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Trimestrale di psicologia analitica e filosofia sperimentale a cura dell'Associazione GEA
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Home Anno 4° N° 14
Dicembre 1995 Pag. 9° Laura Ottonello

Laura Ottonello

 MITI E LEGGENDE 

ESCULAPIO

"Mio possente fratello" si lagnò Plutone con Giove "padre degli dei e degli uomini, Esculapio, il medico, turba l’ordine naturale delle cose. I morti devono seguire il proprio destino. Che cosa avverrà se gli uomini saranno arbitri della vita e della morte? Se, già entrati nel mio regno, potranno, a piacimento di costui, ritornare alla luce? "

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"Regnava un tempo sul popolo dei Lapiti, in Tessaglia, il re Flagias. Questi aveva una bellissima figlia, Coronide.
Apollo, vedendola, se ne innamorò.
Ma la principessa, che già portava in grembo Esculapio, frutto dell’amore con il dio, non seppe rimanere fedele al suo amante e, invaghitasi di Iskys, un ospite che veniva dall’Arcadia, gli promise di sposarlo.
Apollo aveva messo accanto a Coronide un corvo affinchè vigilasse su di lei. Quando il corvo volò da Apollo per riferirgli ogni cosa, Apollo si sdegnò e lo maledisse: da candido che era allora, diventò tutto nero; poi fece morire Coronide e Iskys.
I due cadaveri furono posti sul rogo funebre e dati alle fiamme. Già il fuoco era alto quando Apollo si lanciò per salvare il proprio figlio, lo "rapì al cadavere", e davanti a lui le fiamme si aprirono. E’ così che Esculapio esce vittorioso dalla prova del fuoco, anticipando il proprio destino di guaritore e portatore di immortalità: Esculapio, che confonderà le strade della vita e della morte, inizia la sua vita dal fuoco e nel fuoco la concluderà.
Obbedendo ad Apollo, Mercurio, il dio alato, portò il fanciullo sul Monte Pelio e lo affidò al Centauro Chirone, "colui che sa servirsi delle proprie mani".
Questi, sapiente ed esperto nelle arti della medicina e della profezia, durante una battaglia fu colpito da una freccia di Ercole.
Non potè mai più guarire da quella ferita e, per sottrarsi ai dolori atroci che gli procurava, dovette, poichè era immortale, rinunciare a tale privilegio.
Lo fece in favore di Prometeo mentre Eutanasia, la buona morte, poneva fine alle sue sofferenze.
Esculapio crebbe dottissimo nell’arte medica. Non vi era malattia che non sapesse curare e vincere. Le sue guarigioni si fecero sempre più prodigiose e la sua fama si sparse per ogni luogo. Genti accorrevano a lui da ogni terra, invocandone salute. Possessore di magici segreti, accadde che Esculapio giungesse persino a resuscitare i morti.
Avanti a tali gesta Giove riconobbe che Esculapio, "colui che ama gli uomini più di qualsiasi altra divinità", con la sua arte medica, contravveniva alle leggi della natura e, non potendo permettere ciò, lo colpì con una folgore uccidendolo.
Ma la sua arte si era già diffusa: i suoi santuari sorgevano numerosissimi, per lo più fuori città, in luoghi salubri, tra folti boschi o presso acque termali; i suoi sacerdoti erano insieme ministri di culto e medici.
I metodi erano assai vari: andavano dagli interventi chirurgici alla somministrazione di pozioni, dall’applicazione di cataplasmi alla guarigione per mezzo di formule magiche.
In casi speciali si ricorreva alla "incubatio", cioè al sogno, che dichiarava la malattia, ne suggeriva il rimedio o addirittura guariva.
Il supplice, compiuti i sacrifici e le purificazioni preliminari, dormiva una notte nel tempio di Esculapio coricandosi su un letto presso l’altare o sulla spoglia dell’animale offerto in sacrificio. Durante la notte Esculapio appariva in sogno e dava consigli che i sacerdoti, la mattina, ascoltavano e interpretavano, oppure effettuava egli stesso la guarigione.
Un’antichissima lapide votiva ritrovata presso il più importante santuario del dio - lo "Asklepieion" di Epidauro, nel Peloponneso, ne riferisce alcune. Eccone un esempio:
"Un uomo fu punto da un serpe ad un dito del piede; siccome soffriva dolori atroci lo trasportarono al tempio. Là si sedette e si addormentò. Allora nel santuario entrò una serpe che gli lambì con la lingua la ferita, poi si dileguò.
Al risveglio l’uomo era guarito. Disse di aver veduto in sogno un bel giovane che gli spalmava sul piede un unguento." Il sonno costituisce la pratica terapeutica e il sogno diventa la chiave di lettura e lo strumento per la guarigione.
L’inconscio, quale Soggetto portatore di tutta la conoscenza (conscia ed inconscia) rappresenta la totalità; per questo dal sogno possono emergere conoscenze alternative rispetto al solito linguaggio "diurno" codificato dall’Io.
Esculapio, protettore dei medici, sembra parlarci della Conoscenza, rappresentata dal serpente, quale processo dialettico che costituisce l’Essere nella sua continuità e totalità e, per questo, rende l’Uomo immortale.
Esculapio è una figura importante: egli non solo guarisce, ma insegna e tramanda agli uomini l’arte di "superare" la morte.
Incarnando egli stesso una conoscenza più ampia, testimonia che è il Pensiero lo strumento grazie al quale si può accedere all’immortalità.
Esculapio rappresenta il tentativo, portato avanti dall’Uomo, di sfidare la morte e, con questo, l’anelito a ricongiungersi al divino.
Altrettanto significativa è la figura di Chirone, padre putativo e maestro di Esculapio che, con la sua scelta di morte, sancisce il destino dell’uomo evidenziandone il limite.
Ma, al tempo stesso, è anche il guaritore ferito che tramanda, consegnandolo ai successori, come un atleta in staffetta, il segreto dell’immortalità: basta solo saper guardare "oltre"...
Il mito di Esculapio, riletto e rivisitato dopo 2000 anni di civiltà, porta anche ad altre considerazioni che riguardano un lato ombroso dell’Uomo "moderno", quello dell’arroganza, della presunzione e della fantasia di onnipotenza.
L’uomo non dovrebbe mai dimenticare, e oggi ha gli strumenti coscienziali per ravvedersi, che la morte fisica non è un incidente di percorso, bensì la condizione tipicamente umana, una tappa sacra e universale.
Leggendo il mito in questa prospettiva, allora, è giustificabile l’atteggiamento degli dei, costretti a ricreare ordine attraverso la netta separazione tra i due regni, perchè l’uomo è ancora troppo legato ad una visione consumistica della vita e quindi non può diventare come gli dei.
Il mito, attraverso la valorizzazione del sogno, ci rimanda all’inconscio. Non è un caso che i medici, nell’antica Grecia, fossero anche profeti e indovini oltre che guaritori, come a testimoniare che "la cura" può giovare solo se ci si avvale di quel territorio intermedio tra il sacro e il profano, tra il limite e l’illimitato, tra il concreto e il simbolico.
Potenzialità, queste, che sembrano essere andate perdute, e che giustificano il nascere ed il proliferare di tante medicine cosiddette "alternative" che spesso hanno il vantaggio di restituire all’Uomo quella fetta di mondo che gli è stata sottratta.


Laura Ottonello


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