Individuazione
Trimestrale di psicologia analitica e filosofia sperimentale a cura dell'Associazione G.E.A.
Direttore : Dott. Ada Cortese
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Settembre 2002 Pag. 8° Ada Cortese


Ada Cortese

 TEORIA 

IL SISTEMA UOMO SECONDO LA PSICOANALISI DIALETTICA

La necessità di "completare" la cosiddetta individuazione, nell'esperienza e nel concetto, nasce dal bisogno evolutivo di superare la coscienza dicotomica che trattiene l'uomo nella prigione della frammentazione, dell'esilio, della solitudine.
Egli porta in sè da tempo ed oggi sono maturi, quegli strumenti necessari a superare la spaccatura e l'opposizione. (*)

La Psicoanalisi Dialettica
Un postulato base che Teilhard de Chardin propone e pone come fondamento della sua visione evolutiva dell'universo è che questo sia attratto ("dal davanti", dal Punto Omega), e tenti nel Vivente psichismi sempre più evoluti.
Concentrando la sua analisi al Vivente a cui apparteniamo, al Fenomeno Umano, egli considera come in questo sistema sia in atto l'esperimento della massima complessità psichica tentata finora: la coscienza. Ne consegue il corollario:
"maggiore coscienza è meglio che minore coscienza".
Questa affermazione è uno dei fondamentali della psicoanalisi dialettica.
Lo psicoanalista dialettico non si nasconde dietro una falsa neutralità metodologica o scientifica e appena la maturità del rapporto analitico glielo conceda, egli tende ad esporre al suo interlocutore, l'analizzando, i due riferimenti che, a mo' di paradigma, di postulati, reggeranno tutte le loro successive e comuni esperienze analitiche.
I due paradigmi in questione sono in definitiva i due modi fondamentali di pensare la vita universale:
a) come causalità, accidentalità, materialità; b) come processo sensato, che comprende anche l'uomo, nella dialettica della complessità e della semplificazione.
Tale dialettica pare mostrare le tracce di una finalità che vorrebbe il passaggio dalla frammentazione, dall'esilio in cui giacciono tutte le cose, alla Soggettualizzazione Universale.
Senza negare la dialettica compresenza universale di entrambi questi principi (causalità e finalismo), la nascita della psicoanalisi, erede viva di una filosofia inerte ed impotente, la forza della parola e del pensiero, testimonierebbero da sé che la Vita si vuole consapevole.
L'evoluzione sarebbe una realtà che solo gli stolti potrebbero negare.

