Individuazione
Trimestrale di psicologia analitica e filosofia sperimentale a cura dell'Associazione GEA
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Giugno 1996 Pag. 7° Simonetta Figuccia

Simonetta Figuccia

 ATTIVITA' 

AL DI LÀ DEL PADRE E DEL FIGLIO

Laboratorio evolutivo rivolto ai genitori

Nella nostra attività di analisi capita sempre più sovente di lavorare con soggetti giovani e con i loro genitori. Questi ultimi ricorrono allo psicologo spinti da problemi cui non sanno far fronte, come l' aggressività o la depressione, altri, disorientati, non si sentono capaci di capire i figli.
Ci siamo interrogati sul senso di questo malessere crescente nelle giovani generazioni e sulla difficoltà di rapporto tra adulti e bambini; abbiamo verificato che è un disagio molto diffuso che non riguarda soltanto i casi di "nevrosi conclamata", ma è presente in moltissime famiglie. Per questo abbiamo sentito l'esigenza di creare uno spazio in cui riflettere insieme ai genitori sulle attuali difficoltà.
Perchè i genitori sono così sprovvisti di mezzi per affrontare l’educazione dei figli? Chi sono i bambini oggi?
Siamo capaci di ascoltarli davvero? E i nostri messaggi educativi sono adatti alle loro strutture coscienziali?
"Se non guarderete al vostro mondo interiore, all’inconscio, esso cadrà sulle generazioni successive come la maledizione degli Atridi", scriveva Jung cinquant'anni fa, indicando la necessità di una certa"pulizia interiore"per educare i figli. E ancora:
"Quando si ha a che fare con un bambino, la cosa giusta sarà prendere in cura anche i genitori e prestare attenzione al loro lato psichico, ai loro problemi, al modo in cui vivono, alle aspirazioni che hanno realizzato o trascurato. Quanto sono contagiosi i complessi dei genitori si desume dall'effetto esercitato sui bambini, poichè l'anima dei bambini è parte dell'atmosfera psichica dei genitori e così molte nevrosi infantili sono sintomi dello stato psichico dei genitori più che una genuina malattia del figlio." Una delle finalità dello spazio genitori è senza dubbio quella di aiutare chi è impegnato nell 'arduo compito di educare, ad avvicinarsi al proprio inconscio, per scoprire, insieme alle risorse, quelle ombre che agiscono nelle situazioni relazionali significative: se il genitore non diventa ciò che vorrebbe, il figlio potrà rispecchiare le sue paure o i suoi difetti, comunque sarà maggiormente esposto ad inconsce proiezioni.
Siamo lungi dall’affermare che i figli siano totalmente determinati dall’ambiente familiare o "liberati" tout court dall’impegno psicologico del genitore; tuttavia verifichiamo che la conoscenza delle dinamiche inconsce è di grande aiuto ed è necessaria oggi che si ha la possibilità di farlo.
Non ci sono più alibi di tempo, mezzi e mancanza di risorse, ed è per questo che il messaggio junghiano è così attuale. E' utile prendere coscienza delle ombre personali: non ci sono ricette o consigli risolutivi, ma la novità, a mio avviso, sta nell'avvicinarci, tramite i sogni, gli esercizi, le visualizzazioni, non solo al nostro mondo interiore, ma anche a quello dei bambini, cercando di non ridurlo a vecchie ed univoche letture.
Il disagio delle nuove generazioni porta con sè anche un lato evolutivo.
"I bambini dal volto di sole sono già nati", scriveva Aurobindo, e io concordo con lui, essendo quotidianamente testimone della nuova coscienza che tanti bimbi incarnano, e della difficoltà degli adulti di accogliere la soggettività nei giovani.
Resta la necessità di vedere le ombre personali, ma ogni essere umano che viene al mondo è anche portatore della coscienza massima del tempo: i bambini "respirano", attraverso l’intricata rete dell’inconscio universale, quel patrimonio di conoscenza che l’uomo porta da sempre in sè. I figli "che non sono i vostri figli, ma i figli della vita " - come sostiene Gibran ne "Il Profeta"- chiedono ben altro che essere sfamati e accuditi fisicamente, chiedono soprattutto una cura spirituale, chiedono cioè di essere visti come soggetti. I giovani hanno bisogno della nostra presenza consapevole, di essere aiutati a trarre fuori da sè nuova conoscenza, alimentando un dialogo tra ciò che conoscono e il mondo interiore.
Lo spazio dedicato ai genitori è anche occasione per uscire da una visione stereotipata dell'infanzia, che non corrisponde più alle esigenze del tempo.
E’ sempre esistito un equivoco di base in campo educativo, quello della separazione assoluta dei ruoli, per cui l’adulto era potente e il bambino totalmente bisognoso ed incapace.
Oggi non bastano più facili principi di psicologia infantile: la vita ci chiede di farci consapevoli dei canali più sottili di comunicazione, quelli inconsci. Oggi l’anima del cosiddetto infante, richiede che anche l'adulto operi un certo "risveglio interiore"al di là del ruolo.
Cadono le maschere e diviene chiaro che educare un essere umano è una questione di maturità. Ma essere maturi non significa procreare e accudire, si può benissimo restar bambini a vita, o imprigionati per sempre in un ruolo, passando semplicemente da quello di figlio a quello di genitore. E questo è un problema generalizzato, come sembrano denunciare i sogni in cui genitori mettono in bella mostra i propri figli.
Il rischio che il figlio sia solo un oggetto da esibire è ancora presente, ma sta avvenendo anche un ribaltamento: se in passato il solo fatto di "fare figli" poteva mettere a tacere una certa inquietudine nei genitori, che potevano così colmare i loro buchi interiori, o il bisogno di approvazione sociale, oggi i figli sembrano ribellarsi a tale oggettualizzazione.
Le nuove coscienze evolutive che i bambini incarnano ci spingono a percepirci, al di là del ruolo di padre o di figlio, come momenti di un'unica dinamica conoscitiva.


Simonetta Figuccia


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