Individuazione
Trimestrale di psicologia analitica e filosofia sperimentale a cura dell'Associazione GEA
Direttore : Dott. Ada Cortese
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Settembre 1992 Pag. 5° Ada Cortese

Ada Cortese

 PROFILI 

FELIX GUATTARI

Rivoluzionario della psicoanalisi, nomade del pensiero,
bardo dell'Antiedipo.

Félix Guattari (1930-1992)
Nato a Villeneuve-les-Sablons a pochi chilometri da Parigi e formatosi nella capitale, lavorò per circa quaran-tanni nella clinica psichiatrica d’avanguardia di La Borde da lui stesso fondata.

Il contesto storico
La sua opera più esplosiva e significativa "L’antiedipo", opera scritta a quattro mani col filosofo Gille Deleuze, nasce nel 1972, in quell’ ambiente post-sessantottesco, intriso di effervescente creatività, di speranze e di rivoluzione. "Gauchiste" dell’estrema sinistra, sposò nel suo pensiero critico psicoanalisi e marxismo.
Guattari, eterno ribelle, rimase imbrigliato anche in vicende politiche italiane riguardanti l’ Autonomia degli anni ’80 a causa della sua amicizia con Toni Negri, spesso era ospitato nelle assemblee del movimento italiano e fu molto attivo nel denunciare l’avanzata della "restaurazione" in Italia.
Ma sono cose di tanti anni fa. Mentre troviamo oggi più che mai stimolante la sua denuncia fondamentale: la critica all’Edipo e a tutto il lato riduzionistico della vita che la teoria freudiana implica.

Il pensiero
Psicoanalista e filosofo di frequentazione lacaniana, rappresentò negli anni ’70 insieme al filosofo Gille Deleuze un grosso punto di riferimento per quanti avvertivano i limiti e le strumentalizzazioni ideologiche a cui si prestava il pensiero freudiano.
A proposito dell’Edipo così si esprimeva: "Non abbiamo assolutamente detto: "Edipo non esiste"; invece abbiamo detto: "Edipo esiste veramente". Non sono gli psicoanalisti che inventano Edipo, sono piuttosto i nevrotici...diciamo che Edipo non è una formazione dell’inconscio.
Edipo, qualunque uso se ne faccia è sempre una lezione di rassegnazione che ci dice RASSEGNATI A ESSERE MANCANTE DI CIO’ CHE DESIDERI (senz’altro è stato attribuito al desiderio un oggetto tale che sicuramente ne manchi) ".
Guattari rifiutò sempre di definire scienza la psicoanalisi. In essa egli, con Deleuze, ravvisava una pseudoscienza che, ammantata di sapere neutro, offriva i suoi favori in cambio di una conferma istituzionale e sociale, al nascente capitalismo. Favori che consistevano nel porsi essa quale strumento legittimante, come "naturali" e "normali", i rapporti umani prodotti dal contesto storico-economico.
"La psicoanalisi, sotto l’apparenza di una scienza, propone come norme insormon-tabili i procedimenti stessi della soggettivazione borghese; ossia il mito di una necessaria castrazione del desiderio, la sottomissione al triangolo edipico, un’interpretazione significante di ogni situazione che tenda a tagliarla dalle sue implicazioni sociali reali".
Guattari riconosce nell’inconscio e nel metodo psicoanalitico, tendente a liberare la "parola isterica", le grandi scoperte essenziali e rivoluzionarie del pensiero freudiano. "Ma tutta la storia della psicoanalisi è consistita nell’operare una nuova chiusura di queste scoperte e ha condotto a una misconoscenza della logica specifica del DESIDERIO".
"L’inconscio è del tutto positività, è una logica di flussi e di intensità che non sono determinati, controllati dalla rappresentazione (...) Si cosificano gli enunciati, il bambino vuole uccidere suo fratello, desidera la madre, è responsabile, è un criminale, è incestuoso: che lo sappia o no, il suo comportamento rientra nel campo della legge. Così tutti i poli (il bambino, il fratello, la madre) si sono cristallizzati nel campo della rappresentazione (...) .
Tutta la realtà è compressa nel campo meccanicistico dei valori binari: il bene-il male, il ricco-il povero, l’utile-l’inutile, ecc....
Ma l’inconscio non conosce queste categorie binarie, non conosce nè l’amore nè l’odio, per esso tutto è possibile nello stesso tempo, gli enunciati possono portare in parecchie direzioni a un tempo. Tutta la genetica psicoanalitica conduce a considerare che, finchè un soggetto non è sottomesso a quel sistema dicotomico e manicheistico, non è normale (...) E’ dunque in partenza che la psicoanalisi ha condannato il DESIDERIO INCONSCIO.
L’inconscio è ad essa apparso come qualcosa di bestiale, di pericoloso (..) L’energia libidica deve convertirsi nel sistema manicheistico dei valori dominanti, deve investire le rappresentazioni normali." Il suo linguaggio, come del resto quello di tutta l’area lacaniana, è secondo noi insufficiente a soddisfare il "sacro bisogno di Simbolo", il quale, proprio perchè negato e rimosso dagli intellettuali cosiddetti di sinistra, (essi stessi preda del funzionamento dicotomico) , è stato sempre e solo "demonizzato" e consegnato all’idealismo più deleterio.
Ciononostante non si può non riconoscere la modernità di un pensiero basato su interconnessioni multiple e simultanee: "L’idea di un con-catenamento collettivo, di un investimento collettivo della libido su parti del corpo, su gruppi di individui, costellazioni di oggetti e di intensità, su macchine d’ogni specie farebbe uscire il desiderio da questa oscillazione tra il triangolo edipico e il suo crollo nella pulsione di morte per aprirlo su molteplicità sempre più larghe, sempre più aperte al campo sociale".
Al di là del suo pensiero specifico insieme a Marco D’Eramo "ci dava sicurezza saperlo lì a Parigi, a San Francisco, in giro per il mondo, in giro per le idee, non domo".
Concludiamo con una frase di Felix in cui ci piace riconoscerci: "Abbiamo scritto l’ANTIEDIPO in due. Siccome ognuno di noi era parecchi, faceva già molta gente".

Opere
Scrisse molti libri tra cui "Psychanalyse et trasver-salité", "Rhizome", "La révo-lution moleculaire", "L’inco-scient machinique", "Les années d’hiver" e "Chaos-osmos".
Testi tradotti in italiano: "La rivoluzione molecolare" (Einaudi 1978) e, scritti insieme a Deleuze "L’antiedipo" (Einaudi 1975) e "Mille piani" (1980) .

Ada Cortese


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