Il Sistema Uomo
Secondo tale Weltanschauung, dopo l'affermazione dei tre Regni1, magnifici e consequenziali, l'attenzione evolutiva dell'essere cade necessariamente sull'apparizione recentissima, balbettante, irresponsabile come la poca vita che ha, del Quarto Regno: quello dell'Uomo in cui tutte le precedenti e coeve espressioni conoscitive dell'Essere (le organizzazioni tipiche dei tre Regni) vengono nominate, classificate, studiate.
La configurazione "quadripla", così importante perché sinonimo della materia, della molteplicità e della divisione (quattro gli elementi fondanti l'atomo, prima configurazione completa nella tripletta nucleare e nell'elettrone 2; quattro le forze dell'astrofisica 3, quattro le stagioni, quattro le fasi dell'evoluzione dalla materia alla vita cosciente4 e così via) si ripresenta all'interno del Sistema Uomo, nella sua dinamica conoscitiva che così si lascia descrivere: l'uomo è un soggetto riflessivo individuale che 1) sa 2) di sapere 3) di sé 4) e dell'altro da sé.
In ciascuno delle quattro fasi è presente la struttura psichica e conoscitiva delle organizzazioni che precedettero l'uomo: i minerali, i vegetali, gli animali. Nella struttura conoscitiva dell'uomo, tutta la conoscenza e i conoscenti parziali possono riassumersi e riconoscersi quale conoscenza che l'essere fa di se stesso e viceversa.
L'uomo porta inscritti nel suo inconscio la storia ed il pensiero millenario prodotto dal faticoso e cieco lavoro dell'evoluzione. L'inconscio non è solo pulsionalità ma saggezza concentrata dell'Unico soggetto vivente che ha attraversato e ancora attraversa l'avventura universale segnata a tutt'oggi dallo squilibrio e dal disconoscimento tra i due del dialogo, che essi si chiamino Io - Tu, o Coscienza - Inconscio, o Pensiero - Emozione, o Materia _ Spirito.
L'esilio dell'indeterminazione che lascia individuare l'uno al costo della perdita dell'altro, l'esilio che l'ormai arrogante predominio della visione materiale continua a garantire, potrebbe essere superato se si trattasse e si coltivasse il "Fenomeno Umano" e la Psiche Umana nel suo aspetto strettamente spirituale, anziché cavalcare la tigre ombrosa dell'aspetto negativo pur presente nel bisogno collettivo di sacro che s'alza verso il cielo da tutte le nazioni della Terra. Ma questo è un altro discorso. Il lavoro dello psicoanalista è davvero prezioso in tal senso. Occorre però che egli abbracci una Psicoanalisi dialettica, evolutiva, "scandalosa" ossia che sappia apertamente schierarsi dalla parte del quarto regno, quello dell'Uomo.
L'importanza e l'entusiasmo di darsi a questa edificazione e palestramento dei sensi spirituali è la grande motivazione all'esistenza; è la ragione forte che arruolerebbe come volontari le giovani leve e le nuove generazioni se solo noi, vecchi e pudichi, non avessimo vergogna di dare voce al sogno, preveggenza di ciò che potrebbe essere.
Il compito della psicoanalisi non è allora solo di dar sollievo al malato, proprio come il compito del Cristo non fu quello di guarire gli storpi o i ciechi, ma, proprio come lui, di provocare un salto evolutivo della coscienza e dunque l'abbandono della Logica animale della paranoia del potere e del rispetto. Per cosa? I passi precedenti ci aiutano a prevedere: il passaggio è dalla logica contrappositiva, necessaria nel mondo opaco e frammentario della materia (anche umana, anche pensante e pensata), sposa fedele dell'allertaggio paranoico, alla logica della fiducia, accogliente e riconoscente l'uno nell'altro e viceversa. Tentare il salto, stavolta "consapevole" dalla quadruplicità alla "quintessenza".
È proprio corrispondentemente a questo passo che diventa importante la Psicoanalisi Dialettica quale metodo socialmente utile ed evolutivamente necessario.
La psicoanalisi studiando se stessa scopre di potersi porre come nuova teoria della conoscenza in cui l'essere può riunire le sue conoscenze frammentarie spostando l'esistenza dalla pura manifestazione naturale esteriore all'esistenza naturale interiore. Attraverso l'uomo il cosmo si rovescia come un guanto e tutta la frantumazione viene risucchiata nell'unico conoscente. Dal canto suo l'uomo dovrebbe potersi legittimare questo autoriconoscimento senza cadere nell'unilateralità del principio antropico.5 Dovrebbe poter ricordare che egli è comunque un momento dell'evoluzione e che tutto procederà anche senza di lui.
D'altronde, se è vera questa possibilità, è vero anche che egli è parte del gioco evolutivo e delle possibilità che l'evoluzione si sta dando. E l'uomo è un programma attivo di consapevolizzazione crescente. Pur nella dualità che lo vede straziato tra natura animale e natura sovranimale egli può far girare al massimo il pensiero e la consapevolezza.
Cosa accadrebbe se questo pensiero, certo del proprio potere in una collettività, per un solo istante si concentrasse sinergicamente su se stesso, in ogni membro della collettività e contemporaneamente?
Questo è il senso ed il contributo della Psicoanalisi dialettica al superamento del Sistema Uomo, il quale è a tutt'oggi caratterizzato dalla Logica formale e dal principio di non contraddizione, storicamente importanti ed utili, oggi anacronistici.
Essa vuol tentare la coltivazione della coscienza universale sul terreno concreto dell'esperienza quotidiana e della ricerca.
La Psicoanalisi non è psicoterapia semplicemente perché essa è libera (idealmente) dalla necessità mentre la psicoterapia nasce per "servire" ad un bisogno.
La psicoanalisi, come la filosofia, nasce dopo che i bisogni primari siano stati soddisfatti. Essa, in quanto analisi della psiche, risponde al bisogno secondario della conoscenza, dunque al bisogno primario dell'Uomo come Uomo.

