Individuazione
Trimestrale di psicologia analitica e filosofia sperimentale a cura dell'Associazione G.E.A.
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Settembre 2002 Pag. 11° Cristina Allegretti


Cristina Allegretti

 SCHEDE 

IL TOPO

Animale dell'anima, figura ctonia, simbolo dei poteri dell'oscurità, del movimento incessante, dell'agitazione insensata.

Nella religione cristiana è simbolo del diavolo, è il divoratore delle provviste. Santa Gertrude aveva il compito di proteggere da tale sventura, il topo è raffigurato mentre morde le radici dell'albero della vita.
Usato dall'uomo anche come cavia per i suoi esperimenti, nell'inconscio e' l'uomo ad essere messo alla prova, nei suoi bisogni, dalla presenza inquietante del topo.
Simbolo della sessualità, dell'oralità, del predominio del sociale rispetto al predominio individuale, il topo è un simbolo provocatorio rispetto alla coscienza piramidale, ben strutturata egoicamente dell'essere umano.
Il topo rappresenta spesso l'altro lato del Sè, è la manifestazione della poca familiarità che l'uomo ha con il suo lato universale.
Animale impuro, vive anche nelle fogne, si ciba di spazzatura, resta ai limiti del sociale e, restituito con queste caratteristiche alla dimensione interiore e psicologica dell'uomo, ne incarna assai intuitivamente, il simbolo dell'esilio dalla dialettica umana.
Il topo e' un roditore, vive nell'oscurità. Animale schivo, nel passato gli venivano attribuite facoltà demoniache e profetiche. Si organizza in gruppi, così può vedere come un simbolo che rode la coscienza del singolo, messaggero della necessità di aprirsi, era visto nel passato anche come portatore di sventura a causa del suo rosicchiare oggetti culturali: come libri e così via.
Il simbolo del topo può essere associato alla dea azteca Tlazolteote, la dea della sporcizia, associata alle arti magiche e alla purificazione dei peccati, agiva da tramite tra il penitente e il dio Tezcotlipoca "Lo specchio che fuma".
Il mito, a mio avviso, ripropone la natura ambigua del topo, rappresenta sia il limite che si rifiuta, sia la forza cosmica non ancora socialmente elaborata, non fruibile.
S. Freud, in "Casi clinici 5 - L'uomo dei topi", si esprime così su questo animale: "L'idea del topo è inseparabilmente collegata con il fatto che esso morde e rode con i suoi denti aguzzi; ma se i topi mordono, sono sozzi e voraci, non possono restare impuniti; gli uomini li perseguitano e massacrano senza pietà, come il paziente aveva talvolta visto fare, inorridendone. Spesso aveva provato un senso di commiserazione per quelle povere bestie. Ora, egli stesso era stato una volta un piccolo monellaccio disgustoso e sporco, che nella rabbia sapeva mordere chi gli stava vicino, ricevendone poi tremende punizioni. Ben poteva ravvisare nel topo il suo `sosia'".
Senza inoltrarci sulla forzatura che Freud opera, a livello di causalità, tra vissuti remoti di aggressività verso il padre e fantasia ossessiva della persona in questione, il topo in effetti può essere visto come l'immondo che l'uomo porta in sè e che non può essere accettato dal Super-Io.
Il topo ha in qualche modo a che fare anche con l'atteggiamento predatorio dell'uomo, anzi è esso stesso caricatura del simbolo della "preda" in quanto, quando gli capita di finire nelle grinfie "scientifiche" e "scientiste" dell'uomo, esso può conoscere assai bene la "crudeltà" di questo uomo _ demiurgo per la cui causa dovrebbe immolarsi. Si pensi alle cavie da laboratorio, alla vivisezione.
C'è un modo di dire per indicare minimo risultato con apparente massimo sforzo: la montagna ha partorito il topolino! Un sogno si fa cruda e caricaturale immagine di tale espressione popolare:
Dal centro di una montagna fuoriescono tantissimi topi.
