Individuazione
Trimestrale di psicologia analitica e filosofia sperimentale a cura dell'Associazione GEA
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Settembre 1997 Pag. 2° Agnese Galotti

Agnese Galotti

 EDITORIALE 

L'ULTIMA GENERAZIONE

Ri-generazione, un passaggio difficile.

Chi è destinato alla ri-generazione, alla nuova nascita in spirito, ha da compiere un passaggio assai difficile e doloroso che concerne un’esperienza di morte e rinascita e che è spesso vissuta come "tradimento" rispetto alla famiglia d’origine, rispetto a coloro che ci hanno generato e a cui ci sentiamo uniti dallo stesso sangue.
Rinascere in spirito è liberarsi da ogni appartenenza familiare e sociale per accedere alla dimensione universale del pensiero, che è uno, ed in essa porre la propria identità.
Rinascere ed accogliere in noi questa ri-generazione nello spirito è tutt’uno con il risvegliarsi in noi della presenza, di qualcuno cioè dentro di noi e tutt’uno con noi, in dialogo d’amore da sempre, che attende solo di essere riconosciuto ed amato in assoluta priorità.
Questa è l’esperienza che vive la "nuova umanità" quando esce dalla dimensione filiale, infrange la scissione sancita dall’Edipo e si riconosce tutt’uno con l’uno.
Questo percorso, come l’analisi conferma, passa inizialmente attraverso il superamento di quella precisa identità che ci è data dai rapporti familiari, che torna ad imprigionarci in un compito che ripete se stesso.
Uscire da questa identità filiale, riduttiva ma abituale e pertanto rassicurante, per riconoscersi soggetti umani liberi e accedere alla dimensione spirituale comporta un processo lacerante e doloroso che richiede di reggere la tensione di morte che la rottura di vecchi equilibri relazionali porta con sè.Ci si sente assassini dei propri genitori nel momento in cui ci sisottrae alla propria identità di figli. Conosco tutta la fatica di questo passaggio, soprattutto là dove da generazioni è in atto un tramandarsi dinamiche psichiche di divoramento e di assoggettamento reciproco, che passano di madre in figlia o di padre in figlio senza soluzione di continuità.
Smascherare il gioco, riconoscere e denunciare i "drammi familiari" di cui si è al contempo vittima e artefice non è affatto facile nè immediato, bensì doloroso quanto, da un certo punto in poi, inevitabile.
A ciò può far fronte solo chi già percepisce in sè, viva e vibrante, la presenza, che caratterizza la nuova umanità.
Tuttavia, senza nulla togliere alla drammaticità di questo passaggio, si fa sempre più esplicito un altro livello di lettura che rimarca con evidenza il superamento già avvenuto, per chi lo sa vedere, di ogni scissione oppositiva: è possibile cioè scorgere, tra le righe, quanto siano i genitori stessi, seppure inconsciamente e in piena ambivalenza, a spingere il figlio o la figlia al cammino di rigenerazione, affinchè rompano il gioco delle parti e liberino anche loro, affrancando se stessi.
Rinascere alla dimensione spirituale, ossia del pensiero, richiede di spezzare il cerchio della dipendenza, di interrompere l’obbedienza filiale alla tradizione familiare, di "tradire" i genitori carnali nel senso etimologico di "consegnarli" alla nuova lettura dei rapporti cui ci si apre faticosamente nel corso del lavoro analitico.
Ed è ciò che, più spesso di quanto non si pensi, vanno chiedendo i genitori stessi, certo non esplicitamente ma in maniera ormai tangibile.
E di questa silenziosa richiesta siamo testimoni, sia attraverso messaggi onirici che attraverso testimonianze di vita sempre più frequenti.
La sognatrice è al capezzale della madre malata e sofferente e le dice la sua intenzione di portarla da una dottoressa di sua fiducia. La madre la abbraccia allora teneramente e le raccomanda di prendersi cura di sè. Il sogno arriva in concomitanza con la decisione della sognatrice di intraprendere l’analisi personale, più volte rimandata, cui si accompagna sincronicamente l’evolvere della guarigione, attraverso un intervento, che allevia il malessere della madre.
Nella stessa direzione vanno i sogni in cui i genitori, chiedono aiuto ai figli, con esplicito riferimento allo strumento che esse hanno: la riflessione analitica.
La madre, morta da alcuni anni, compariva alla figlia analista chiedendole aiuto. La figlia le proponeva di ripercorrere insieme quelli che erano stati gli ultimi attimi della sua vita. Così pure il padre morente di una donna in analisi, vedendola al suo capezzale, le ricorda, indicando l’orologio, l’appuntamento col gruppo d’analisi, quasi a conferma che è quanto di meglio ella possa fare anche per lui!
Di fronte a questi messaggi è sempre più chiaro che il lavoro coscienziale che ciascuno di noi può svolgere, non è qualcosa che porti frutto solo su un piano meramente individuale e personale, ma - come una voce diceva in sogno ad un morente, "Il tuo lavoro e la sofferenza che hai patito consapevolmente hanno riscattato cento generazioni prima di te e illumineranno dopo di te cento generazioni."


Agnese Galotti


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