Individuazione
Trimestrale di psicologia analitica e filosofia sperimentale a cura dell'Associazione GEA
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Settembre 1999 Pag. 13° Tullio Tommasi

Tullio Tommasi

 RICERCHE 

MITI VECCHI E NUOVI DELL'ANALISI

Platone narra di potenti esseri primordiali composti dalla fusione di due maschi, o di due femmine, o di un maschio e di una femmina. Tali "ermafroditi" erano così temibili da minacciare gli stessi dei, per questo Zeus tagliò ciascuno di essi in due.


I miti dell'antica Grecia hanno accompagnato fin dall'inizio l'evoluzione dell'analisi. Questa probabilmente è una naturale conseguenza del fatto che la nostra cultura occidentale si consolida, o forse addirittura nasce, proprio partendo dall'antica cultura greca. Quindi Freud prenderà il mito di Edipo per porre le fondamenta delle sue teorie, Jung si rifarà al mito dell'eroe per descrivere il processo di individuazione, Neumann e Hillman tratteranno il mito di Amore e Psiche per portare nuove intuizioni. Questi miti rappresentano tre tappe fondamentali nel cammino dell'analisi e sottolineano i diversi metodi e i rispettivi contesti storici entro cui l'analisi si è sviluppata.
Edipo è ancora immerso in un mondo tragico dove non esistono possibilità di rinnovamento: si guarda al passato nella vana ricerca di una madre e di un mondo infantile perduto. Il principio di realtà a cui deve sottostare un adulto è una struttura tetra e inevitabile, un peso da sopportare.
Con l'eroe inizia un nuovo guardare avanti piuttosto che indietro. L'eroe vuole diventare dio e quindi abbandonare un vecchio mondo terreno segnato dal limite e dalla sofferenza. In lui si fa strada la parola spregiudicatezza: non c'è dunque più nulla già giudicato a priori, ma esiste la tensione verso il nuovo. L'eroe osa, ma le prove iniziatiche a cui deve sottostare per procedere nel suo cammino richiedono forza, coraggio e sofferenza. Egli è dunque tipicamente maschile. La lotta è ancora lo strumento per vincere.
Con Amore e Psiche si assiste a un cambiamento epocale: il femminile entra in scena e le prove iniziatiche sono affrontate in modo nuovo. Nel mito Psiche viene sottoposta a quattro prove che ella, in quanto umana, non sarebbe in grado di superare. Psiche comunque si affida, senza eroismi o coraggio, semplicemente si apre al nuovo, arrendendosi e sperimentandosi. Gli dei l'aiuteranno a superare le prove altrimenti impossibili. In questo suo cammino, il procedere parallelo ma diverso è anche quello di Amore, figlio di Afrodite, giovinetto fino ad allora leggero che scherzava con le sue frecce. Amore si innamora, non più per semplice passatempo, ma per l'essere umano di Psiche e per i limiti umani che ella incarna. La storia è a lieto fine: Psiche diviene dea, i due si sposano e nasce una figlia che verrà chiamata Voluttà. Si può dunque interpretare tale mito come un'individuazione al femminile.
Parlando di uomo e di donna non si intendono necessariamente le nostre rappresentazioni in esseri maschili o femminili, ma piuttosto un archetipo, un modo di essere e di percepire che va oltre le singole individualità. Non è detto che le donne abbiano più facilità nell'immedesimarsi in Psiche. Anzi, spesso nella società odierna molte donne, più o meno coscientemente, ricalcano atteggiamenti maschili in quanto tale visione del mondo è stata finora dominante e vincente.
Psiche è in ognuno di noi, indipendentemente dal sesso, è nelle nostre anime.
Storicamente gli uomini e le donne ricoprivano ruoli ben precisi che atrofizzavano le anime, quindi l'uomo diventava un Io forte, mentre la donna diventava un oggetto. Questo secolo di velocità ha scombinato molte cose e l'uomo è diventato nevrotico nel tentativo di ricoprire un ruolo sociale che era in contrasto con la sua anima sempre più inquieta, mentre l'anima della donna si è svegliata. Nel risveglio, i modelli erano necessariamente quelli maschili e la strada iniziale da seguire era quella già segnata dall'altro sesso:
