Individuazione
Trimestrale di psicologia analitica e filosofia sperimentale a cura dell'Associazione GEA
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Settembre 1997 Pag. 10° Laura Ottonello

Laura Ottonello

 MITI E LEGGENDE 

COME WANG-FO FU SALVATO

"Il solo impero sul quale valga la pena di regnare è quello in cui penetri tu attraverso la via delle Mille Curve e dei Diecimila Colori."*

"Il vecchio pittore Wang-Fo se ne andava in giro per il mondo catturando immagini.
Era povero perchè non amava possedere le cose; nessun oggetto al mondo gli sembrava degno di essere posseduto tranne pennelli, inchiostro e carta di riso.
Ling era l’unico figlio di un ricco mercante. Cresciuto nella bambagia, amato e protetto, aveva paura di tutto: degli insetti, dei tuoni, dei morti..
Quando ebbe 15 anni suo padre scelse per lui la sposa, bellissima, e ci furono le nozze.
Una sera in una taverna Ling conobbe Wang-Fo: il vecchio aveva bevuto molto per mettersi in condizione di dipingere l’ubriaco. Colori e umori si confondevano nella taverna mentre un forte temporale sopravvenne. Wang-Fo fece ammirare a Ling lo splendore del fulmine, il fragore della pioggia e Ling smise di aver paura del tuono e della tempesta.
Quella sera Ling lo ospitò nella sua casa.
Da anni Wang-Fo sognava di fare il ritratto di una principessa e Ling fece posare sua moglie sotto il susino del giardino.
Ma più il ritratto procedeva, più l’eterea fanciulla sfioriva sino a che, un giorno, la trovarono impiccata ai rami del susino.
Wang-Fo la dipinse un’altra volta e Ling ne restò tanto affascinato da dimenticare di piangere; anche la morte ora non gli faceva più paura.
In seguito Ling iniziò a vendere i suoi schiavi e i suoi tesori per procurare al maestro inchiostri pregiati importati dall’occidente sino a restare senza più nulla.
Chiusa la porta del suo passato i due si misero in viaggio vagabondando per il regno di Han. Ling portava rispettoso quel sacco pieno di montagne innevate, di fiumi di primavera e di volti della luna d’estate.
La loro fama li precedeva nei villaggi; si diceva che Wang-Fo metteva la vita nei suoi dipinti. Ling mendicava il cibo, vegliava su di lui, lo accudiva e proteggeva.
Un giorno, giunti alla città imperiale mentre ancora, avvolti nei loro stracci, dormivano in una locanda, sentirono i risuonare i passi dei soldati che venivano per arrestarli.
Furono condotti al cospetto del Figlio del Cielo che troneggiava in una sala senza muri sorretta da colonne; tutt’intorno vi era uno strano giardino pieno di fiori rari che non profumavano per non turbare il principe; nè uccelli nè api erano ammessi per non disturbare; una muraglia altissima separava quel luogo sacro dal resto del mondo perchè il vento non potesse neppure sfiorare l’imperatore.
Questi sedeva su un trono di giada: a destra era il Ministro dei Piaceri Perfetti, a sinistra Il Consigliere dei Giusti Tormenti.
Wang-Fo prosternato chiese il perchè di quella prigionia e il principe così raccontò: cresciuto in solitudine, lontano dagli affanni del mondo, era rimasto chiuso nella stanza più segreta del palazzo dove suo padre aveva nascosto una collezione delle pitture di Wang-Fo.
Il giovane, guardando quelle immagini per dieci anni, notte dopo notte, aspettava con impazienza di conoscere quelle gioie che fuori lo aspettavano.
A sedici anni si riaprirono le porte del palazzo e conobbe il mondo. Ma le nuvole erano meno belle, e così il cielo, e il mare, e le donne: nulla corrispondeva alla realtà di quei dipinti.
"Tu mi hai mentito vecchio impostore! " disse il principe.
"Il solo impero sul quale valga la pena di regnare è quello in cui penetri tu attraverso la via delle Mille Curve e dei Diecimila Colori." E siccome quel regno eterno di pace e armonia gli era precluso decise di fargli bruciare gli occhi: le due porte che si spalancavano sul suo regno...
Ma non era solo per cattiveria e invidia che il principe voleva distruggere il vecchio: Wang-Fo era anche amato e libero!
Ling fece per opporsi con tutta la sua forza e la venerazione per quel vecchio che gli aveva insegnato tanto, ma fu fatto decapitare all’istante.
Prima di farlo accecare il principe chiese al pittore di terminare un quadro lasciato incompiuto tanto tempo fa.
Nel vederlo Wang-Fo sorrise al ricordo della sua giovinezza e si mise all’opera per completare quella marina.
Mentre un servo mescolava svogliatamente i colori, crebbe in lui la nostalgia per il fedele Ling che, ad un tratto comparve con una sciarpa rossa.
"Ti credevo morto! " disse il vecchio; ma il giovane discepolo non poteva morire fintanto che il maestro era in vita!
Mentre questi dipingeva calandosi nel mondo che stava creando accanto al suo allievo, le acque del pavimento cominciarono a salire.
Cortigiani e servitù erano ormai con l’acqua alla gola, molto più vicini alla morte di quanto non lo sapessero poichè gente di quel genere non è fatta per perdersi in una pittura.
Solo l’imperatore avrebbe potuto conservare un vago ricordo di quell’inondazione, e un po' del sapore salato.
Ling spronò il maestro a mettersi in viaggio mentre l’acqua dietro di loro cominciava a diminuire e tornavano a vedersi le colonne; i vestiti dei cortigiani ora erano asciutti e l’imperatore aveva qualche fiocco di schiuma sul mantello.
Il rotolo di riso era appoggiato su una tavola, la barca in primo piano; non si scorgeva più il viso dei due uomini seduti, solo la sciarpa rossa di Ling e la barba di Wang-Fo che ondeggiava al vento.
L’imperatore contemplava l’immagine delle due figure allontanarsi sullo sfondo.
Poi la barca virò intorno a uno scoglio che si apriva verso il largo, la superficie assorbì la scia e il pittore Wang-Fo e il suo discepolo Ling scomparvero per sempre sul mare di giada azzurra che poco prima Wang-Fo aveva creato."

* Tratto da:
M. Yourcenar "Novelle Orientali"


Laura Ottonello


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