Psicoanalisi dialettica e Filosofia sperimentale.
La psicoanalisi, quale ultimo prodotto della mente nel suo continuo indagare su se stessa, coincide oggi, sia nella teoria che nella prassi, con la filosofia vivente. Essa s'innesta nel tradizionale approccio filosofico rappresentandone il vero e proprio momento sperimentale, in quanto, quale laboratorio di ricerca "in corpore vili", opera e tende a produrre nell'uomo quelle trasformazioni concrete che la filosofia nel suo corpo teorico ha elaborato.
L'attributo dialettico che la definisce sta proprio ad indicare la concretezza del conflitto e della elaborazione nella carne umana di un processo che in filosofia è stato spesso utilizzato solo sul versante teorico e per puro gusto nella competizione oratoria. Ma la dialettica, e i grandi ce l'hanno insegnato, è un processo vivo, costante, inarrestabile che accompagna la nostra vita singola e quella del nostro universo. Le due "scienze", dunque, psicoanalisi e filosofia, devono essere legittimamente coniugate perché entrambe coincidono col loro oggetto di osservazione.
La filosofia nasce quando il pensiero inizia ad osservare se stesso e il dispiegarsi storico della filosofia è la Filosofia stessa. In maniera analoga, la psicoanalisi nasce nel momento in cui la psiche inizia a riflettere sul suo funzionamento. Nel suo dispiegamento temporale essa diviene, e così la storia stessa della psicoanalisi è la Psicoanalisi. La filosofia è stata l'espressione dello Spirito nell'uomo secondo il Pensiero: nata come ricerca dell'Universale fuori e dentro l'uomo, sia pure con alterne vicende, essa ha partorito tutte le scienze che invece di celebrarla, in virtù delle nuove informazioni su cui crescevano, l'hanno gradualmente accantonata, rinnegata, riducendola a una loro pari: un determinato tra determinati, fino a giungere ad oggi dove il filosofo (chissà mai perché insiste a definirsi tale) ha vergogna di parlar di universali, di unità e di Dio.
La filosofia è morta travolta dall'uomo della società industriale, dall'uomo "consumistico", "dei diritti", e "delle rivendicazioni" edipiche. Ma l'evoluzione non conosce rattrappimenti; così, l'uomo stesso, unilateralmente proteso nel bene e nel male, all'attività estrovertita (nell'inseguimento del nuovo mito di "Progresso" che le sue conquiste scientifiche e tecnologiche alimentano), si crea inconsciamente l'antidoto: nasce la psicoanalisi come risposta compensatoria.

La Psicoanalisi Dialettica figlia legittima della Filosofia.
Essa storicamente raccoglie il "fallimento" del pensiero filosofico anche se non è certo questo il suo consapevole intendimento. La psicoanalisi nasce come una disciplina determinata tra le tante e con le altre essa condivide la stessa impostazione positivistica e oggettivante che, peraltro, per la natura particolare del suo oggetto, diventa davvero imbarazzante in quanto porta al concetto antropologico conclusivo della astoricitá e immutabilitá dell'uomo.
Tale imbarazzo, interno alla psicoanalisi, è conseguente alla paradossale convivenza di una prassi volta al cambiamento supportata da una metateoria della immutabilitá.
Oggi il mondo istituzionale della psicoanalisi l'ha snaturata e anziché darle respiro l'ha costretta nuovamente in una camicia di Nesso mortifera, antisociale, medicalizzante ed edipica.
La psicoanalisi, nata come bisogno dell'uomo di individuare risposte immanenti che gli dessero il potere di governare il suo mondo affettivo e "persecutorio" interno, frustrata dalla indecifrabilità della fisiologia del cervello, ha necessariamente dovuto spostare l'ambito della sua ricerca in un modello metaforico che rendesse conto dell'attività dello stesso:
la psiche.
Dagli albori dell'umanità fino alla nascita della psicoanalisi, l'uomo crebbe nella sua coscienza, da un lato, grazie alla materializzazione esterna dei suoi simboli inconsci di totalità (le istituzioni del sacro: templi, sacerdoti, oracoli, ecc.) e dall'altro grazie alla crescente produzione di oggetti mentali coscienti (oltre che di oggetti materiali esterni). I primi, i simboli del sacro, lo proteggevano dal terrore del mondo sconosciuto primitivo realmente più carico di pulsionalità animale che non di rarefatte atmosfere spirituali; i secondi lo aiutavano a conquistare il mondo esterno differenziandosene sempre di più e a spostarlo, trasformandolo e assimilandolo, dentro se stesso.

