Individuazione
Trimestrale di psicologia analitica e filosofia sperimentale a cura dell'Associazione GEA
Direttore : Dott. Ada Cortese
Via Palestro 19/8 - 16122 Genova - Tel. 010-888822 Cell 3395407999

Home Anno 4° N° 11
Marzo 1995 Pag. 16° Nicola Belotti
 STREAM OF CONSCIOUSNESS 

IL CAPRO

di N. Belotti

Nella mitologia classica, quando Tifone attaccò l’Olimpo e disperse gli dei nella lotta contro Zeus, Dioniso per fuggire si trasformò in capro; questo animale fu così in un primo tempo considerato uno dei simboli di prolificità e fertilità.
Successivamente, come in una sorta di rovesciamento e di fraintendimento del simbolo stesso, il capro è divenuto l’immagine stessa della lussuria e della iniquità, sottoposto a maledizione e indicato come il simbolo stesso del demonio: basta osservare le rappresentazioni del Giudizio Universale, dove i capri rappresentano i malvagi, futuri dannati e Satana stesso. Nell’Antico Testamento, più precisamente nel libro del Levitico, per la prima volta si parla di "capro espiatorio": durante la festa dell’Espiazione, il Gran Sacerdote riceveva due capri offerti dai personaggi più importanti e mentre uno veniva immolato, l’altro ritrovava la libertà gravata però di tutte le colpe del popolo. Il male viene portato via dal capro espiatorio e cessa di essere carico del popolo peccatore: un uomo viene chiamato capro espiatorio quando viene caricato delle colpe altrui senza che si sia fatto appello alla giustizia. Ciò sta a rappresentare la tendenza profonda dell’uomo a proiettare la colpa su un altro, tacitando così la propria coscienza che ha sempre bisogno di un responsabile, di un castigo e di una vittima.
Alle soglie del terzo millennio il capro continua ad essere sacrificato come duemila anni fa: non è cambiato nulla, tranne che nelle modalità che solo apparentemente sono diventate meno cruente. La ricerca di un capro espiatorio è il tentativo inconscio di scaricare l’energia negativa che non siamo in grado di sopportare sia come individui che come collettività; è la soluzione più rapida trovare un colpevole piuttosto che risolvere il problema che, in questo modo, viene solo rimandato.
Così si spiegano gli omicidi di innocenti mandati a morte pur di soddisfare la pubblica coscienza, persone accusate e sbattute in prima pagina anche se la colpevolezza è ancora da dimostrare, gente colpevole solo di rappresentare un’idea: di fronte ad un problema grave serve, per alleggerire il conflitto, un colpevole. La ricerca del capro espiatorio fa sì che l’individuo sia tentato di non accollarsi le proprie responsabilità, e spesso chi si trova a sostenerne il peso, sa già che prima o poi diventerà il parafulmine della coscienza collettiva.
Tutti i giorni ripetiamo l'antico rito di esorcizzare chissà mai che cosa, per prendere tempo sperando che a noi non tocchi mai, o almeno il più tardi possibile.
Forse anche le guerre sono state e, ahimè, sono ancora un modo per scaricare un’energia negativa collettiva, una specie di nuvola nera che raccoglie tutte le nostre ombre e che aspetta di scaricare il fulmine sul capro che sarà sacrificato sull’altare. Anche gli scienziati oggi si interrogano su quanto siamo in grado di influire con il nostro pensiero sul mondo che ci circonda e sugli avvenimenti: pensare positivo può essere comunque un buon modo di vivere.


Nicola Belotti


 HOME     TOP   
Tutti i diritti sui testi qui consultabili
sono di esclusiva proprieta' dell'Associazione G.E.A. e dei rispettivi Autori.
Per qualsiasi utilizzo, anche non commerciale,
si prega prima di contattarci:

Associazione GEA
GENOVA - Via Palestro 19/8 - Tel. 339 5407999