Individuazione
Trimestrale di psicologia analitica e filosofia sperimentale
a cura dell'Associazione GEA
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Giugno 2004 Pag. 10° Laura Ottonello


Laura Ottonello

 METODO 

IL CONTROTRANSFERT IN ANALISI

E' illusorio sperare che un'analisi possa essere esente da errori; per questo é fondamentale utilizzarli al meglio per trasformarli da ostacolo in risorsa.

L'aspetto centrale del lavoro psicoanalitico è quello che verte sui sentimenti, le emozioni e tutto ciò che riguarda, dal punto di vista relazionale, le due personalità in gioco, ovvero il transfert e il controtransfert che sono i prodotti dell'inconscio.
Non vi può essere, se non per motivi didattici o descrittivi, una separazione netta tra il ruolo attivo (dell'uno) e quello passivo (dell'altro) poiché, di fatto, ciò che avviene, come in ogni rapporto, è un interscambio circolare che suscita e mette in scena emozioni diverse in entrambi.
Vorrei qui soffermarmi sul controtransfert ovvero le risposte emotive dell'analista.
Premesso che, secondo Jung il transfert e il controtransfert non sono un prodotto esclusivo del rapporto psicoanalitico ma un fenomeno sociale che entra, in maniera variabile, in tutte le relazioni, è pacifico che, nel rapportarsi all'analizzando, l'analista, pur riconoscendosi nel compito che svolge, si porti con tutta la sua storia, con le capacità e i limiti. Ciò che lo distingue dall'altro, se l'analista è onesto con se stesso e, in virtù di questo, capace di svolgere un buon lavoro, sarà una maggiore consapevolezza data dalla facoltà di gestire il proprio mondo interiore, con i vissuti, i conflitti, le fantasie, i problemi irrisolti e le contraddizioni.
Ciò che conta per il successo di un'analisi è soprattutto la capacità dell'analista di gestire il controtransfert, cioè quel coinvolgimento emotivo inevitabile che si viene a creare nel rapporto.
Data questa premessa, un ruolo di primo piano è rivestito dalla possibilità di "errare": è illusorio sperare che un'analisi possa esserne esente; per questo è fondamentale utilizzare al meglio questa variabile per trasformarla da ostacolo in risorsa: è un ribaltamento logico che ha anche la doppia funzione di trattare e sciogliere quella tendenza all'idealizzazione che è uno dei maggiori ostacoli alla procedura analitica.
Il modo in cui l'analista sa trarre vantaggio dai propri errori e renderli costruttivi e trasformativi dipende dalla consapevolezza della sua fallibilità, dalla elasticità e prontezza con cui sa affrontare le dinamiche in gioco.
Risposte controtransferali "errate", infatti, non debbono essere viste come un ostacolo ma, semmai, come messaggi importanti per l'analista. Il paziente può talvolta essere inconsciamente un ottimo maestro poiché, attraverso tutto ciò che porta in analisi, illumina la via da seguire.
Per questo il mancato riconoscimento del controtransfert può essere rischioso per il prosieguo del lavoro. Quando accade vi è stagnazione, ripetizione, noia, confusione con vissuti transferali talvolta molto intensi. Talvolta il controtransfert particolarmente intenso induce una sorta di nevrosi ovvero un invischiamento affettivo da parte dell'analista che, attraverso l'altro, riduce, compensa o proietta dinamiche proprie, frammenti della propria storia personale non analizzati o nuclei affettivi rimossi. Oppure, "semplicemente" sta trattando la propria Ombra o una problematica personale.
Alcuni autori ritengono che, in caso di errore metodologico, l'analista non sia tenuto a rielaborarlo insieme al compagno del rapporto, in quanto questi si vedrebbe gravato di un carico eccessivo ed ingiustificato.
Secondo altri, accanto alla rielaborazione attraverso l'autoanalisi, può essere decisamente positivo permettere al paziente di partecipare al processo.
A mio parere la valutazione può esser fatta solo di volta in volta a seconda della persona che abbiamo di fronte e del momento peculiare che sta attraversando: immettere nel rapporto quell'errore può rivelarsi fatale o, al contrario, salvifico, nel senso che dà una spinta di accelerazione al processo di soggettivizzazione in corso.
