SILVIA MONTEFOSCHI
Il senso della Psicoanalisi
Incontri e conversazioni realizzati presso la nostra sede.
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A proposito di psicosi…

Stralcio di un dialogo con Silvia Montefoschi
Milano 2003 (*)

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C. porta il sogno seguente: "Vedo Silvia in una stanza che gioisce da sola. La voce dice che Silvia è tutto un soggetto, e io sono la testimone di questo.."

C. parla della sua esperienza più grossa: una forte crisi psicotica avuta qualche anno fa, esperienza che le ha donato la percezione del pensiero, la possibilità di riflettere in un Pensiero riconosciuto Universale. E’ di questo che nella sua vita C. ha bisogno.

Silvia: Non è tu che hai bisogno di questo, è il processo stesso che ha bisogno di sentirsi.

Non esiste sai il delirio, il delirio è tale qualora noi misconosciamo il pensiero universale che parla in noi, pena adeguarci al delirio del momento, per delirio si intende una fantasia, e per me non esiste la visione personalistica, tutto ciò che sentiamo appartiene al pensiero al di là del nostro personalismo.

C.: La percezione più profonda che mi lascia il delirio è la sensazione di essere senza interlocutori. Adesso sento che il nodo psicotico in me si sta sciogliendo.

Silvia: Come si è sciolto?

C.: Da quando ho cominciato a dare parola al mio sentire.

Silvia: Nel tuo sogno io non mi preoccupo se l'altro comprende o non comprende, io dico sono il soggetto. Il tuo io non esiste, esiste questo pensiero che dentro di te parla, dal momento che tu lo legittimi e lo manifesti ecco che l'interlocutore c'è per forza: è quello che ti ascolta.
Chi ha orecchie per intendere intende, importante è legittimarsi ciò che si sente, se ci si chiude nella propria interiorità si ricrea la dinamica dell'interdipendenza.
Questo sogno che hai fatto è un'indicazione per te, tu devi riconoscere in te il soggetto parlante.
Chi ha detto che dobbiamo essere tutti d'accordo? Avviene poi una selezione naturale. Chi non comprende non ha l'occhio per vedere.

Devi dare credito a quello che senti, dare voce alla voce, l'interlocutore è l'essere nella sua totalità, è l'umanità nella sua evoluzione. Ma tu pensa a quanti personaggi non sono stati riconosciuti! Giordano Bruno, finito sul rogo, non aveva interlocutori. Lui si sentiva inserito nella storia, il suo interlocutore era l'umanità che portava avanti il pensiero storicamente, non l'umanità del momento.
Dobbiamo sentire che il nostro interlocutore è il filo dell'evoluzione dell'umanità che di volta in volta è uscita dalla norma per portare avanti il pensiero, quello è il nostro interlocutore

Il sogno che mi hai portato è straordinario, è riferito a te, tu devi dire io sono il soggetto, se tu sei soggetto non hai bisogno di farti oggetto di un altro soggetto.
La dinamica dell'interdipendenza è l'unica relazionalità dell'amarsi umano, che porta in sé il reciproco odio, perché tutti finiscono per sentirsi dipendenti uno dall'altro.
L'uscita fuori dai residui psicotici è la strada che questo sogno ti ha indicato: l'identità nella soggettività universale.

C: Il soggetto tutto.

Silvia: Sì, soltanto che il soggetto Uno, porta ancora la memoria della sua oggettivazione materiale, e in noi agisce ancora questa oggettivazione materiale, nel nostro oggettivarci a vicenda.
La psichiatria definisce il delirio di persecuzione come patologia dell'altro, non vedendo come la persecuzione sia la totalità affettiva di tutto il relazionarsi umano. Io ho inventato una barzelletta su tale dinamica: lo psichiatra fa la diagnosi dopo essere stato in relazione con il suo paziente, e scrive "delirio di persecuzione", dopo un po’ pensa, "Oh Dio ieri cosa ho detto al primario! E adesso chissà cosa penserà di me?" E lo psichiatra non si accorge che tale pensiero ha la stessa radice del delirio di persecuzione diagnosticato al suo paziente. Delirio di persecuzione che si agisce in tutte le relazioni umane.
Lo psicotico porta alle estreme conseguenze la dinamica che sta alla radice della relazionale umana, la persecuzione, e questa dinamica dipende dal fatto che il soggetto vede se stesso come soggetto separato dall'oggetto che è sempre l'altro della relazione, correndo il rischio di essere a sua volta oggetto del pensiero altrui.

C: Tale dinamica è la gabbia infinita.

Silvia: Questo sogno che mi hai portato arriva oggi perché oggi siamo nel momento ultimo dove in noi si dice la verità ultima, la verità estrema, la verità suprema, non dobbiamo aver paura e sentirci nella paranoia se diciamo "in noi Dio parla" e fa il suo discorso.
Ormai l'umanità con la demolizione di Hegel e l'esistenzialismo, non sopporta il concetto di verità assoluta perché essa umanità è legata ancora all'io, dunque necessariamente – per dinamica proiettiva - teme che l'io se ne impadronisca e la imponga. Oggi vige il rifiuto del concetto dell'essere, del concetto universale, come se tutto non ci dimostrasse quotidianamente che è sempre un'unitarietà, questa stanza è un'unitarietà, questo corpo è un'unitarietà, un insieme di organismi viventi che formano un tutto organico, queste particolarità non avrebbero senso se non collocate all'interno di un'unitarietà relazionale e storica.

Jung ha parlato di individuazione, di individuo ma individuo vuol dire indivisibile e di indivisibile non ce n’é che uno. E noi dobbiamo coincidere con questo uno indivisibile.
Tutto appartiene a tutti, non dobbiamo appropriarci del pensiero ma dirlo perché oggi non c'è più niente di personale nel nostro dire.

(*) Per ulteriori approfondimenti suggeriamo il libro:

"
L'avvento del regno specificamente umano -

Visione sistematica degli stati della coscienza umana
nell'attuale momento storico attraversato dall'ultima mutazione
."

di Silvia Montefoschi

(a cura di C.Allegretti)