Home Anno 14° N° 51 Pag. 9° Marzo 2005 Cristina Allegretti


Cristina Allegretti
 RICERCHE 

IL LATO OSCURO DELL'EVOLUZIONE

Abbiamo il compito di parlare di tutto e di dire tutto, perchè oggi non dobbiamo preservare nulla, perchè ciò a cui abbiamo dato il nostro assenso si è già compiuto.

L'alunno mostra al maestro una sua poesia: Una farfalla:/le strappo le ali / e guarda, un peperoncino! La risposta del maestro non si fece attendere. "No, non è così, ascolta:
Un peperoncino:/gli metto le ali /e guarda, una farfalla. Questa storia zen che molti di voi avranno già sentito ci permette di introdurci nel labirinto delle infinite possibilità di creare (poetare). Le due poesie usano gli stessi oggetti eppure il quadro d'insieme che ne fanno è infinitamente diverso.
Che sia negativo o positivo il contenuto ovvero la semplice consequenzialità degli accadimenti ribalta completamente il senso, spesso anche noi ci ritroviamo capovolti completamente e il nostro senso cambia con il cambiare degli accadimenti, a volte ci ritroviamo peperoncini a volte farfalle.
Grazie ai maestri e agli illuminati pensatori, l'umanità ha a disposizione pensieri che accompagnano gli uomini di buona volontà a comprendere il balzo dell'evoluzione dal piano materiale, l'evoluzione delle specie e dei regni viventi, al piano del pensiero.
Il salto evolutivo che la vita ha compiuto dagli scimpanzé all'uomo ha comportato ancora una volta il ripetersi della logica ferrea che la vita ha sempre attuato: preservare se stessa, per cui lo scimpanzé ha continuato a preservarsi come tale e la nuova specie, l'uomo, ha preservato se stessa evolvendosi secondo il proprio "destino coscienziale".
Quello che accade dopo che il salto evolutivo si è compiuto è, a mio avviso,la percezione dell'impossibilità di rimuovere sia il nuovo già affermato sia la vecchia struttura psichica che ancora tenta di sopravvivere.
P.Teilhard De Chardin, in parziale ossequio al secondo principio della termodinamica, ci ricorda che, anche nel lavoro coscienziale, l'investimento delle proprie energie psichiche implica un costo che viene sostenuto necessariamente da qualche altro elemento del sistema, anche se tale costo risulterà alla fine inferiore alla nuova ricchezza che il lavoro dovrebbe produrre.
A mio avviso l' "originario" (dicotomico) modo di porsi della vita e del pensiero sta perdendo senso, perché un'altra dimensione sta emergendo, dimensione in cui il "progetto vita" assume un'altra coscienza di sé: un movimento interno alla stessa dimensione materiale - che per sua dura natura indossa gli occhiali psichici della separazione - sta procedendo verso la convergenza delle forme consapevoli, verso l'Uno laddove gli occhiali psichici sono inutili anzi dannosi.
La destrutturazione della precedente logica è attiva in tutti i livelli:
personali, sociali, affettivi, lavorativi, spirituali.
Essa non viene vissuta solamente da quel soggetto Unico che si riconosce nella dimensione spirituale, ma è vissuta anche dalla memoria del funzionamento fin qui attuato dalla vita, nel sistema uomo.
Essa si fa sentire da entrambi i lati.
Oggi pare chiaro in chi vive la dinamica nuova che non si può agire la rimozione nei confronti dell'ancora persistente memoria del vecchio, che continua a bussare al nostro cuore, e che incurante dei pregiudizi infantili ci richiede una sacra celebrazione.
La celebrazione della vecchia memoria del sistema uomo, che ancora ci porta dolore, ci permette di convergere e di celebrare anche la nuova logica, la nuova dimensione, in quanto entrambe le dimensioni agiscono in noi e noi non possiamo che contemplarle insieme perchè l'una rimanda all'altra.
Se da un lato, nei soggetti che vivono la mutazione coscienziale, l'eros si sta dando con sempre maggiore libertà, leggerezza e distanza dal personale, dall'io, dall'ingombro dei falsi problemi, per attuare una semplificazione (che, cambiando registro, in ambito conoscitivo porterebbe idealmente al superamento della psicoanalisi, al superamento della filosofia, al superamento delle scienze) dall'altro, la percezione dell'avanzare del Soggetto Uno non può che essere percepita con angoscia dal vecchio sistema, che, in quanto ancora vivo, trema per la sua morte che l'arrivo del nuovo sentenzia.
Sgomento, estraneità, solitudine, tristezza, inadeguatezza, rispetto a tutti i piani della vita si lasciano così comprendere.
Il continuo alternare tra una dimensione e l'altra ci costringe a mettere in relazione tutti i livelli, senza più appigli ad alcun trascendente. Nessun altro che ci possa "salvare", dalla catastrofe, dalla morte, dalla distruzione.
In questo momento si cela anche il rischio della follia: quando la trasformazione viene vissuta come unilaterale incalzante anelito a diventare sempre altro, a rincorrere l'altro inteso come l'alterità che non saremo mai.
E' proprio nella perversione di tale dinamica che il filosofo Severino pone l' origine della follia dell'Occidente .
Come nuovi dèi mitologici abbiamo la percezione di realtà diverse, con la capacità di fare parlare e celebrare il passato (il prima) nel presente, con la capacità di percepire nel presente il futuro (il dopo). Siamo ciò che deve essere ancora trasformato. Siamo i trasformatori. Siamo ciò che è già stato trasformato.
Per riprendere una metafora zen: siamo la direzione, siamo la freccia e il centro del bersaglio.
E' come una nuova celebrazione capace di essere intesa e realizzata dai mutanti umani.
Abbiamo il compito di parlare di tutto e di dire tutto, perché oggi non dobbiamo preservare nulla, perché ciò a cui abbiamo dato il nostro assenso si è già compiuto.
Al contempo ci sentiamo senza compito perché anche questa funzione fa parte del passato.
Ma se "siamo davvero" lo siamo al di là delle logiche che ci sfiorano il cuore, lo siamo al di là delle parole a cui diamo vita.
Al di là del salto, dunque dopo che si è detto finalmente "sì", ogni vissuto è sacro perché lo vive chi il salto lo ha compiuto.
La nuova consapevolezza pare essere ancora una volta portata dalla psicoanalisi come ci suggerisce un sogno:
"La sognatrice vede morta la propria analista e assiste alla sua trasformazione, essa diventa una sfera di legno levigato chiarissimo. La sfera è l'evoluzione". Di una cosa siamo certi: che sia doloroso, che sia estatico, che sia ripetitivo o nuovo, tutto ciò che dentro di noi accade e chiede ascolto ha senso solo se riportato all'interno della relazione concreta, unico luogo capace di farci sentire nel Punto Momento, unica realtà capace di rassicuraci e di consentirci di darci al di là del divenire come al di là dell'essere.


Cristina Allegretti


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