Individuazione
Trimestrale di psicologia analitica e filosofia sperimentale a cura dell'Associazione G.E.A.
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Marzo 2003 Pag. 12° Cristina Allegretti


Cristina Allegretti

 MITI E LEGGENDE 

LO STRUZZO

In Egitto la penna dello struzzo era simbolo di giustizia e di equità, l'origine di tale simbologia era che le penne di struzzo sarebbero tutte della stessa lunghezza.

Viene conosciuto nell'area mediterranea a partire dal secolo V a. C., anche se nell'Africa del Nord , doveva già essere conosciuto come dimostrano i graffiti rupestri dell'età preistorica.
Per Aristotele lo struzzo avrebbe una natura ibrida, mezzo uccello e mezzo mammifero di terra, è l'uccello più grande fra gli uccelli ed è onnivoro.
L'incapacità di volare di questo animale lo ha reso simbolo nei bestiari medioevali del devoto e dell'ipocrisia; segnala l'incapacità di mollare il mondo, la terra, anche se a mio avviso tale ipocrisia potrebbe alludere anche in questo contesto al bisogno di una spiritualità "concreta".
Dello struzzo è proverbiale lo stomaco: ha l'abitudine di ingoiare corpi estranei, specie se luccicanti, "cibi" che rimangono nel ventriglio dove vengono macinati pian piano, (da qui l'espressione avere uno stomaco di struzzo: capace di digerire persino il ferro, e da qui in senso traslato anche le peggiori offese).
In Egitto la penna dello struzzo era simbolo di giustizia e di equità, l'origine di tale simbologia era che le penne di struzzo sarebbero tutte della stessa lunghezza.
La stessa dea Maat, dea della giustizia e della verità, quando presiedeva alla pesatura della anime, aveva sulla testa una penna di struzzo, la quale serviva anche da giusto peso nella bilancia del giudizio. Lo si è interpretato come se anche un peso minimo potesse rompere l'equilibrio.
La dea come la piuma di struzzo rappresenta l'ordine universale fondato sulla giustizia.
La psicostasia, fulcro della teologia egizia dell'oltretomba, mostra al centro una bilancia: in un piatto, chiuso in un'urna, il cuore del defunto, simbolo della sua coscienza; nell'altro piatto: la penna di struzzo della dea Maat, appunto simbolo della giustizia.
A destra della bilancia si trova Thot, con la testa di ibis, pronto a registrare la sentenza; alla sinistra della bilancia si trova il dio Anubi con la testa di sciacallo, che tiene il defunto per mano avanti alla bilancia, mentre nell'altra mano impugna la croce ansata, simbolo della vita eterna che il defunto spera di ottenere.
Il defunto confessa i suoi errori commessi in vita, ai suoi piedi c'è il Divorante con la testa di coccodrillo e il corpo di ippopotamo, guarda il dio Thot che proclama il verdetto. Se la piuma è più pesante della coscienza il defunto è salvo, se la piuma è più leggera il defunto viene condannato.
Sempre nella società egizia le piume di struzzo servivano per fare gli scacciamosche dei faraoni e degli alti dignitari, e anche per loro rappresentavano la giustizia in quanto il loro dovere fondamentale consisteva proprio nel garantire la giustizia.
L'interesse a riflettere sulla simbologia di questo animale nasce dal fatto che esso ha visitato in sogno due persone che partecipano allo stesso gruppo psicoanalitico di Milano, e i due sogni sono giunti a distanza di una settimana l'uno dall'altro; come se l'inconscio segnalasse su quale simbolo fosse giusto soffermarsi per comprendere la dinamica essenziale del momento.
Nel primo sogno:
"C. è nel deserto e cavalca lo struzzo", nel secondo M., a cui è morta da poco la mamma, sogna:
"di essere in macchina con i genitori per raggiungere un aereo e partire per un viaggio che faranno insieme, ad un certo punto la macchina si ferma e M. si incammina da sola per cercare aiuto. Mentre si trova da sola in strada si imbatte in un corteo matrimoniale, di cui fanno parte una coppia di struzzi bellissimi, a colpire M. saranno proprio le piume bianchissime e soffici, M. si sente commossa dalla loro bellezza. M. vede un signore che porta in un sacchetto di plastica due struzzi cuccioli, la copia esatta della coppia. M. è preoccupata che i due cuccioli soffrano nella plastica, ma il signore la rassicura dicendole che verranno al più presto liberati." La prima associazione che viene in mente sullo struzzo è il luogo comune riportato alla dinamica umana di "nascondere la testa sotto la sabbia", quando si è davanti ad un problema: nel sogno pare essere possibile cavalcare, cioè tenere a bada, questa tentazione, costringendo lo struzzo a tenere alta la testa.
Nel secondo sogno pare esserci una trasformazione del simbolo, che riporterebbe alla purezza della sua simbologia nella cultura egizia. Le piume soffici paiono rappresentare la leggerezza dello spirito, gli struzzi nel sogno appartengono ad un corteo matrimoniale: appartengono alla dimensione simbolica della coniunctio: ovvero quella dimensione interiore dominata dallo spirito e non dall'egoriferimento che ci permette di vivere l'unione degli opposti perché nella dimensione dello spirito non partecipa la separazione né la contrapposizione, ma l'unione.
Già Eraclito diceva: "l'armonia invisibile val più della visibile".
Il sogno rappresenta già esso stesso un'unione d'opposti: la coppia dei genitori che nella realtà sono morti, quindi la vita, la morte e un matrimonio, una nuova unione.
Gli struzzi piccoli paiono riportare al rischio di una ripetizione, ovvero alla ricerca di una dimensione affettiva psichica nella dimensione spirituale:
a mio avviso il rischio è quello di involgarire e deformare la visione dell'insieme anziché gioire della sua soavità.
La ripetizione si evidenzia nell'identicità dei piccoli con la coppia grande.
Un versione dice che lo struzzo depone le uova ma non le cova, si siede davanti ad esse e le fissa con gli occhi, esse si scaldano e grazie a quel calore si schiudono ai piccoli. La presenza dei cuccioli alluderebbe, allora, alla potenza degli occhi, ovvero della visione capace di schiudere nuova vita.
Per un'altra versione invece, sarebbe il calore del sole a covare le uova dello struzzo, e per la religione cristiana questo fungeva da metafora della resurrezione di Gesù dal sepolcro. La presenza dei cuccioli potrebbe, dunque, significare una grossa trasformazione.
Se vogliamo passare un attimo alle metafore umoristiche del linguaggio moderno chi non si ricorda bip-bip, il veloce cartone animato che non si fa prendere mai dal vil coyote?, che ne inventa di tutti i colori e non ce la fa mai a prenderlo: troppo veloce, per essere raggiunto….. Scommetto che spesso e con più facilità ci siamo identificati con il coyote sfigato, piuttosto che con la preda che non si lascia prendere.
Forse anche questo ci può fare riflettere.


Cristina Allegretti


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