Home Anno 17° N° 61 Pag. 2° Luglio 2008 Carla Piccini


Carla Piccini
 STREAM OF CONSCIOUSNESS 

PER CHI E PER COSA?

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Ritengo che la comprensione dei nostri fenomeni psichici, nel momento in cui si producono, dei sentimenti provocati da ciò che si svolge, siano fondamentali per la centratura dell'attimo presente. Senza questa comprensione, senza questa sinergia cuore-pensiero, la vita ci sfugge tra le mani. Cioè ci viene a mancare il piacere a lei intrinseco della presenza. Senza ciò la felicità possibile si trasforma in un doloroso desiderio di fuga, origine di ogni stress e nevrosi. La solita domanda: facciamo tante cose perché questo mondo lo induce, per cui perdiamo presenza, oppure non sappiamo fare, temiamo la presenza per cui accavalliamo infinite cose ?

Sfondare la superficie andando nello spessore, significa fare meditazione. Assomiglia ed è analogo a raccogliere sul piano esperienziale male e bene, gioia e dolore, e parteciparvi profondamente fino a percepire che niente è separato, che si tratta di un unico intero. La paura, che per me è l' incarnazione e l'origine di ogni male, fa parte del tutto e va solo, ogni volta ,sperimentata e trascesa.

Insieme alla paura le proprie bassezze, che puntualmente ritornano, dovrebbero condurci a una continua rimisurazione di sé e degli altri, a ridurre il più possibile gli errori di valutazione, tarandoci, per quanto si riesce , sulla altrui sensibilità. Un costante esercizio di umiltà, che poi ci restituisce sempre l'arricchente scoperta dell'universo dell'altro.

Nella scala progressiva dei propri bisogni, dai più elementari e carnali, ai più grandi, il tentativo di voler la pancia piena , di cercare di perseguire ogni tipo di appagamento, va a un certo punto placato , se non domato. Non passa certo da qui la strada dell'amore per se stessi, anzi produce facilmente e volentieri un disgustoso senso di nausea dal 'troppo'. Questo amore si esplica conoscendo tali bisogni, rendendoli espliciti da inconsci che erano.
L'amore verso il proprio sè, che ritengo essere qualcosa che include e supera l'amore di sé, ci obbliga ad un certo punto a volgerci verso l'altrui sé, per quella curiosità che è amore e desiderio di condivisione , di conoscenza di tutto ciò che è altro da sé.
Quindi l'amore per il nostro sé, per tutte le sue luci ed ombre, ci porta per mano ad abbracciare dentro sé tutto il resto, che comunque già in parte vi si intuisce abitare, e a cercare la soddisfazione di un desiderio di totalità. Tale esperienza si può compiere in solitudine,ma vorrebbe essere celebrata in comunione con gli altri.
In sostanza, quanto la fame di ricevere e prendere amore ci divora e ci rende a volte mai sazi, a volte tristemente mancanti in relazione a un mal percepito schema sociale, latore di 'normalità' , tanto lo sconfinato egoismo dell'appagamento ci procura un doloroso vuoto, ed è altrettanto se non di più deprecabile.
Vuoto del sé,e di relazione col sé altrui, con l'universale.

E infine si ripresenta più e più volte la difficoltà maggiore: riconoscere che i nostri privilegi sono semplicemente un dono, non sono scontati né garantiti , e per ognuno di essi si deve mostrare gratitudine. Che non 'abbiamo' niente, tranne la vita, e perciò, qualsiasi privilegio ci sia stato regalato, per nascita o per sorte, o anche per i nostri buoni meriti, in realtà non è nostro e non ne possiamo difendere e rivendicare il diritto, perché ogni cosa abbiamo sia materiale sia morale, parecchie persone che la vorrebbero. Non c'è bisogno di donare via tutto, ma provare a correggere almeno l'atteggiamento. Non c'è appagante risposta a questa palese ingiustizia, c'è solo una doverosa indicazione a una sana 'disapproprizione' con quello che in ognuno di noi ne potrà scaturire.


Carla Piccini


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