Home Anno 16° N° 58 Pag. 11° Aprile 2007 Carla Piccini


Carla Piccini
 STREAM OF CONSCIOUSNESS 

IN QUESTO TEMPO

Andare verso noi stessi è probabilmente il modo migliore di andare verso gli altri.

A molti di noi, uomini e donne di questo tempo, e di questo angolo di terra, è dato essere condannati a vivere una pesante contraddizione: dedicare gran parte del nostro tempo al superfluo, ad attività spesso inutili, atte a tenere in piedi un sistema economico e consumistico che non corrisponde minimamente alle nostre necessità e piacere, [ se non in modo illusorio ], e constatare pressocchè quotidianamente quanto ovunque e anche qui vicino a noi i nostri fratelli muoiano di fame.
Siamo condannati ad agire futilmente per mantenere il nostro privilegio, fino a sentirne noia e disgusto, e a sentirci allontanati dalla semplicità e dalla gioia, che appartiene ,si sa, con più probabilità, ai poveri -di spirito- .
Siamo condannati ad assistere impotenti alla distruzione di questo meraviglioso mondo a causa del nostro inquinamento, pur amandolo, senza sapere come mettervi un freno.
Ma perchè ci è dato questo destino? Le risposte sono poche, o meglio, non ci sono.
Allora , è possibile darvi un senso?
Evidentemente è questo il nostro male; evidentemente è anche questo il nostro dolore. E' inutile scappare dal dolore: lo aggiriamo da una parte, e si ripresenta da un'altra. Proviamo a trascendere il dolore, a sublimarlo. Facciamone una ragione di vita. Se loro hanno il dolore della pancia vuota, noi abbiamo quello della pancia piena.
Tante volte invidio la gioia del vivere di mia figlia Cecilia, cerebrolesa, gioia che sgorga autentica e innocente proprio dal fatto che lei non ha niente, niente da difendere, niente da rivendicare, nessun contenuto, nessuna identità, e non per questo non è una persona che non sappia difendere la sua propria essenza con grande dignità. E' solo in ricerca di un dolce dialogo. E ciò le basta.
La casa è troppo piccola e chiusa, è bene che sia aperta, come suggeriscono i sogni. Il male e il bene sono stati distribuiti uniformemente al mondo: facciamocene carico, assumiamoci la nostra fetta di male ,che non è solo quella che deriva dalla nostra storia personale e dalle nostre ombre. Quindi è questo un compito, uscire dall'individualismo.
Che cosa ci tocca testimoniare? Il nostro male di avere troppo, che è come una spina nel fianco, che ci offusca la vista, che non ci lascia vedere con occhi puri, la semplicità e la bellezza del vivere.
Il nostro male dell'ingordigia, che non ci fa fermare nell'avere, che, sostanzialmente, non ci fa fermare nel punto, momento,luogo preciso, in cui ci troviamo, per, finalmente, accorgecene.
Per accorgerci di noi, persone di coscienza, e di quale fetta buona di umanità siamo fatti, e per salvaguardare la quale che cosa ci tocca fare, in che direzione dobbiamo rimboccarci le maniche. Perchè, se c'è del buono in noi, è tempo di viverlo, e di testimoniarlo.
Questo rappresenta un dovere e risponde ai profondi bisogni dell'anima. Per questo ha un senso che siamo stati creati: per difendere questa sacra umanità, là dove c'è, dentro di noi.
Le battaglie che ci troviamo a condurre con noi stessi, per sottrarci a un ruolo che non ci significa più, su cui spesso abbiamo delegato agli altri, forse inconsapevoli, il potere, fanno parte dello stesso movimento: andare verso il cuore della propria natura, con spregiudicatezza, dove ci portano i sentimenti, quelli elevati -che vogliono proteggere la dignità, che vogliono tutelare la Libertà del nostro stesso essere al mondo, per poterlo incarnare con pienezza-.
Andare verso noi stessi è probabilmente il modo migliore di andare verso gli altri.


Carla Piccini


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