trovare legami ed associazioni tra i contenuti e le immagini (procedimento che in informatica, oggi, potrebbe equivalere all'apertura di files messi in relazione tra di loro attraverso i loro indici).
Le tavole (così lui chiamava questi scompartimenti) vanno al di là di un vuoto esercizio esteriore ma costituiscono un sistema di determinazioni universali di pensiero, ed in questo senso hanno un più profondo significato interiore.
Come Spinoza distingue la ragione intelliggibile dalla cosa reale: come la metafisica ha per oggetto la cosa universale, l’arte più eccelsa consiste nell’unificare la cosa della ragione con la cosa reale, sì da riconoscerle concordanti l’una con l’altra. Bruno considera il pensare come un’arte ed un’attività soggettiva dell’anima di esporre le cose secondo la sua rappresentazione, grazie ad un’interiore scrittura.
Pensare è dunque la capacità di accogliere sia la scrittura proveniente dall’esterno, dal mondo naturale, sia di realizzare la scrittura proveniente dall’interno, per esteriorizzarla. Alcune specie di scrittura si riferiscono al senso esterno, come la forma, le immagini e gli ideali esteriori, e si esprimono attraverso le arti figurative.
Altre si riferiscono al mondo interno e sono i prodotti della fantasia; altre ancora si riferiscono ad un punto comune di identità di più cose; altre sembrano peculiari dell’arte, come se questa potesse operare indipendentemente e perfino contro la natura (es: signa, notae, characteres, ecc.) . Lo svolgimento di questo schema è un tentativo di esporre il sistema logico dell’artista interno e del pensiero produttivo, ma il modo sembra molto superficiale e sterile, con questo continuo enumerare momenti e opposizioni.
Di positivo c’è che, al contrario della dispersione aristotelica e scolastica, Bruno fissa le determinazioni, ma il suo pensiero è troppo disordinato, variopinto e arbitrario.
Secondo Hegel, Bruno brilla nel suo tempo soprattutto per il tentativo di pensare l'Unità: il tentativo di comprendere l’universo nel suo svolgimento, mostrando come l’esterno sia un segno delle idee.

Opere
"Cena de le ceneri", "De la causa, principio e uno", "De l’infinito, universo e mondi", "Spaccio della bestia trionfante" , "De gli eroici furori", "De monade, numero et figura", "De immenso.."


Laura Ottonello


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