Home Anno 15° N° 57 Pag. 10° Dicembre 2006 Carla Piccini


Carla Piccini
 RICERCHE 

BELLEZZA DELLA PAROLA, DEL CUORE, DELLA VITA....

Se la vita non è più "fuori" ma è "dentro", non esiste più appartenenza a categoria o a persone o a gruppo.

Parola
La bellezza della parola, la sua bestialità. La parola che fa fede alla passione interiore, che svela, che dona all'altro, che riempie a sè un vuoto di significato, che trascende e dà significato, che veste di luce un moto del cuore. La parola bruta, che uniforma, che livella, che riporta a formule, convenzioni, conformismi indiscussi, che nega, ma non è curiosa, è cieca di fronte al delicato velo che ricopre ogni anima.
Ci sono delle grandi parole :libertà - solitudine - silenzio.
Dentro ognuna di queste c'è un mondo che vorrebbe mostrarsi, un mondo in trasformazione, in perenne creazione e domanda, che vorrebbe essere detto per prendere consistenza a fianco e tutt'intorno a noi.E' un mondo che non accetta compromessi, e che vuole essere rappresentato nella realtà e non nell'immagine, per quello che è, e quindi vuole il più grande rispetto della parola. Spesso la parola è volgare, non per i contenuti, ma perchè ne è priva; è ripetizione e adesione alla norma. Ma perchè per comunicare si pensa di doversi attenere alla norma, a quello che si crede che l'altro pensi sia normale? E in nome di questa normalità, - che non esiste- creiamo tutto un modo di comunicare conformismi, ai quali finiamo per credere noi stessi. E così viviamo immersi in una totale rappresentazione. Questo è uno dei tanti scherzi che riesce a giocarci quella strana macchina che è la nostra mente. La fedeltà a noi stessi, ci imporrebbe di immergerci nella nostra interiorità e di rispettare come sacre le parole che proferiamo.
Le parole possono curare, le parole possono rovinare.
Le parole sono una grande parte di noi , e tanto più si cresce, tanto più vanno usate con cautela, con pudore, con meraviglia di quello che possono portare alla luce.
In definitiva con poesia.
Dov'è la poesia ? Ce n'è tanta.
Atteniamoci a quella, liberiamola dalla volgarità.
Una parola grande come "libertà" non finisce mai di commuovere. Cosa significa? I significati sono tanti e diversi, ma già nel suono c'è un piacere segreto, c'è una musica, una emozione, che va un po' trattenuta. C'è una indicazione, di una strada da seguire. E' la stella polare di ogni percorso di crescita. Libertà..... e ciascuno , se si era perso, sa già un po'meglio cosa deve fare. E' bello anche dire: io sono libera - io voglio essere libera. Non sempre, ma può far già stare meglio il pensiero di quella possibilità. Che poi è l 'amore e l'attenzione verso il nostro specifico progetto esistenziale. E' l'amore e l'attenzione verso il nostro sè, è il sentimento stesso del sè e di sè. C'è qualcosa che possa farci sentire meglio?
Ci sono momenti in cui le parole, in poesia o in musica, mostrano e ci mettono in risonanza con il nostro sentire più profondo, e con lo spessore della realtà,che sono tra loro intrecciati. E' come se traducessero " verità " che percepiamo a malapena, nascoste nelle solite cose di tutti i giorni, e facessero cogliere tutto ciò che c'è nel mondo delle cose, dei gesti, dei fatti, della vita. C'è tanto altro:energia, luce, vero, che non si può cogliere facilmente con i nostri strumenti percettivi, per cui non siamo preparati. Oppure siamo schermati dal vero, che si nasconde dentro ogni materialità, per non rimanerne abbagliati, e per coglierlo a piccole dosi.

