Individuazione
Trimestrale di psicologia analitica e filosofia sperimentale a cura dell'Associazione GEA
Direttore : Dott. Ada Cortese
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Settembre 1996 Pag. 4° Ada Cortese

Ada Cortese

 PROFILI 

MEISTER ECKHART

"Tutte le cose hanno un perchè, ma Dio non ha un perchè, e l'uomo che chiede a Dio una cosa diversa da Dio fa di Dio un perchè".

Apriamo con Meister Eckhart la pagina dedicata ai mistici.
Misticismo è "conoscenza sperimentale di Dio" e miste è "colui che è iniziato ai misteri".
Poichè l’"equipaggio" di GEA non viaggia per comode strade conosciute, poichè suo sforzo continuo è di alleggerirsi da ogni conoscenza data che faccia da comodo ombrello protettivo, poichè suo intimo bisogno per sopravvivere è l’incontro con l’altro come con Dio, poichè solo questo atteggiamento fonda la scienza vera, quella matura che può riconciliarsi col divino, ci piace ricordare chi al fondamento della verità - a Dio - non potè mai rinunciare: il mistico.

Meister Eckhart (1260 -1328)
Eckhart di Hochheim (presso Gotha) nacque nel 1260 circa e morì a Colonia nel 1328 circa. Di nobile famiglia entrò nell’ordine domenicano. Filosofo, predicatore e mistico.
Venne indetto un processo contro di lui a Colonia nel 1326 dall’arcivescovado della città che contestò 49 proposizioni estratte dalle sue opere. Eckhart si rivolse allora al papa Giovanni XXII per trovare difesa, ma anche il papa condannò 28 sue proposizioni nel 1329, un anno dopo la morte di Eckhart.

Contesto
L’ambito culturale è dominato dalla filosofia scolastica che si può far risalire al pensiero di Giovanni Scoto Eriugena (vissuto probabilmente nell’800) ma che nel tempo in questione è ormai intrisa di aristotelismo.
La filosofia scolastica, che vivrà fino al 1500 circa, trae le sue radici dal Cristianesimo, nasce e si fonde con la teologia e viene diffusa da ecclesiastici preposti a questo compito, gli scolastici appunto. Uno dei temi più dibattuti è il rapporto tra rivelazione religiosa ed ambito scientifico. La forma è la "distinzione" senza fine ed "esteriore" (Hegel) utilizzando concetti metafisici e le categorie di Aristotele.
Con Eckhart si assiste alla rinascita delle posizioni neoplatoniche di Proclo, della teologia negativa di Dionigi Areopagita e di Giovanni Scoto Eriugena.

Pensiero
Eckhart sente troppo angusto il concetto di "essere" per applicarsi a Dio e giunge così, per conservare a Dio la libertà da ogni limitata categoria, ad associargli piuttosto il "non-essere". Più dell’essere/non-essere Eckhart trova adeguato a Dio il concetto di "intelligere".
E se proprio si volesse predicare dell’essere di Dio, la sua pienezza contemplerebbe ogni creatura e la molteplicità non troverebbe più terreno proprio. Ogni particolare sparirebbe in se stesso e si conserverebbe invece solo come predicato di Dio e sua espressione.
Tornano immagini tipicamente neoplatoniche: Dio è una sfera infinita che trova il suo centro ovunque e la sua circonferenza in alcuna parte; Dio è fonte di luce da cui "emana" la molteplicità, ecc. Tutti temi questi che resteranno distanti e incomprensibili ai polemici ed aristotelici scolastici.
La metafisica di Eckhart ha il suo corrispondente nella psicologia e nella mistica: l’anima scopre Dio nella radicale negazione di ogni essere e di se stessa, al di là di ogni discorso, in un contatto immediato che si realizza nell'"apex mentis", nella "scintilla dell’anima": progressiva deificazione possibile in virtù della mediazione del Cristo.
Condizione di questo cammino verso Dio è vedere "tutte le cose e noi stessi come un puro nulla"; suo esito è la rinascita dell’uomo in Dio, o addirittura, come accade ai mistici e santi, l’unione totale con Dio.
In questo culmine della fede, in questo "sprofondare nel punto centrale dell’anima", l’uomo diventa quasi letteralmente Dio, separato dall’essenza divina solo da ciò: che l’uomo è Dio "per grazia" e Dio è tale "per natura".
Eckhart così si esprime a proposito dell’atteggiamento distaccato e libero da ogni finalismo, che deriva in chi si sprofonda nel fondo dell’anima: "Da questo fondo più intimo devi compiere tutte le tue opere ‘senza perchè’. In verità io dico: Finchè compi le tue opere per il regno dei cieli, o per Dio, o per la tua eterna felicità, cioè per una ragione esteriore, non sei veramente come dovresti essere.
Chi cerca Dio secondo un modo, prende il modo e lascia Dio che è nascosto sotto quel modo. Ma chi cerca Dio senza modo, lo prende così com’è in se stesso. Chi domandasse per mille anni alla vita: perchè vivi? , se essa potesse rispondere, direbbe soltanto così: io vivo perchè vivo. Poichè la vita vive del suo proprio fondo e scaturisce dal suo proprio essere. Se qualcuno domandasse a un vero uomo che agisce dal suo proprio fondo: perchè compi queste opere?, egli, se dovesse rispondere rettamente, dovrebbe dire: io opero per operare." Colpisce l’attualità del pensiero eckhartiano per il matrimonio che in esso si consuma tra il duro rigore dell’ "intelligere" e la dolcezza della "grazia".
Il mistico ha una esperienza fuori dal tempo e parla fuori dal tempo. Nel mistico si è già chiuso il ciclo cosmico della materia.
Per questo io sento coscientemente e non sentimentalmente Eckhart compagno nell’Uno e in Dio, perchè il lavoro di GEA, l’esercizio alla Presenza, al distacco, al "travestimento", alla "resistenza", alla "pazienza" che a GEA si porta avanti come luogo di lavoro in cui il metodo psicoanalitico ha sviluppato la coscienza cosmica, non è nella sostanza diverso da ciò che Eckhart sentì, predicò e scrisse tanti secoli fa: "Diciamo dunque che l’uomo dev’essere così povero da non essere e da non avere in sè luogo alcuno in cui Dio possa operare. Finchè egli riserba un luogo, ritiene una distinzione. Perciò prego Dio che mi liberi da "Dio", poichè il mio essere essenziale è al di sopra di "Dio" in quanto cogliamo Dio come principio delle creature; in questo stesso essere di Dio in cui Dio è al di sopra dell’essere e al di sopra della distinzione, io ero me stesso, volevo me stesso, conoscevo me stesso per fare quest’uomo (che sono).
Perciò io sono causa di me stesso secondo il mio essere che è eterno, e non secondo il mio divenire che è temporaneo.
Perciò sono non-nato, e secondo il modo non-nato non posso mai morire".

Opere:

Scrisse in latino molte "Questiones", parte dell’"Opus tripartitum", il "Tractatus super oratione dominica", molti commenti scritturali. Tradotti: Trattati e prediche, ed. Rusconi; Sermoni tedeschi, ed. Adelphi.

Ada Cortese


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