con nevrosi conseguente perché veniva tradita la propria natura.
Siamo ora nella confusione più totale, inevitabile in un momento di passaggio. La deriva storica ha ancora un grande potere, mentre il nuovo scombina le certezze: ci si continua a sposare per poi divorziare.
In questo fine millennio i tre miti che sintetizzano il procedere dell'analisi sono ancora tutti vivi: ciascuno preme l'anima verso direzioni opposte. La società esige, il nostro individuo esige, la nostra voglia di abbandonarci al flusso della vita ci accarezza. Spesso vince la divisione e i momenti della giornata sono offerti ai vari miti che, di volta in volta, dominano.
Psiche è sicuramente la figura meno nevrotica in quanto il suo atteggiamento è di affidamento: dimentica se stessa e sente la vita che vive in lei, senza dover essere. Ma il mito di Psiche e Amore è fondamentale non solo come processo di individuazione al femminile, piuttosto è l'idea di unità che si afferma. Solo coscienza o solo eros non bastano, rimane la divisione. E' significativo che Psiche sia donna mentre Amore è uomo, ribaltando l'usuale stereotipo. Come a dire:
prima occorre portare alla luce la parte nascosta di se stessi che tipicamente nell'uomo è rappresentata da eros mentre nella donna dal logos. Solo quando si ricompone una completezza della propria essenza, allora si potrà ricercare un'unione più alta in cui il frutto sia voluttà. In questo modo cade anche il meccanismo proiettivo della coppia uomo-donna che si basa sulla proiezione dell'Anima dell'uomo sulla donna e, viceversa, dell'Animus della donna sull'uomo.
Dioniso e Apollo, Eros e Logos, spensieratezza e rigore vanno insieme, contemporaneamente. Maschio e femmina vanno insieme, ma in ciascuno di noi. L'alchimia che ci permette di essere rigorosi e leggeri nello stesso istante, appassionati e distaccati, è il fine da perseguire.
Il mito di Platone nel Simposio che riguarda la ricerca dell'amore sintetizza forse ancora meglio questo discorso. In tale mito assai noto si narra che all'inizio gli esseri primordiali erano composti o da due maschi o da due femmine o da un maschio e da una femmina. Tali creature erano così potenti da minacciare gli dei, per questo Zeus tagliò ciascuna di esse in due: da allora tutti noi passiamo la nostra vita alla ricerca dell' altra metà. Spesso si trascura che le creature primarie potessero essere anche dello stesso sesso.
Credo che questo fatto sia fondamentale, non solo per una rivendicazione omosessuale, ma soprattutto per sottolineare che la vera unione è tra esseri in cui eros e logos sono già uniti. Quindi diventa davvero secondario se ci si trova di fronte a un uomo o a una donna.
Al di sopra del processo di individuazione esiste un'unità ulteriore. Da soli non si arriva molto distante, perché la voluttà che nasce dal proprio sentire completo vuole essere espressa, e per esprimersi occorre l'altro.
Nel ballo del tango si uniscono tecnica e sensualità, ma per ballare occorre essere in due. Psiche viene salvata da Amore, da sola non sarebbe mai riuscita a compiere il cammino. Un'opera che viene creata, piccola o grande che sia, ha bisogno di essere vista dagli altri; questo non per narcisismo, ma perché è necessario il riconoscimento dell'altro per attribuire valore al proprio lavoro.
Ecco allora che nasce una nuova unione a un livello più alto di quella che avviene nel singolo. In questo tempo di passaggio non credo che possa essere espressa una modalità unica di unione.
Inoltre, ognuno ha caratteristiche personali che determineranno i singoli tipi di unioni da vivere. Ma il mito di Platone sottolinea che l'unione non è più un appoggio reciproco o una delega all'altro, ma piuttosto un congiungimento tra simili per amplificare ed esplicitare quel senso di voluttà che talvolta pervade la nostra esistenza.

Tullio Tommasi


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