Individuazione
Trimestrale di psicologia analitica e filosofia sperimentale a cura dell'Associazione GEA
Direttore : Dott. Ada Cortese
Via Palestro 19/8 - 16122 Genova - Tel. 010-888822 Cell 3395407999

Home Anno 7° N° 25
Settembre 1998 Pag. 4° Silvia Barillari
 PROFILI 

CARLOS CASTANEDA

Castaneda è ora libero e a lui va la nostra gratitudine per le porte sull'infinito che, con le sue opere, ci ha spalancato.

L’opera letteraria di Carlos Castaneda prende corpo nel trentennio che va dal 1968 al 1996. E’composta di nove romanzi, fatti di parole tanto semplici quanto coinvolgenti nei quali egli stesso è protagonista dei molti dialoghi e voce narrante. L’altro personaggio centrale del racconto è don Juan Matus, un indio yaqui del Messico centrale, che in dieci anni insegna a Castaneda il sapere di una stirpe di stregoni antica più di diecimila anni, basata sulla conoscenza di tre parti fondamentali: la consapevolezza dell’ essere, l’agguato e l’intento.
Attorno a loro gravitano altri apprendisti e i veggenti del seguito di don Juan, tra i quali spicca don Genaro, un maestro dell’arte dell’agguato. E’appunto tendendo agguati ed ingannando la razionalità di Castaneda, serio antropologo di formazione universitaria, che i due stregoni possono mostrargli come percepire l’inconcepibile.
Le prime opere contengono la narrazione puntuale di questi insegnamenti, sono diari sui quali l’uomo di scienza annota ogni particolare di cui è spettatore ma non ancora protagonista. Chi legge le opere che seguono " Viaggio a Ixtland " non può che ritrovarsi partecipe della inevitabile fatica e delle estreme difficoltà in cui quest’uomo si imbatte per potersi affidare a ciò che ha via via modo di sperimentare, anche se questo non è accettabile dalla cultura, a cui ha sempre aderito, che approva solo ciò che è scientificamente provato.
I libri non contengono bibliografia, nessuna fotografia che ritragga Castaneda è mai stata pubblicata, persino la notizia della sua morte, avvenuta nell’aprile scorso, si è diffusa con mesi di ritardo e con non poche lacune.
Tanta riservatezza appare profondamente connessa al messaggio che è possibile scorgere nero su bianco o tra le righe, in ogni passaggio fondamentale della narrazione: la realtà non è oggettivabile! E’ un messaggio che affascina, intriga e continuamente richiama ad un approccio spregiudicato alle vicende che la vita propone, per cui non sono richieste capacità soprannaturali o qualità stregonesche, ma forza e volontà da "guerrieri".
D.T.Suzuki, buddhista zen, scrive a questo proposito: " La verità è tutto ciò che implica la totalità dell’esistenza umana, non è oggetto di intellezione, bensì del volere nel senso originario della parola. L’intelletto può sollevare ogni sorta di quesiti ma la risposta giace profondamente sepolta sotto il letto di rocce del nostro essere.
Portare tutto questo all’aperto richiede il fondamentale fremito del volere, se ciò si senta, le porte della percezione si spalancano...". La radice degli insegnamenti di don Juan è la convinzione che al nocciolo del nostro essere c’è l’atto della percezione e la magia del nostro essere è l’atto della consapevolezza, in un tutto inscindibile ma avente due dominii: l’ "attenzione del tonal", cioè la capacità di percepire e collocare la propria consapevolezza nel mondo consueto, e l’ "attenzione del nagual", la capacità di collocare la consapevolezza in mondi sconosciuti ma non per questo impercepibili. La possibilità di conoscere, quindi, esiste indissolubile al riconoscimento di quanto c’è di più sacro: l’esperienza della vita per come si dà; non più finalizzata all’appagamento dei bisogni che riguardano la breve e limitata esistenza umana nè identificata con l’impossibilità di trascendere intellettualismi e vincoli a conoscenze prodotte dall’immaginazione.
I veggenti raccontano che all’ origine di tutto c’è l’Aquila, consapevolezza pura, l’hanno conosciuta tramite il " vedere ", un atto che si avvale di quel qualcosa presente in ogni essere, che può far percepire totalmente.
