Individuazione
Trimestrale di psicologia analitica e filosofia sperimentale a cura dell'Associazione GEA
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Giugno 1995 Pag. 10° Simonetta Figuccia

Simonetta Figuccia
 ATTIVITA' 

GRUPPO BIMBI: L'ALBERO DELLA VITA

Gruppo rivolto a tutti i bambini...evolutivi

"Ogni cosa in natura germoglia, nascendo da un seme, così una ghianda diventerà una grande quercia, ma il suo vero essere è già contenuto nel seme.... Così ogni bambino possiede un unico centro, il Sè, la sua essenza unica che non gli appartiene: solo da questo incessante contatto col centro potrà emergere quello specifico individuo che deve diventare." Spesso l’educazione è concepita come una serie di comportamenti e passi determinati. I genitori e i maestri insegnano ciò che si deve e ciò che non si deve, dimenticando che esiste anche una dimensione in cui è necessario lasciare emergere ciò che già è.
Per questo una delle metafore centrali del lavoro coi bambini è l’albero e il disegno di un grande albero tappezza le pareti della stanza del gruppo.
L’albero, simbolo di vita in continua evoluzione, in ascensione verso il cielo, evoca con grande forza il simbolismo della verticalità ma anche il contatto saldo con la terra, tramite le radici.
Esso mette in comunicazione i tre livelli del cosmo: quello sotterraneo, per le radici che scavano le profondità in cui affondano; la superficie per il tronco e i cieli per la cima attirata dalla luce del sole.
L’albero come unione del mondo ctonio con quello celeste riunisce in sè tutti gli elementi: l’acqua circola con la linfa, la terra si integra al suo corpo attraverso le radici, l’aria nutre, il fuoco si sprigiona dal legno.
L’albero è questo simbolo dei rapporti che possono intercorrere tra cielo e terra, l’albero del mondo è allora sinonimo dell’asse del mondo, del sè cosmico.
L’albero è anche simbolo dell’unione tra il continuo ed il discontinuo. Il tronco è l’unità da cui rami, ramoscelli e foglie divengono continuamente.
L’albero è insieme fallo e matrice, maschile e femminile e loro unione.
E’ a questa unione di opposti che lavoriamo al gruppo, anzi al laboratorio evolutivo che ripartirà in autunno.
Esiste un intervento rivolto al disturbo particolare, quando il sintomo o il malessere è già manifesto. Spesso i genitori che si rivolgono a noi, domandano se sia possibile prevenire il malessere.
Non possiamo pre-venire nulla, non vogliamo sottrarre i ragazzi e i bambini alla vita stessa che include difficoltà e dolore. Sappiamo bene che le difficoltà sono evolutive e fonte di crescita. Non possiamo risolvere le conflittualità della vita. Si tratta di mantenere le radici, accogliere i vissuti, ma per accedere ad un nuovo piano di visione, ad una coscienza sempre più allargata.
Se l’uomo è il punto di arrivo della evoluzione tutta e l’essere deve diventare cosciente di sè nell’uomo, è di necessaria importanza lavorare a questo.
Il bambino ha bisogno di differenziarsi e strutturare l’io, ma possiamo aiutarlo a non sclerotizzare la "barra" divisoria tra coscienza ed inconscio.
Possiamo aiutare i bambini a ritrovarsi in una dimensione universale, a non reprimere i loro interrogativi.
Certamente il bambino non è allenato all’ascolto della voce interiore, il soggetto bambino non è in dialogo con la sua realtà interiore, o meglio ben presto si disabitua a tale dialogo.
"Se la soggettività non può attuare pienamente se stessa è la crisi esistenziale che può irrigidirsi e sfociare nella psicopatologia". (Silvia Montefoschi.)
Allora il gruppo che proponiamo vuole essere occasione particolarissima per alimentare questo dialogo invisibile, sotto gli occhi attenti di uno sguardo che vede, quello dell’analista.
Ma non si tratta di un gruppo analitico: i bambini sanno che vengono al gruppo per fare insieme delle cose, ma sanno anche che tutto ciò sottende altro: crescere.
Il sogno, le visualizzazioni, alcuni esercizi corporei, il gioco, l’uso del colore e del suono sono solo strumenti di un unico fine: allenare il muscolo della coscienza. E’ un laboratorio in cui costruire insieme un mondo reale che rifletta il mondo interno.
Il gruppo non è finalizzato a imparare attività specifiche, ma è luogo protetto in cui allenare la funzione Femminile, l’ascolto. L’esperienza conferma che i bambini, al di là dei contenuti, che possono farci sorridere, hanno bisogno vitale di dirsi, di portare ciò che per loro è importante. Possono già allenarsi alla percezione della perenne riflessione: questo appuntamento è percepito come spazio speciale, in cui gioco e parola, silenzio e musica, fare e non fare coesistono armonicamente.
Il bambino, come ultima e più evoluta incarnazione dell’essere può cogliere i frutti dell’albero della vita e sapere che vive una avventura incominciata con l’inizio dell’universo, può sapere che, seme e albero, essere e divenire, bambino ed adulto al di là di ogni apparenza, sono due aspetti di un unico movimento.


Simonetta Figuccia


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