Individuazione
Trimestrale di psicologia analitica e filosofia sperimentale a cura dell'Associazione G.E.A.
Direttore : Dott. Ada Cortese
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Giugno 2001 Pag. 13° Ada Cortese


Ada Cortese

 METODO 

AMORE E GELOSIA

maestro di chiavi, guardiano di soglia

Le origini "torbide" di questi sentimenti L'amore è normalmente quel rapporto interdipendente e convenzionato in un contratto anacronistico che, quando raggiunge il culmine dell'espressione sociale, si chiama ancora, vero e proprio dinosauro, "matrimonio".
Questo "amore" resta imbrigliato e soffocato entro gli archetipi ereditati da un ancestrale contratto sicchè le aspettative sono previste e considerate legittime.
Il fatto rilevante è che le aspettative, radicate e tutt'uno con l' interiorizzazione del contratto, si fanno presenti anche quando il contratto reale manca.
Non si può dunque esaminare questo sentimento senza considerare l'ambiente "torbido" all'interno del quale sorge:
l'ambiente della psiche originaria e dei suoi primi movimenti istero-paranoidi.
Pertanto sarà utile soffermarci su quello spazio mentale che è nato e si è sviluppato parallelamente all'evoluzione delle strutture sociali esteriori dal branco, al proto-villaggio matriarcale, ai clan patriarcali, ecc.
Questo spazio è lo spazio dell'Io, comprende la nostra immagine con tutte le sue potenzialità, arricchita dei mezzi e degli strumenti di cui sa appropriarsi e che genericamente raccogliamo sotto il termine "mondo degli oggetti d'amore".

Il mondo degli oggetti d'amore Il mondo degli oggetti d'amore è dunque il regno dell'identificazione introiettiva e isterica attraverso cui il nostro Io si espande (nel mondo) in virtù del possesso e dunque del potere.
L'identificazione isterica appartiene a quel processo attraverso cui il nostro Io può percepirsi e storicizzarsi in un particolare contesto grazie alla sempre maggiore acquisizione di oggetti d'amore e alla loro conservazione.
Questi oggetti, detti "d'amore" si differenziano dagli altri perché ci fanno da interfaccia col resto dell'ambiente sicchè veniamo mobilitati quando essi vengano aggrediti o ghermiti e pretendiamo che essi si mobilitino quando noi abbiamo bisogno.
Sono oggetti, cose e relazioni considerate ed avvertite istericamente tutt'uno con il nostro Io all'interno di un automatismo attraverso cui ci arroghiamo il diritto alla loro cieca disponibilità.
In quanto assoggettati al nostro dominio o al nostro protettorato, pretendiamo che essi ci corrispondano con lo stesso fervore e zelo.
Da queste considerazioni va da sè che amore e gelosia siano interdipendenti.
Ricordiamo l'etimologia di "gelosia"dal latino medioevale "zelusus" (pieno di zelo) a sua volta derivante dal greco "zelos": "emulazione", "invidia" aggiungerei io oggi "gelosia: invidia superata nel possesso raggiunto e nell'emulazione riuscita che porta l'invidia a trasformarsi in gelosia".
Gelosia verso persone ed oggetti Si può essere gelosi dei più diversi "oggetti" d'amore: delle proprie cose, della propria vita "privata", del proprio partner, insomma di tutto ciò che può essere preceduto dal pronome possessivo "mio". Certo, i gradi di complessità crescono quanto più ci si addentra nelle gelosie verso le persone ma, in definitiva, si può affermare che le dinamiche di fondo sono le stesse anche se nei rapporti interpersonali l'incrocio di simmetriche corrispondenze complica parecchio le cose.
Dunque è solo per sterilizzare il discorso che parlo in prima battuta di gelosia verso gli oggetti e dopo di gelosia interpersonale, termine non esistente perché concettualmente incongruo e ciò volutamente, proprio per aprirmi la strada al suggerimento che vorrei trasmettere:
riflettere su quanto sia poco "umano", dunque assolutamente incongruo fare dell'altro oggi un nostro oggetto.

