Individuazione
Trimestrale di psicologia analitica e filosofia sperimentale a cura dell'Associazione GEA
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Marzo 2000 | Pag. 1° | Agnese Galotti |
FONDO UN PARERE AUTOREVOLE
Anche Jung si pronunciò sulla necessità di affiancare, all'analisi personale, quella di gruppo, quale unico strumento per focalizzare l'atteggiamento sociale presente nell'individuo e permetterne l'elaborazione e la crescita.
In una lettera del 26 Gennaio 1955 ad Hans Illings, uno psicoterapeuta di Los Angeles, Jung così scriveva:
"Io stesso fondai un gruppo circa quarant'anni fa, ma era composto di persone analizzate, e il suo fine era costellare l'atteggiamento sociale dell'individuo.
Questo gruppo è attivo ancor oggi [il Circolo psicologico di Zurigo]. L'atteggiamento sociale non entra nella dialettica della relazione tra paziente e dottore e può perciò rimanere in una condizione non sviluppata come nella maggioranza dei miei pazienti.
Questo inconveniente divenne evidente solo quando il gruppo fu formato." E' così che anche Jung, che pure non ha approfondito, almeno nella pratica analitica, l'esperienza del gruppo, ne ha comunque riconosciuto la necessità.
Ad un soggetto che intuisca l'universale e che aneli a farne esperienza concreta pur nei limiti di una forma finita quale è il sociale in un suo "campione"- il gruppo - non può sfuggire il limite che la situazione analitica duale porta in sé: la coppia analitica può solo evocare il lato simbolico dell'universale, ma non può costituirne la manifestazione.
E' il setting di gruppo infatti che solo sa concretizzare la realtà di cui ciascuno, nella profondità di sé, fa esperienza.
Agnese Galotti
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