La Storia della Psicoanalisi è la Psicoanalisi.
La psicoanalisi, ovvero la psiche che guarda a se stessa e alla sua storia, è proprio la storia della psiche dell'umanità e nella storia della psicoanalisi stessa, breve storia del Secolo Breve, essa psiche ripercorre coscientemente tutta se stessa e i suoi prodotti: dalla schiavitù delle pulsioni analizzate da una coscienza osservativa (S. Freud) al riconoscimento di storia e simboli presenti nella psiche, al ritrovamento dell'istinto spirituale tanto primario come quello sessuale (C. G. Jung), al riconoscimento di se stessa psiche come psiche dell'essere tutto autoosservantesi nell'uomo e come struttura trovata dall'evoluzione per riunire in sintesi gli innumerevoli modi in cui l'essere si manifesta a se stesso - conoscenze occulte e imprigionate nelle forme materiali _ (Psicoanalisi Dialettica).
La psicoanalisi si fa, dunque, filosofia favorendo nell'uomo l'allenamento del pensiero alle sue più alte vette; non pensiero astratto e scisso dalla carne bensì pensiero vivo, consapevole che è ad un tempo sintesi e nuovo progetto. Ecco perché essa psicoanalisi può anche esser detta filosofia "sperimentale".
La filosofia, figlia del pensiero autoosservantesi, è stata tradizionalmente disconosciuta dall'uomo, il quale, insieme a tutti gli altri prodotti coscienziali, l'ha estraniata da se stesso facendola vivere di vita propria. Ed essa restò impotente agli occhi dei più.
In virtù della sua storia e delle conoscenze raggiunte nel suo dispiegarsi, la psicoanalisi non può porsi oggi che come filosofia sperimentale, metodo dialettico. Se non rinnega la sua vocazione alla ricerca e se dunque non si arrocca a un'autodefinizione minimalista e necrofila, basata sulla prassi cristallizzata, se continua ad analizzare, essa non può che unire all'atto dell'analisi (l'attenzione al molteplice), l'atto della sintesi (l'attenzione all'uno)
e incontrare in sé, dunque nell'uomo stesso, il problema della realizzazione della filosofia.
Nel tempo della sua vendemmia la psicoanalisi come segno specifico dovrebbe morire avendo essa raggiunto lo scopo: la psiche dovrebbe in quel tempo esaurirsi come stanza prevalente in cui abita l'uomo per lasciar essere una ben più ampia e nobile sala:
quella dello Spirito in cui l'esperienza dell'universale sarà concreta e di ordinaria quotidianità.
Ma oggi, per la sua metodologia e per la sua Weltanschauung, la psicoanalisi non può essere che corpo impregnato di una ermeneutica e di una metodologia dialettica.
Per tutte queste cose è maturata la psicoanalisi dialettica.

Il"Soggetto Umano Unico": Fondamenti teorici e finalità.
La psicoanalisi dialettica è un contributo a trasformare in mondo la conclusione a cui è approdato il ricco pensiero elaborato in questi anni da un nutrito e giovane gruppo di psicoanalisti, conclusione secondo cui la nuova tappa evolutiva dovrebbe essere segnata dallo spostamento del soggetto a un nuovo e superiore piano riflessivo da cui potrebbe osservare se stesso e da cui gli sarebbe più agevole e normale la percezione del proprio lato universale liberandosi, in ciò, dalla tirannia delle pure letture particolaristiche dell'esistenza.
Quanto fin qua detto è compreso nel concetto junghiano di "individuazione", concetto che ovviamente anche noi conserviamo arricchendolo al contempo di nuove e fondamentali determinazioni: se infatti in Jung, come del resto in tutta la psicoanalisi prima di queste ultime elaborazioni, l'idea del lavoro psicoanalitico trova come soggetto il singolo uomo, nella psicanalisi dialettica l'urgenza del lato sociale, e dunque "universale", di riflettere consapevolmente su se stesso esplode con tutta la forza della maturità dei tempi e "individuazione" va a significare, accanto al tradizionale lavoro individuale del singolo, il possibile obiettivo di una comunità di individui che, attraverso un lavoro psicoanalitico centrato su se stessi (stavolta come gruppo), permettano a questi di "individuarsi" ossia di percepirsi come Soggetto Umano Unico per dirla con Teilhard de Chardin, un Soggetto nascente dalla co-riflessione e "co-simpatia" dei suoi singoli membri.