"Con l'insorgere della traslazione _ scrive Jung _ la struttura psichica del terapeuta si altera senza che egli stesso sulle prime se ne renda conto: egli viene contagiato." Da questa contaminazione da parte dell'inconscio possono nascere le difficoltà a gestire il controtransfert, soprattutto quando sono in ballo sentimenti forti, perloppiù ostili e distruttivi ma anche amorosi; tuttavia, quello che, a prima vista, può essere percepito come un ostacolo può essere trasformato in risorsa evolutiva per entrambi.
E' come se, attraverso i vissuti suscitati dall'analizzando, anche l'analista ogni volta si risanasse, poiché è solo attraverso il suo farsi carico della malattia dell'altro che è in grado di guarirlo.
La contro-risposta al transfert del paziente è nevrotica quando l'analista, attraverso risposte "orizzontali", ripropone inconsciamente, secondo la Legge del Taglione, dinamiche che, soprattutto se si stabilizzano, non portano da nessuna parte ovvero non favoriscono progressi.
Nel controtransfert positivo i vissuti dell'analista sono in sintonia o quantomeno rispondono ai bisogni del suo interlocutore per una forma di identificazione empatica, cosa che avviene soprattutto all'inizio del rapporto.
Ciò che aiuta l'analista a "mettersi nei panni dell'altro" è la sua capacità di funzionare come tale, per una predisposizione a comprendere che, come ha scritto Rosenfeld, lo rende come una "radio ricevente".
In questo caso si giunge ad un controtransfert appropriato nel senso affermativo che intendeva Jung. Egli ha sempre ribadito l'importanza dei sentimenti positivi per l'esito terapeutico.
Talvolta, in occasionali momenti critici, soprattutto quando si incontrano le aree psicotiche o arcaiche della psiche, l'analista può restare intrappolato in dinamiche inconsce accompagnate da emozioni molto intense.
Ciò che permette ai due di procedere è la competenza dell'analista che, proprio in virtù della sua maggior dimestichezza con l'inconscio e con le proprie problematiche esistenziali, è in grado di affrontare i sentimenti controtransferali e basandosi sui suoi vissuti, veri e propri strumenti di lavoro, può approfondire il rapporto con l'altro e aiutarlo a crescere.
La trasformazione reciproca nel corso del rapporto è sovrapponibile alla trasformazione alchemica delle due sostanze nel vaso alchemico. E' un incontro creativo che favorisce lo sviluppo delle potenzialità di entrambi.
Il controtransfert non è una risposta parziale ma rientra nella totalità della risposta dell'analista e chiama in causa sentimenti forti che possono far "traballare" la struttura stessa del rapporto. Nel parlare d'analisi si evoca spesso il mito del guaritore ferito perché questa è l'immagine che più si addice al tema che stiamo affrontando.
Il potenziale terapeutico dell'analista, il nocciolo della sua arte, è basato sulla sua capacità di comprendere, contenere ed elaborare le proprie reazioni ispirate dalla legge del taglione.
Il training personale è fondamentale poiché la funzione terapeutica deriva soprattutto dall'inconscio e le risposte del terapeuta, adattive o non adattive, entrambe necessarie per promuovere lo sviluppo, favoriscono il transfert e, con esso, l'interazione alchemica in un processo che, è bene ricordarlo, è sempre circolare.
Il controtransfert sintonico (Fordham) si ha quando l'analista ascolta e osserva attentamente l'altro prestando attenzione alle risposte emotive che questi gli suscita. E' come se mettesse a disposizione quelle parti di sé che rispondono spontaneamente ai bisogni del paziente, un personale coinvolgimento che, attraverso l'attività spontanea del Sé, favorisce l'introiezione di aspetti transferali e risposte controtransferali adeguate.
Il controtransfert illusorio deriva dall'aderire ciecamente ad una teoria o risponde comunque a istanze difensive da parte dell'analista.
Ogni analista è esposto al rischio di illusioni: è importante vederle perché sono anch'esse strumento di contatto e conoscenza dei processi inconsci e quindi essenziali per favorire la crescita della soggettività di entrambi.


Laura Ottonello


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