La sognatrice viene aiutata da un giovane ad attraversare la montagna: egli pone tavole di legno al suo passaggio, sicchè i piedi di lei restano protetti dal contatto con l'orrendo popolo. La sognatrice si ritrova, all'interno di un mausoleo, con la propria psicoanalista. Il luogo è solido, marmoreo, bianco e silenzioso.
In questo sogno il topo rappresenta il lato caotico inconscio che esplode dalla montagna e che rende la stessa un posto insicuro dove stare, un brulicare di piccoli pensieri, il luogo eccellente dei personalismi in cui i tanti ego arrogantemente credono di costituire insieme la solidità e la certezza che solo la vera montagna, dunque il vero Sé, sa garantire. L'uomo soccorritore rappresenta il terzo occhio, la capacità riflessiva umana che conduce attraverso la morte dell'ego (che fino alla fine non rinuncia a celebrarsi se per riposare in pace vuole la "grandeur" di un "mausoleo") alla presenza in un luogo solido, silenzioso, e "purificato" dai "rodimenti" egoriferiti.
Significativamente, il sognatore, la notte prima del suo matrimonio, viene invitato a ridurre le proiezioni guardando al proprio inconscio. Tale è il senso del suo sogno:
Trova, tra le lenzuola, un topo.
L'immagine può segnalare, dunque, dinamiche inconsce ombrose che ci portiamo ancora dentro, e dai quali eventi importanti della nostra vita, quali la scelta di sposarsi, non ci possono difendere.
Il topo rimanda anche all' inconscio tout-court,che lega spesso il figlio alla madre, non solo alla madre esterna ma anche alla madre intesa quale parte dell'inconscio da cui la coscienza nasce.
Un sogno svela alla sognatrice una sua dinamica inconscia:
Nella cantina della madre vive un topo che divora tutto. La cantina è assolutamente disordinata in netto contrasto con la vera natura della madre, persona, caso mai, proprio eccessiva nella pulizia e nel rigore. Ciò che nella realtà è ordinato, nel sogno appare disordinato e il disordine viene alla luce nella cantina, simbolo del rimosso, dell'inconscietà, e nel disordine il topo: simbolo del caos, dell'animalità. Esso divora tutto, ogni oggetto affettivamente carico che in cantina, ovvero nell'inconscio stesso, temiamo e nascondiamo: i ricordi dolorosi, i limiti… ma anche le risorse, le nostre origini.
Il sogno può essere letto come un possibile richiamo alla sognatrice, ma anche a chi ha orecchie per sentire, di non lasciare abbandonato a se stesso l'inconscio dato che il rischio è quello di venire "divorati" proprio dall'inconscietà.
B., persona dalla coscienza evoluta, sì, ma anche donna con il tipico orrore del suo sesso verso l'animale in questione (musofobìa), mi ha confessato che, accortasi di "ospitare" un topolino a casa sua, ha lavorato di ingegno costruendosi un'esca per liberarsi di tale ospite.
La gioia, nel preparare l'esca¸ che le ha permesso di tuffarsi per un attimo nel rapporto cacciatore-preda, è stata pari al successo che il piano ha avuto.
Se ci abituiamo a leggere la vita concreta come un sogno, capiamo anche la gioia di B. per aver catturato il topo, quindi per aver simbolicamente neutralizzato l'inconscietà, per aver catturato il "roditore" di sogni.
Non sarà un caso se nel periodo in cui cerco di scrivere la scheda sul topo, un topo reale è stato visto nel giardino della casa dove abito: che sia tempo anche per me, sulle orme di B., di ingegnarmi e creare la nuova trappola contro i nemici dei sogni?
Me lo auguro!

Bibliografia:
S. Freud: "Casi clinici - L'uomo dei topi". ed. Bollati Boringhieri, Torino 1976 "La Garzantina - Simboli", ed.
Garzanti, Milano'99 J.C.Cooper: "Enciclopedia illustrata dei simboli", ed. Muzzio, PD `87


Cristina Allegretti


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