L'attuale struttura psichica del Sistema Uomo.
La necessità di completare l'individuazione, nell'esperienza e nel concetto, nasce dal bisogno evolutivo di superare la coscienza dicotomica che trattiene l'uomo nella prigione della frammentazione, dell'esilio, della solitudine dato che, ormai da tempo, egli porta in sé gli strumenti necessari a superare la spaccatura e l'opposizione.
Uno dei nomi che ha assunto l'opposizione è il conflitto individuo-gruppo, anzi è a partire dall'osservazione di tale conflitto, a suo tempo vissuto come insanabile, che è sorta la psicoanalisi la quale, essendo la disciplina dell'interiorità umana per eccellenza, ha necessariamente portato in sé, riassunta lungo l'arco dei pochi decenni che costituiscono la sua storia, la stessa evoluzione psichica dell'uomo da che egli nacque. Non possiamo certo in questa sede soffermarci ma è certo sotto gli occhi di tutti, anche dei profani, il bisogno del superamento del conflitto il quale fu, a suo tempo, anche funzionale, ma che oggi mostra, nel suo persistere la sterile distruttività di cui si fa portatore.
I G.E.A (gruppi evolutivi autocentrati), aspetto concreto metodologico della psicoanalisi dialettica, sono dunque un laboratorio sperimentale in cui soggetti dalla potenziale coscienza evolutiva, accanto ad un tradizionale e fondamentale lavoro di conoscenza personale (il particolare), portano avanti l'altro lato di se stessi (l'universale)
elaborandolo non solo simbolicamente nel chiuso della loro riflessione individuale ma avanti e insieme a una comunità di compagni grazie ai quali possono verificare concretamente:
a) la reale capacità di "democrazia" interiore ed esteriore; b) un nuovo grado di libertà che l'analisi dell'Ombra6 non solo individuale ma anche del gruppo permette (spesso il gruppo mostra iniziali dinamiche di "branco" e in alcune di esse è ben ravvisabile l'Ombra del gruppo); c) la capacità simbolica di percepire "l'interno come l'esterno": i partecipanti maturano una doppia percezione e cioè di essere contemporaneamente "contenitori" e "contenuti". "Contenitori" perché essi giungono a sapere di portare dentro di sé ciò che il gruppo attraverso le voci di tutti i suoi membri vive.
"Contenuti" perché sanno di essere ciascuno e tutti insieme le cellule costitutive del corpo "superiore" che il gruppo incarna; d) ed esso si costituisce, nella percezione delle sue cellule costitutive, come corpo che sa di se stesso.
Accolta la comunità in oggetto come rappresentanza della specie umana, e accolta la specie umana come luogo in cui l'essere tutto giunge a sapere di sé, possiamo ben concludere che allora il senso profondo della sperimentazione consiste nel bisogno delle consapevolezze individuali, dunque sempre parziali, di superare se stesse offrendosi come conoscenze che l'essere recupera a se stesso in una progressiva sintesi e dunque in un ampliamento della coscienza universale.

Note
(*) Dopo 10 anni di vita di questo Trimestrale, "Individuazione", riassumo, riconfermandone il valore funzionale alla nostra ricerca "sul campo", l'essenziale del "corpo teorico"di riferimento.
1 - Regno minerale, vegetale e animale.
2 - La particella elementare a tutt’oggi è il quark, composto da una tripletta di materia non ulteriormente divisibile presente nel nucleo. Il tre, numero perfetto nella filosofia, nella religione e nello Spirito, si ripresenta come mattone dell’universo materiale. La specularità tra triade spirituale e triade materiale soddisfa il bisogno di simmetria e di giustizia.
3 - Forza elettromagnetica, forza gravitazionale, forza elettrodebole, forza nucleare.
4 - Materia inorganica, monocellulari, pluricellulari, superpluricellulare (l’uomo).
5 - Caduta nella unilateralità e nell’assolutizzazione di un principio evolutivo antroporiferito che invece resta vivo e vero sempre e solo nella misura in cui noi umani lo alimentiamo.
6 - Ombra è, nel pensiero junghiano, uno degli archetipi fondamentali della psiche umana e, quando essa è attiva, diventa rifiuto a riconoscere come propri, atteggiamenti, convinzioni e quanto altro la coscienza consideri negativo, disdicevole, immorale.
L’Ombra è allora ciò che ci resta alle spalle, non visto o proiettato sugli altri (che ai nostri occhi risultano sgradevoli).


Ada Cortese


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