Individuazione
Trimestrale di psicologia analitica e filosofia sperimentale a cura dell'Associazione GEA
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Settembre 1999 Pag. 4° Cristina Allegretti
 PROFILI 

SENECA

"....solo di una cosa vorrei convicerti, che tutte le cose che dico le sento, anzi le amo."


Vita e opere
Lucio Anneo Seneca nacque in Spagna a Cordova tra la fine dell'era pagana e l'inizio dell'era cristiana (verso l'anno 4 d.C.); morì a Roma nel 65 d.C.
A Roma fu iniziato alla filosofia stoica dai maestri Attalo e Sozione e più tardi da Pagiro Fabiano.
Per un certo periodo si stabilì, ospite della zia materna, in Egitto per motivi di salute; ristabilitosi rientrò a Roma dove partecipò con successo alla vita politica.
Fu esiliato nel 41 d.C. in Corsica, accusato di adulterio a causa di losche manovre politiche di Messalina; quando quest'ultima morì, fu richiamato da Agrip-pina che lo volle come maestro di suo figlio Nerone. Quando Nerone nel 54 salì al trono Seneca gli restò vicino come consigliere dell'imperatore insieme a Burro (prefetto del Pretorio).
Quando nel 62 d.C. Burro morì, Seneca si ritirò dalla vita pubblica.
I suoi rapporti con Nerone a causa di Poppea furono seriamente compromessi.
Nel 65 d.C. Nerone lo condannò al suicidio accusandolo di essere uno dei cospiratori della congiura ordita contro di lui da Calpurnio Pisone:
Seneca si suicidò tagliandosi le vene con stoica fermezza e grande forza d'animo.
Scrisse molti testi filosofici e morali tra cui: la raccolta Dialogorum libri, l'Epistole a Lucillo (124 lettere chiuse in venti libri).
Varie tragedie, tra cui: Agamemnon, Thyestes, Hercules Oetaeus, Hercules furens, Troades, Medea.
Egli stesso afferma "I miei libri sono quelli di un uomo che cerca la verità, senza averla ancora conosciuta: ma cerca con ostinatezza".

Periodo storico
Nel 41 d.C. Claudio succede a Caligola; di indole meditativa e un po' pedante segue i dettami di Augusto. La sua politica è influenzata dalle mogli Messalina e Agrippina.
Nel 54 gli succede il figlio di Agrippina, Nerone: dapprima influenzato dal Prefetto del Pretorio, Burro, e da Seneca, Nerone cade dopo la loro morte nell'infausta influenza del Pretorio Tigellino e muore suicida nel 68.
Il neostoicismo nacque e fiorì a Roma sia nell'età repubblicana che nel periodo imperiale.
I più importanti rappresentanti sono: Seneca, Epitteto (uno schiavo), Marco Aurelio (imperatore).
Tale corrente evidenzia l'interesse per l'etica, mentre i problemi logici e fisici si restringono notevolmente rispetto alla scuola stoica ellenica.
L'individuo cerca la perfezione nell'interiorità della propria coscienza, in quanto i legami con lo stato e la società si allentano. Influenzato dal medio platonismo, il sentimento dell'intimo rapporto tra Dio e l'uomo si amplifica.

Pensiero
Seneca è un eclettico pensatore stoico, nel De Brevitate Vitae afferma:
"Ci è consentito disputar con Socrate, dubitare con Carneade, riposar con Epicuro, vincer la natura umana con gli Stoici, trascenderla coi Cinici. Poichè la natura ci permette di entrare in comune con ogni età, perchè non dovremmo, movendo da questo esiguo e caduco tratto di tempo, dedicarci con tutta l'anima a quelle cose che sono immense, che sono eterne, cui partecipiamo insieme con gli spiriti migliori?".
Lo stoicismo vede nella razionalità universale che plasma la materia "l'anima del mondo".
Seneca considera Dio non solo natura, uscendo così dal dogma panteistico stoico. "Dio è vicino a noi, - egli scrive - è con noi, è dentro di noi; uno spirito santo risiede in noi, osservatore e custode delle nostre azioni; e noi dobbiamo vivere con gli uomini come se Dio ci vedesse e parlare con Dio come se gli uomini ci ascoltassero".
Seneca sottolinea il dualismo tra anima e corpo più di quanto lo stoicismo lo affermi, poiché evoca dottrine medioplatoniche.
Per Seneca la coscienza, cioè la conoscenza del bene e del male, è il giudice interiore e infallibile dell'uomo; inoltre egli scopre e dà un'autonomia alla volontà che agisce indipendentemente dalla conoscenza del bene e del male, in quanto l'uomo è peccatore per sua natura.
Ciò lo porta in contrasto con il pensiero stoico e greco, che concretizza nella figura del saggio il simbolo della possibilità per l'uomo di raggiungere la perfezione.
Per Seneca, invece, la figura del saggio è solo ideale, è un valore deontologico. La virtù è il vero valore e la vera nobiltà dell'uomo.
Per lo stoicismo la ragione umana è il momento della ragione cosmica che non può essere compresa da un giudice singolo e mortale.
Seneca segue la legge cosmica universale tradizionale del pensiero stoico della parità dei diritti e della solidarietà umana.
"La schiavitù - egli scrive - non esiste nella natura umana, come non esiste la nobiltà: queste condizioni sono dovute o all'ingiustizia o alla fortuna".
Per Seneca la filosofia è la via per il sommo bene, essa "splende per tutti"; la sua è una ricerca di vita autentica perché la sua filosofia si vive intimamente come intimamente l'uomo vive il rapporto con Dio; è una ricerca del principio universale, di quel Dio che pure all'uomo non è estraneo.
Il suicidio è visto da Seneca come scelta privilegiata rispetto all'asservimento alle passioni, è visto quindi come liberazione e annullamento da ciò che imprigiona l'uomo:
"L'uomo forte e saggio non deve fuggire dalla vita, deve uscirne; e soprattutto egli eviterà quella passione troppo comune, la libidine della morte." Ecco cosa evoca Seneca ad un uomo distante secoli: che là dove il pensiero umano comincia a distaccarsi da una coscienza ancora naturale, o meglio non elaborata, comincia pure a brillare nel regno delle idee il concetto del bene e del male, ossia la ricerca della virtù.
La nuova coscienza comportò che l'uomo potesse scegliersi il proprio destino e porsi in una condizione privilegiata rispetto alle sue stesse passioni, alle sue stesse pulsioni e quindi al suo istinto. L'uomo stoico crea un ordine per riaversi dall'indeterminazione caotica del proprio esistere; è ancora ignaro del lungo processo a cui pure partecipa; ma è proprio il suo atteggiamento di autentica e rigorosa ricerca ciò che permette all'uomo di oggi di riconoscerlo ancora vivo ed attuale.

Bibliografia:
- Seneca "La dottrina morale" (ed. Laterza); "L'arte del vivere" (ed. Rizzoli);
"A mia madre, dall'esilio" (ed. Melangolo).
- "Grande Antologia filosofica" ed. Marzorati.
- G.Reale "Storia della filosofia antica" ed. Vita e Pensiero

Cristina Allegretti


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