I vari tipi di gelosia Si possono elencare vari tipi di gelosia: la gelosia reattiva, la gelosia preventiva, la gelosia retrospettiva.La prima, gelosia reattiva, è gelosia fisiologica. Un esempio: mi rigano la macchina, faccio terribili pensieri e magari impreco, non sarà inglese ma è fisiologica alla nostra latitudine.
La seconda, gelosia preventiva, vive nel mondo della patologia: per evitare che l'oggetto d'amore venga danneggiato lo metto sotto sequestro preventivo.
E' il regno della patologia schizo-paranoica con tutte le sue mortifere implicazioni. Non presto la macchina a nessuno per evitare che me la danneggino.
Non presto il libro perché temo che non me lo rendano.
Uccido la donna che non vuole stare con me affinchè non sia di nessun altro.
La terza, gelosia retrospettiva, è ancora più grave da un punto di vista clinico perché essa denuncia la sopravvivenza di una psiche primitiva caratterizzata da mancanza di spazio e tempo interiori; vive nel mondo dell'orgoglio ferito, nella società dell'onore, della vergogna e del sangue.
Il soggetto, preda di questo sentimento, costruisce un mondo irreale, distorto, persecutorio fatto di ipotesi e di fantasmi. Un esempio: strappo il libro che mi è stato regalato perché da una piega di pagina mi convinco che qualcuno lo ha già letto prima di me!
Oppure da un giornale: "Uccide la moglie perché non era vergine".
Poiché la gelosia denuncia l'aspetto strumentale dell'oggetto amato, essa denuncia la natura dell'amore a cui sempre si accompagna: amore altrettanto strumentale. Perché?
Perchè l'amore così inteso e così esercitato è lo strumento, come abbiamo già accennato, per il gonfiamento e per l'arredamento, mobili, funzioni e servizi, dell'ego. La gelosia è la sua guardia di soglia. Amore e gelosia diventano così il maestro di chiavi ed il guardiano di soglia. Con una piccola differenza: se queste due figure simboliche sono presenti nelle tappe salienti di ogni viaggio iniziatico, in ogni impresa che racconta le peripezie dell'eroe (Virgilio era un maestro di chiavi per Dante, Cerbero era un guardiano di soglia), nel nostro caso esse sono utilizzate proprio per indicare la chiusura all'ignoto ed il rifiuto di riconoscere l'altro come altro da sè.

Tra conservazione e trasformazione Ci corre l'obbligo, a questo punto, ricordare che l'amore non si esprime solo attraverso queste ancestrali dinamiche.
Se l'altro da me non è scoperto già in me prima ed oltre ogni altro esterno a me, egli mi resterà sempre e solo oggetto, mentre se lo scopro come parte mia egli si vivifica della mia soggettività ed è questa percezione di me che mi aiuta a riconoscere e a conservare all'altro, fuori di me, la sua propria soggettività.
Anche nell'amore, dunque, che si tende a relegare nei confini del "naturale", l'uomo mostra la sua condizione contraddittoria sospesa tra conservazione e trasformazione.
La conservazione spinge l'uomo al concretismo, al narcisismo, alla patologia della comunicazione.
Essa perpetua il rapporto d'interdipendenza basato sulla archetipica divisione soggetto-oggetto, maschio-femmina, onore-orgoglio.
La trasformazione spinge l'uomo al simbolo, all'integrità psichica, al ritiro delle proiezioni, alla corretta comunicazione, alla libertà dalla condizione archetipale.
La trasformazione anela all'instaurarsi del rapporto intersoggettivo basato sul riconoscimento della reciproca presenza e soggettività.
Essa cerca un altro termine se ancora "ti amo" vuol dire "ti voglio". Se così è, infatti, esso segna inequivocabilmente la prevaricazione dell'uno, il possessore, sull'altro, il posseduto. Non ci si può "amare" reciprocamente pena l'irrigidimento statuario nell'abbraccio possessivo e mortifero.
Stesso blocco ingessante si produce nel caso in cui entrambi vogliano contemporaneamente e fuori dalla relazione l'uno il bene dell'altro decidendo, da sè, ognuno dei due, quale sia il bene dell'altro.
Insomma, l'amore, come abbiamo visto, è proprio una cosa meravigliosa! Una magica, complicata, ineluttabile e controversa alchimia dalla quale, in ogni caso, non ci si può sottrarre.


Ada Cortese


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