Individuazione
Trimestrale di psicologia analitica e filosofia sperimentale a cura dell'Associazione GEA
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Giugno 1996 | Pag. 3° | Laura Ottonello |
TEORIA PADRE COME COSCIENZA
"E’ soltanto l’evoluzione della coscienza dell’uomo a promuovere l’evoluzione dell’essere e a decidere, quindi, del destino del nostro universo."
Il padre, simbolo della funzione maschile, incarna la possibilità per ognuno di attingere alla "parola". E' quell’insieme di possibilità che danno luogo al pensiero creativo, alla mediazione simbolica e all’agire finalizzato cosciente. Negativamente, è la sterile ripetizione di una vecchia logica anacronistica posta "fuori" dal soggetto, la sclerotizzazione della funzione pensante; è conformismo, rigidità, adesione acritica al già dato.
Il padre, quale personificazione e strumento della coscienza umana, costituisce una grande forza evolutiva poichè ogni individuo, essendo rappresentante e portatore del Logos, contribuisce, attraverso l’espressione viva di sè, alla creazione stessa.
Per l’uomo, in particolare, è divenuto molto importante, oggi, migliorare la conoscenza psicologica di sè, la cui base è riconoscibile anche nel proprio sesso e nella propria sessualità.
Se l’uomo in ricerca, infatti, si avvicina al suo centro, dovrà fare i conti con gli archetipi del maschile, cioè con quelle figure centrali dell’inconscio collettivo che, in quanto uomo, gli appartengono.
Gli archetipi, di natura psicoide, cioè al limite tra la psiche ed il corpo, sono connotati emotivamente da numinosità, fascinazione o possessione e producono immagini che vengono recepite dalla mente o dal corpo.
Il fallo eretto è una di queste immagini in quanto è l’attributo universale della virilità e possiede ovunque una valenza ed un significato simile.
L’eroe, come mitologema dello sviluppo umano, emerge dal regno dell’inconscio attraverso il fallo che, se viene riconosciuto come simbolo di ierofania maschile, inizia, segue e porta avanti il processo evolutivo.
Il maschile deve imparare a differenziarsi dal patriarcato, pena il rischio di tramontare con esso, perchè, se da un lato gran parte degli uomini "evolutivi" percepisce un disagio che segnala una spaccatura esistenziale ed un loro essere già "oltre" il sistema convenzionale codificato, dall’altro è altrettanto evidente che i valori e gli atteggiamenti del patriarcato, per fortuna, non sono più così solidi e scontati.
Lo stesso discorso vale per la donna che, pur riconoscendo in sè un maggior senso di autonomia e libertà, un dirsi e un darsi più consapevole, spesso non riesce ancora ad esprimere in modo pieno le sue potenzialità coscienziali, nè a dare corpo ad una parola fuori dai condizionamenti (la legge del vecchio padre, per l’appunto) che supporti i suoi pensieri, le sue intuizioni ed il suo essere nel mondo.
La funzione paterna è stata ed è l’indispensabile premessa per il procedere umano. Certo, l’eros, quale forza immanente la natura stessa, è indispensabile al processo, anzi ne costituisce il complemento essenziale.
Tuttavia, se il sentire si esaurisce nella pura contemplazione di sè e non si trasforma in parola, qualcosa di fondamentale viene a mancare ed il progetto esistenziale verrà abortito: è l’autismo, l’autosufficienza.
Il padre è il contrario di tutto questo: una coscienza allenata alla dialetticità e sufficientemente integrata porta in sè la capacità di esprimere la parola, anche una sola, ma che sia sentitamente ed autenticamente propria. Ed è una parola creativa perchè nasce da un vissuto personale intenso, profondo e lacerante; nasce da una conflittualità che non dà tregua, da un interrogativo che impedisce di allentare la tensione in risposte immediate, un dilemma morale che costringe ad un’impietosa solitudine.
Cercare il padre è diventata un’improrogabile e vitale necessità umana, poichè un sistema coscienziale non più funzionale all’evoluzione è già crollato, come dicono molti sogni di avvenute esplosioni nucleari o immagini di un’umanità-zombi...
Lo spirito, come il fallo, si manifesta all’uomo "invitato o non invitato". Come lo spirito Mercurio che compare e scompare improvvisamente, così il demone interiore, se risvegliandosi alla coscienza dell’individuo emerge, causa l’attivazione dell’archetipo; il risultato dell’opus alchemico diventa logos spermatikos, parola seminale che rinvigorisce la psiche.
Per Freud il padre è il rappresentante del Super-Io, colui che tramanda il divieto del tabù (mito di Edipo).
Per Jung è un simbolo che trascende il padre personale. E’ funzione archetipica dell’inconscio collettivo che condiziona "da dentro" le nostre scelte esistenziali.
E’ proprio dell’uomo il trasgredire. Prometeo, il progenitore della stirpe umana, tradisce la fiducia del padre Zeus, e lo inganna. Ruba il fuoco per donarlo agli uomini.
E’ questo gesto d’amore che accende l’umanità di quella forza divina che genera il creato. Quando, nel corso della vita, ci troviamo di fronte a situazioni nuove e non ci è possibile attingere a soluzioni conosciute, allora dobbiamo rompere un equilibrio. Ogni volta "lasciamo" nostro padre e, insieme alla liberazione, sperimentiamo anche un lacerante senso di colpa.
Questa dolorosa separazione, tuttavia, sembra essere inevitabile per la conquista della libertà. E’ per amore e per disperazione che inizia il cammino come se, a partire da un certo punto, la trasgressione fosse l’unico modo possibile per continuare a non tradirsi, per ri-conoscersi e quindi per amarsi.
Il confronto col padre, reale o simbolico che sia, rappresenta, per la donna, la prima occasione di incontro con il diverso, quell’alterità che costituisce il vero "nodo" dell’Edipo.
Il maschio, nell’elaborazione del processo edipico, ha da sviscerare problematiche più complesse, in quanto corre il rischio di restare imprigionato a vita nel regno della Grande Madre e, per questo, di perpetuare un sistema coscienziale che, patriarcale o matriarcale che sia, gli impedisce di liberare le sue reali potenzialità.
L’uomo e la donna che, complice il sociale, non raggiungono la genitalità psicologica, restano come dimezzati nella loro funzione esistenziale e sembrano esaurire il senso e l’identità identificandosi, ognuno, nel ruolo del genitore dello stesso sesso. Non potendo mai incontrare, a livello profondo, il loro "Altro da sè" contribuiranno pericolosamente a perpetuare un’umanità bambina.
La mancanza del padre interiore rende gli individui vuoti, esteriorizzati ed incapaci di apportare un contributo personale, la loro profonda ed autentica testimonianza.
Non è semplicemente replicandoci che possiamo aprirci verso l'infinito ma attraverso una presenza consapevole, l’unica che davvero possa nutrirci.Bibliografia: S. Montefoschi "La coscienza dell’uomo e il destino dell’universo" Bertani ed.; M. Valcarenghi "Nel nome del padre" Tranchida ed.; E.Monick "Phallos" Red ed.
Laura Ottonello
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