Dentro e Fuori
A volte sembra che la vita sia fuori di noi, che stiamo qui a guardarla, un po' esclusi. Ma dov'è, e dove stiamo ? Che ci tocca fare ? Ci rimettiamo agli altri o alle regole per parteciparvi . Ma niente fuori può sapere il da farsi : è la vita stessa a dire cosa fare, a viverci, manifestandosi come energia, come impulso, come passione.
Il tempo entra e vive in noi, lo spazio ci riempie e noi riempiamo lo spazio. Le forze vitali che ci accompagnano , ci conducono, ci animano.
Se non c'è più nessun padre, ci si trova nella vertigine del rapporto diretto con la vita e con la nostra.
Ci muoviamo a volte spinti da un desiderio, in cerca di appagamento. Ma è bene sapere che niente potrà appagare, che la felicità non si trova nell'appagamento. Ma nell'accettazione, nel distacco, nella presa in carico delle passioni: à qui che si può essere padre-madre di se stessi. Nel tentare ogni volta di rimettersi al mondo nella ricerca, nel confronto e adempimento e poi metabolizzazione e superamento delle passioni.
E poi ,è nella serietà con cui esse - le passioni - si accettano e si subiscono, che siamo profondamente veri, nel sentimento del nostro essere e del suo travaglio . E qui che si può sapere di esistere, e crederci, e che ciò sia una cosa importante. Se non c'è importanza in noi ,a prescindere dalle peculiari doti e virtù e utilità sociali, ma solo per il fatto di - Essere- non ne riusciremo a vedere nemmeno intorno a noi e di fatto potremo donare poco.
E' importante tutto ciò che ci attraversa: desideri, passioni, emozioni, sentimenti : è lì che si manifesta il nostro istinto vitale, è lì che c'è la vita. Sono il nostro riferimento, la fiamma che la vita ha acceso in noi . Non va censurato, nè trascurato, nè cosiderato poca cosa. Sono gli strumenti per vivere, la manifestazione della vita stessa.
Se vediamo il centro in noi,e potenziamo la relazione con noi stessi fino ad amarla,sentiremo prendere consjstenza dalle nostre capacità, virtù e difetti. Impareremo a seguire le nostre inclinazioni, originalità, curiosità, sia che siano costruttive, o puramente fruitive o fine a se stesse. Così ci può essere creativita' e realizzazione, che è qualcosa che si apre verso il mondo.
A questo punto se la vita non è più fuori ma è dentro, non esiste più fuori e dentro, appartenenza a categoria o a persone o a gruppo, ma si appartiene al cosmo. E il cosmo appartiene a noi, non c'è proprietà privata, non si può più comprare niente.
Ma in effetti posso ben comprare un terreno, un bosco, ma non posso certo comprare le nuvole.... perchè poi lo dovrei fare se sono già mie?

Cuore
Il cuore se "c'è" produce amore. Se non c'è, è assente, provoca un vuoto. MA è bene percepirlo fino in fondo: assoluta mancanza di senso, assoluta mancanza di sè, assoluta mancanza del sentimento di sè. E quindi isolamento.
L'amore per sè (quella serena sensazione che vede il nostro corpo in danza con ciò che ha intorno nella espressione del sentimento interiore), porta di conseguenza all'unione verso il mondo. La sua mancanza provoca isolamento, io qui, il mondo là. Quindi perchè io?
L'amore per sè va cercato, atteso,alimentato della propria storia personale, e piuttosto, se non c'è, vissuta la percezione di questa mancanza, la percezione di una emozione negativa di indifferenza, per sè e per tutto. Spesso causa di questa mancanza, è una sofferenza inconsapevole che ci impedisce di contattare il nostro sentire.
Analogamente sul piano della coscienza, del pensiero: la conoscenza nuda e cruda del reale, noi inclusi, attraverso i sensi, è così relativa, parziale, transeunte, discutibile, che ci distanzia dalla realtà: ci fa sentire di nuovo: io qui, il mondo là.
Questo mondo è così solo per noi, nel tempo e nello spazio, e neppure uguale per tutti, ma diverso.
E per gli altri esseri viventi ?
Che conoscenza ne hanno attraverso i loro sensi?
Elevarsi ad un livello di coscienza superiore, che trascenda il reale. Questo è benefico. Sentirsi parte di una totalità, anelare ad una appartenenza, che già in parte la materia del nostro corpo dimostra: siamo fatti di atomi e molecole, e poi di cellule, apparteniamo al creato. Nessuno in particolare ci guida, ma tutto intorno a noi ci accompagna in questo momento del divenire, siamo coinvolti; non dobbiamo attestarci sul piano dell'io, che è "solo" per come la nostra coscienza lo sente, ma sul piano della grandezza del sè, dell'universale, che pure la nostra coscienza può conoscere.
Siamo accompagnati, non siamo isolati; siamo piccoli, ma siamo anche grandi.
Ma componendo insieme i due discorsi: questo passaggio dal particolare all'universale, si può fare solo con il cuore; e il passaggio dalla solitudine al sentimento di sè si può fare solo con l'aiuto di una coscienza allargata.
Una visione del reale "materialistica", distaccata, forte solo della esperienza dei sensi, è come un guscio vuoto; e va di pari passo con una visione del mondo "concretistica", fatta solo di programmazioni, eventi, fatti e impegni.La nostra natura spesso ci fa scivolare ineluttabilmente verso questi estremi.
Invece ciò che i sensi conoscono, va animato, va riempito di significato , va reso vivo, da quello che l'anima ci suggerisce, senso animistico del mondo, quindi spirituale, un tantino misterioso, indecifrabile.
Non permettiamoci di vedere il reale come una mera -rappresentazione psichica- intesa nell'aspetto mentale, più razionale. E' questo, senza dubbio, ma è anche altro. E così non permettiamo di rendere la nostra vita una pura sequenza progettuale di azioni, in cui siamo automi, banalmente ripetitivi, concediamoci di essere -ben altro- non per merito, ma perchè tale è il nostro destino.
Anche se questo -ben altro- spesso è indefinibile, o inspiegabile, o poco conoscibile con la ragione, inesprimibile.
Quando siamo nel mezzo del guado non perdiamo anche il "sale" della memoria: la memoria di ciò che c'è gia stato -oltre- dentro di noi: la fede al posto della noia, la speranza al posto della di-sperazione, il desiderio di vivere al posto della morte in vita.


Carla Piccini


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