Dall’Aquila viene la consapevolezza degli esseri umani e ad essa ritorna, potenziata, dopo la morte. Esistono poi le emanazioni dell’ Aquila: fonti di energia illimitata, entità immutabili, tutto ciò che si può e ciò che non si può conoscere. Gli esseri umani sono visti come bozzoli che contengono emanazioni. Essi percepiscono quando le emanazioni interne si allineano con quelle dell’Aquila esterne al bozzolo, in questo modo possono coltivare la consapevolezza: "Gli esseri coscienti sono minuscole bolle fatte con questi filamenti; microscopici punti di luce uniti alle emanazioni infinite".
La percezione cosciente si ha, quindi, in un momento preziosissimo in cui le emanazioni riconoscono se stesse.
E’ facilmente intuibile la presenza di una stessa radice che accomuna questo pensiero a quello delle grandi religioni.
San Paolo nella lettera ai Corinzi afferma: "Al presente, noi guardiamo un’immagine confusa riflessa in uno specchio: allora vedremo faccia a faccia; ora posseggo soltanto barlumi di conoscenza; allora riconoscerò Dio come lui ha riconosciuto me".
Nel buddhismo esiste il prajna, traducibile come conoscenza: nel prajna non esiste più dicotomia tra soggetto e oggetto, perchè non ha a che fare con oggetti definiti e scissi, ma è la totalità delle cose che diventa conscia di sè in quanto tale.
Ad avvicinare tutto questo all’animo di chi legge, animo che comprende la dimensione universale ma anche quella che è efficacemente chiamata "importanza personale", c’è la storia di Carlos Castaneda, uomo di scienza vissuto nel ventesimo secolo. Ogni contatto con altre dimensioni, col mondo del "nagual", ogni lieve spostamento del punto di unione tra le emanazioni interne e quelle esterne dalla posizione solita, quella acquisita per adesione alle regole della società - lo getta nel terrore più completo, il suo io è disorientato e la perdita di certezze nell’immediato dà un dolore di cui l’importanza personale si impossessa per staticizzare interiormente il punto di unione, che rischia così di incancrenire.
Negli inventari dei guerrieri l’importanza personale è l’attività che consuma la maggior quantità di energia, per questo agli apprendisti è richiesto un capolavoro di strategia: liberare questa energia, smantellando gli schemi che la disperdono e ricanalizzarla per poter, con essa, affrontare l’ignoto, accessibile solo a guerrieri impeccabili.
Gli ultimi libri sembrano scritti da Castaneda per riflettere e mettere a posto i tasselli mancanti di questa strategia, ultimi preparativi per affrontare il grande viaggio: "Don Juan e i veggenti del suo seguito, la quintessenza degli sfidanti della morte, si consumarono con il fuoco dal profondo, dato che avevano energia sufficiente per affrontare il travolgente dono della libertà. (...) Sappiamo adesso che restammo indietro per ricordare la consapevolezza intensa, e per recuperare la totalità di noi stessi. Finora è come se noi fossimo stati lasciati qui solo per essere esasperati dalle più trascendentali domande sulla natura e sul destino dell’uomo, fino a che non giungerà il giorno in cui potremo avere energia sufficiente, non solo per verificare tutto quello che ci insegnò Don Juan, ma anche per accettare noi stessi, il dono dell’aquila il dono della libertà totale".

Opere:
A scuola dallo stregone (1968). Una realtà separata (1971). Viaggio a Ixtland (1972). L’isola del Tonal (1975). Il secondo anello del potere (1978). Il dono dell’aquila (1983). Il fuoco dal profondo (1985). Il potere del silenzio (1988). L’arte di sognare (1993). Tensegrità (1996).

Silvia Barillari


 HOME     TOP   
Tutti i diritti sui testi qui consultabili
sono di esclusiva proprieta' dell'Associazione G.E.A. e dei rispettivi Autori.
Per qualsiasi utilizzo, anche non commerciale,
si prega prima di contattarci:

Associazione GEA
GENOVA - Via Palestro 19/8 - Tel. 339 5407999